In breve: L'8 febbraio 2014 ricorre il 100º anniversario della nascita del tenore Giacinto Prandelli, nato a Lumezzane (BS) nel 1914 e morto a Milano nel giugno del 2010. Dal 3 all'8 febbraio a Brescia si terrà la terza edizione del concorso internazionale di canto lirico a lui dedicato.
L'8 febbraio 2014 ricorre il 100º anniversario della nascita del tenore Giacinto
Prandelli, nato a Lumezzane (BS) nel 1914 e morto a Milano nel giugno del 2010.
Dal 3 all'8 febbraio a Brescia si terrà la terza edizione del concorso
internazionale di canto lirico a lui dedicato. Oltre ad essere un grande
artista è stato anche una grande persona, un vero gentiluomo di altri tempi. E'
stato protagonista di produzioni di rilievo nei teatri di tutto il mondo a
fianco di colleghi del calibro di Maria Callas, Renata Tebaldi, Tagliabue,
diretto da Arturo Toscanini, Victor De Sabata... solo per citare i più
celebri... Ma come dice il proverbio: "Dietro ad un grande uomo c'è sempre
una grande donna", abbiamo avuto il piacere di conoscere la moglie di
Giacinto
Prandelli, la signora Anna Maria Ponticelli, che ci ha lasciato un intenso
ricordo del suo amato marito. Ascolterete una storia d'amore da favola,
che
invece è pura realtà, una storia di rispetto e stima reciproca, che ha molto da
insegnare non solo a chi ama la lirica, ma a tutti affinchè si tornino a
conoscere i veri valori su cui si fondano famiglia e professione del cantante
lirico.
Vi consigliamo di ascoltare questa intervista per ascoltare la passione nella
voce della signora Prandelli.
Signora Prandelli, ci racconti la storia della vostra vita.
Io e Giacinto ci siamo conosciuti, perchè io studiavo canto dalla signora Rangi
Lombardi. Dalla stessa insegnante c'era anche il soprano Anna
De Cinque che è stata una cantante che ha fatto una piccola carriera
perchè poi si è dedicata alla famiglia. Noi due eravamo diventate molto
amiche. Io studiavo canto non per fare la carriera, ma semplicemente solo
perchè mi piaceva cantare perchè amavo molto la musica. Amavo molto l'opera e
ascoltavo sempre alla radio RAI, che prima si chiamava EIAR, i concerti in cui
si esibivano giovani cantanti. Prendevo nota dei nomi e mi segnavo chi, secondo
me, avrebbe avuto le carte in regola per fare la carriera del cantante. Quando
sentii Prandelli, che allora non conoscevo, mi ero segnata "Questo può far
carriera..."
La mia amica De Cinque, che era agli inizi della carriera,
fece il Faust a Trieste insieme a un giovane tenore di nome
Prandelli. Quando tornò a casa da questa produzione mi
raccontò appunto di aver cantato insieme a questo giovane tenore che, pur non
avendo ancora un gran nome, era già vocalmente molto promettente. Inoltre, era
rimasta affascinata anche dalla prestanza fisica. Giacinto Prandelli infatti
era anche un bell'uomo. In quel momento, sa, c'erano tenori un po' piccoletti,
grassotti, e lui sicuramente aveva una presenza scenica più piacevole.
Giacinto Prandelli da Trieste andò a Torino a cantare e ricevette un
telegramma dalla signora De Cinque (questo me l'ha raccontato mio marito tempo
dopo) in cui lo si invitava il sabato successivo (che il sabato grasso del
carnevale del 1946) ad una festa di carnevale cui ero invitata anch'io.
Siccome, come le ho detto, ero molto amica della De Cinque, il sabato della
festa sono andata al pomeriggio per aiutarla nei preparativi. Intanto che si
lavorava, lei mi parlava di lui: "E' molto gentile, è un nobil uomo, si
presenta bene..." "Come persona non sembrerebbe nemmeno un tenore,
perchè è molto distinto". Io ascoltavo senza dar troppa importanza. Ad
un certo punto, suona il campanello e lei mi dice "Senti, sono molto
indaffarata, puoi andare tu ad aprire la porta?". Allora io vado e mi
trovo davanti un giovane uomo che mi saluta presentandosi: "Buongiorno, sono il tenore
Prandelli", io dico "Buongiorno" e vedo che lui mi guarda intensamente. Poi, durante la serata,
capita che noi balliamo insieme. Ad un certo punto si ferma, mi guarda e, dandomi del "tu" mi
dice "Tu sarai mia moglie" e io penso "Caspita, è proprio testa di
tenore questo..." perchè una volta si diceva che siccome i tenori cantano
note acute, queste un po' rovinano il cervello della persona....
Poi piano piano ci siamo ritrovati, lui mi telefonava tutti i giorni e io mi
sono innamorata dell'uomo. In breve: nel febbraio del 1946 ci siamo conosciuti e nel
settembre dello stesso anno ci siamo sposati. Il nostro matrimonio è durato 64
anni.
Io amavo molto anche la famiglia, perchè venivo da una famiglia di
tradizione, quindi mi alternavo: seguivo mio marito ma poi tornavo anche a casa
dai figli (3). Magari seguivo le prove generali e assistevo alla prima, quindi
salutavo il marito e tornavo a casa dai
bambini.
L'ho seguito in America, a Londra, a Parigi, a Bruxelles, in Spagna, a Il
Cairo. I figli non venivano perchè erano piccoli e, siccome i cantanti hanno
bisogno di riposare e stare tranquilli, non potevamo rischiare che magari di
notte piangessero o stessero male.
I primi due figli hanno quattordici mesi di differenza, e l'ultimo è arrivato
dopo tre anni. Avevo la fortuna di avere dei genitori molto giovani che potevano
aiutarmi, quindi io mi alternavo tra mio marito e i figli. Questa è stata la
mia vita ed è stata una vita quasi da favola. Abbiamo conosciuto i più grandi
personaggi dell'epoca: re Edoardo di Inghilterra (che poi ha abdicato per
sposare la moglie americana), anche a Il Cairo abbiamo partecipato a una festa
in maschera dello sceicco a capo dell'Egitto.
Com'era la vita a casa di Prandelli quando non era in tournée? Mio marito
ogni giorno faceva un quarto d'ora-venti minuti di vocalizzi ogni giorno e poi
studiava con il maestro Fornarini (uno dei sostituti accanto a Toscanini) che
gli ha trasmesso la conoscenza degli spartiti in ogni sfumatura. Mio marito studiava con lui e
mi diceva "E' formidabile quest'uomo, perchè mi trasmette tanto".
Da giovane mio marito
ha iniziato i suoi studi a Brescia con il baritono Grandini.
Purtroppo era osteggiato dal padre, perchè non voleva che lui studiasse
canto. La famiglia aveva una piccola industria a Lumezzane (BS), regno del metallo,
Lui era il terzo di otto figlie e suo padre era convinto che con il canto lui non potesse
vivere bene.
Uno zio e la madre l'hanno aiutato e poi anche il curato del paese: lo ha
sempre sostenuto molto
perchè aveva riconosciuto il suo talento. Siccome non poteva studiare in casa,
prendeva gli spartiti e andava a studiare sulle colline vicine. Non avevano
nemmeno il pianoforte in casa. Il primo pianoforte se l'è comprato lui. A
Giacinto piaceva invece la musica e il teatro, qiundi poi la madre ha capito la
sua natura e ha lasciato che intraprendesse questa strada, lontano dalla
fabbrica di famiglia.
Quand'è che si è emozionata di più ascoltando suo marito?
Io adoravo quando mio marito quando cantava l'aria "Ah! Dispar vision" dalla
Manon di
Massenet. E' una delle romanze dell'opera in cui lui dava il massimo. L'ha
cantata anche davanti a Arturo Toscanini che quindi l'ha scelto
per la Norma di Bellini, il Requiem
di Verdi e il Mefistofile di Boito.
ITanto che poi chiamavano mio marito "Il tenore di Toscanini".
Giacinto, dal canto suo, amava moltissimo ascoltare un altro tenore dell'epoca: Pertile, che
secondo lui era un grande
interprete dell'opera. Pur non avendo la bellezza di voce di Gigli, riusciva
a "tirar fuori" dallo spartito il massimo dell'interpretazione.
Lei aiutava suo marito nello studio? Si, lo ascoltavo. Lo
incoraggiavo su certe cose, talvolta mi permettevo di dargli qualche
suggerimento. Lui ci teneva molto al mio giudizio. Però non posso dire che io
l'aiutavo, perchè la capacità di entrare nel personaggio e di interpretare
la parte era tutta sua.
Lui sapeva emozionarsi nel cantare perchè entrava profondamente nel personaggio. Il Werther era
una delle sue opere migliori. Nelle opere francesi e nelle opere pucciniane lui
sapeva dare il meglio di sé. Di Puccini ha cantato pressochè tutto, tranne Turandot e La
fanciulla dell'West. Amava molto il verismo. Ha cantato Fedora
scelto proprio da Umberto Giordano, così come per l'Adriana
Lecouvreur che è stato scelto personalmente da Cilea.
Ci sono delle lettere tra Cilea e l'editore Sonzogno in cui afferma "Ottimo il Prandelli
per bella figura, eleganza e azione. Egli è oggi il miglior Maurizio per le
suddette qualità, e bisogna proporlo anche all'Opera di Roma. Credo che sarebbe
anche un buono ed efficace Federico nell'Arlesiana."
Mio marito ha cominciato a cantare per l'Ente Scala (dopo che La Scala era
stata bombardata) al Teatro Lirico. Era considerato "un tenore intelligente".
Non aveva una voce eccezionale, ma era sicuramente intelligente. L'hanno detto
gli altri, non io! Io dico che per cantare ci vuole cuore e cervello!
Quando mio marito era in carriera io non dicevo mai niente, parlavo solo con lui
di canto, ma non con nessun altro. Però dopo che è morto ho voluto che si dicesse chi fosse veramente
Giacinto Prandelli:
innanzitutto un uomo umanamente molto buono, sempre pronto ad aiutare. Quando
era già in carriera ed era già un nome, se qualche giovane gli chiedeva consigli
era sempre disposto ad aiutarlo, anche finanziariamente.
Dal punto di vista familiare? Quando i nostri
figli erano ragazzini era molto affettuoso. E' stato un papà meraviglioso e un
marito stupendo. Io sono stata non fortunata, ma fortunatissima. Mi ha anche
viziata troppo, perchè ora che non c'è più mi manca tanto ed è difficile mettere
il cuore in pace. Allora quando ho nostalgia mi ascolto qualche disco. Amo molto
il Faust registrato al Teatro dell'Opera di Roma e adoro il duetto con
Marguerite. Ora vivo ascoltando la sua voce, le sue interviste. Non sono
mai stata gelosa, perchè ero molto sicura di lui, come lui di me. Pensi che una
volta durante la generale, io ero tra il pubblico e ho visto che lui, dovendo
recitare una scena d'amore non stava dando il meglio di sé, allora gli ho detto
"Perchè non fai l'innamorato?" e lui ha detto: "Ma sai, c'eri tu in platea a
guardarmi" e io ho risposto "Ma fai pure il tuo lavoro, io ho fiducia in te".
Abbiamo avuto una vita stupenda insieme.
Dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna
Grazie, la ringrazio, ma creda io non ho mai fatto niente di forzato. Certo, è la forza del vostro amore! Quando c'è amore non c'è
sacrificio! Si, noi ci intendavamo in modo stupendo, come se
fossimo una cosa unica ed era naturale per noi confrontarci su ogni cosa. Ma qualche discussione l'avrete avuta, però...
Negli ultimi anni si, quando lui ogni tanto mi diceva "Senti, tu preparati,
perchè un giorno o l'altro..." e io mi irritavo moltissimo perchè non
potevo pensare che lui dovesse morire e lasciarmi sola dopo 64 anni insieme!
Oggi per fortuna ho molto conforto dai miei tre figli e dai nipoti.
Com'è stato Giacinto Prandelli come nonno? Ha cantato per i
nipotini? Si, si! Mia figlia suonava il piano e allora lui
cantava per i nipoti! Anche come nonno era molto orgoglioso dei suoi
nipotini. Ogni tanto mi diceva: "Guarda come sono belli" ed era molto
fiero.
La ringrazio molto per questa bellissima chiacchierata. Starei ore
a farmi raccontare la vostra vita... Grazie, e mi raccomando:
diffondete la cultura dell'opera anche ai giovani per trasmettere i valori e il
cuore. Oggi c'è molta tecnica, ma manca il cuore. Mancano anche gli insegnanti e
i direttori d'orchestra. Pensi che il direttore Victor De Sabata,
quando dirigeva mio marito durante il Requiem di Verdi,
al termine dell'Hostias et Preces gli mandava un bacio con la mano
perchè aveva sentito il suo cuore!
Vi consigliamo di consultare anche il sito web
www.giacintoprandelli.com in cui
si trovano numerose foto e testimonianze dei colleghi e critici testimoni della
sua arte.
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