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Recensione dell'opera Luisa Miller di Giuseppe Verdi dal Teatro di Piacenza

William Fratti, 24/10/2013

In breve:
Il Teatro Municipale di Piacenza apre la Stagione del Bicentenario con Luisa Miller, nell'ambito del Progetto Verdi 2013 in collaborazione con ATER Formazione, Scuola dell'Opera Italiana e Comune di Busseto.


La messa in scena teatrale di Leo Nucci che ha visto l'alba a Busseto nel mese di luglio, con il regista collaboratore Salvo Piro, i costumi di Alberto Spiazzi e il disegno luci di Claudio Schmid, è arricchita con le splendide scene di Rinaldo Rinaldi e Maria Grazia Cervetti. Un allestimento molto semplice, poco pretenzioso, ma di gusto e totalmente efficace.

Il grande pregio di questo spettacolo è l'aver ridato la regia a Giuseppe Verdi, seguendo pedissequamente le parole e le note del libretto. Un esempio su tutti: in moltissime messinscene, come del resto in altrettante pubblicazioni, Miller è condotto al castello dagli arcieri alla fine di primo atto. Ciò è chiaramente errato e in questa produzione si torna finalmente alla filologia, restituendo un senso al coro di apertura di secondo atto, che spiega a Luisa l'arresto del padre.

Donato Renzetti dirige la brava Orchestra Giovanile Luigi Cherubini col fare del padre di famiglia, accompagnando con grazia i giovani cantanti e musicisti, anche se in qualche momento si lascia andare a suoni leggermente lunghi e un po' troppo legati, perdendo quel rigore che fa stare sull'attenti anche il pubblico.

Gli interpreti protagonisti sono tutti ben preparati, principalmente sull'uso della parola, del fraseggio e dell'accento, ma in molti di loro si sentono ancora i segni di una voce acerba, adolescente e non in grado di affrontare un mostro come un'opera verdiana. 

Samantha Sapienza ce la mette tutta, ma il ruolo di Luisa è troppo pesante per la sua vocalità e per la sua tecnica non ancora ferrata. Non si sentono errori evidenti, ma è chiaro che i fiati non sono ben tenuti e la proiezione è ridotta ai minimi termini, facendola scomparire sotto il peso orchestrale.

Vincenzo Costanzo, come già notato a Busseto, è un Rodolfo dalla tipica voce all'italiana e che dimostra di saper cantare, ma non è naturalmente dotato di squillo e tende a opacizzarsi dopo il passaggio all'acuto, svanendo durante i concertati. L'intonazione è migliorata rispetto a qualche mese fa, ma non la generosità, poiché neppure in questa occasione esegue il da capo della cabaletta, mentre la collega non si tira indietro. Inoltre rischia di uscire durante il duetto con Federica, ma è fortunatamente recuperato dal direttore.

Byunghyuk Choi è un Miller squillante, ben timbrato e capace negli accenti, che sicuramente sa farsi notare.

Gianluca Lentini purtroppo non mostra segni di miglioramento rispetto a luglio e il suo Walter passa molto inosservato.

Costantino Finucci possiede un bel fraseggio espressivo, nonché un cantabile molto musicale. Le qualità del suo Wurm si notano particolarmente durante le arie di Miller e di Luisa, ma soprattutto nel duetto con Walter.

La Federica di Tamta Tarieli si presenta con una voce particolarmente piena, pastosa e rotonda, con facilità all'acuto e al grave, anche se le note basse sono quasi tutte emesse di petto, perdendo morbidezza ed omogeneità.

Ognuno di questi giovani è da riascoltare, previa maturazione vocale e miglioramento tecnico.

Completano il cast la brava Renata Campanella nel ruolo di Laura e Bruno Nogara nei panni del contadino. Buona la prova del Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati.

L'operazione è sicuramente da ripetere, poiché gli esordienti non devono essere buttati in palcoscenico come nella fossa dei leoni, ma occorre giustamente prepararli attraverso appositi corsi di formazione. Purtroppo la risposta del pubblico non è stata delle migliori. Forse sarebbe più opportuno offrire questo genere di spettacoli all'interno della stagione e non all'inaugurazione; magari anche con prezzi più bassi e più adeguati alla qualità canora proposta.

 

 
 
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