E' recentemente uscito l'ultimo libro del maestro Antonio Juvarra
"Canto perduto canto ritrovato - Liberare la mente per liberare la voce"
(Ed. Armando Editore), un piacevole testo che consigliamo di
leggere durante le vacanze estive per aiutare i cantanti a "liberare la mente"
facendosi anche due risate tra una riflessione e l'altra su ciò che comporta lo
studio del canto.
Per cantare prima della voce serve il cervello, ma talvolta ci si chiede se
gli studenti di canto sanno utilizzare anche il cervello...
Diretto, talvolta cinico e divertente, sempre con l'intento simpatico di dare
spunti di riflessione, Antonio Juvarra riporta citazioni e fa
serie considerazioni sullo studio del canto.
"La situazione che al giorno d'oggi gli studenti di canto devono
affrontare è paradossale: nell'apprendimento del canto i problemi vocali più
seri sono causati o aggravati proprio da quelle tecniche vocali che invece,
teoricamente, dovrebbero impedirli.
La causa proviene soprattutto dalle
derivazioni e dalle esasperazioni del metodo di Manuel Garcia, il maestro di
canto che nella seconda metà dell'Ottocento, stravolgendo i principi della
scuola di canto italiana, introdusse nella didattica vocale la moderna utopia
foniatrica, che ritiene necessario un controllo meccanico diretto dei vari
muscoli per conseguire una tecnica vocale di tipo professionale.
Il fallimento di questa utopia è riscontrabile ogni giorno nella aule di
canto e sui palcosenici nei teatri annoverando un numero sempre più elevato di
"caduti". Demolire questa impalcatura pseudo-tecnica che soffoca la voce,
inducendo un controllo esterno e grossolano che è solo fonte di tensioni, deve
diventare ormai lo scopo primario di una didattica vocale seria che voglia
aspirare ad essere vera "scienza del canto" e non, come in realtà è,
fantascienza tecnico-vocale vecchia di almeno un secolo."
Riportiamo di seguito alcuni brani del libro.
Sempre di peggio sotto il sole "Poche persone al giorno
d'oggi riescono a fare a meno di essere cantanti". Oscar Wilde
Invece l'irrefrenabile passione dei restanti che non hanno mai cantato, ma
solo letto un libro di anatomia o di storia della musica, è di fare i maestri di
canto e gli esperti di canto.
I critici musicali che si compiacciono di scrivere che Tizio ha cantato "in
maschera" (o "avanti") e che Caio invece ha cantato "indietro" (per non sembrare
banali dicendo semplicemnete che hanno cantato bene e male), si dimostrano
esperti (e utili...) esattamente come un controllore di volo che suggerisse a un
aereo di cambiare rotta perchè il sole, essendo già al tramonto, sta per
"atterrare", occupando la pista.
Il teatro nel teatro diventa farsa al quadrato quando qualcuno che ti accusa
di semplicismo se dici che il canto è la giusta combinazione di parlato e
repiro, poi ti accusa di atruseria filosoficha se dici che il canto è
un'apertura dell'essere, e di tradizionalismo se gli spieghi quali vocalizzi
fare per sviluppare meglio la voce.
Regie d'opera moderne ovvero "alla tedesca": l'arte di trasformare cerchi un
quadrati (perchè si sanno fare solo quadrati), convincendo gli idioti importanti
di aver perfezionato in questo modo il cerchio.
I "liricomici"... Quando in certe trasmissioni o siti
internet dedicati al canto i titolari, dopo aver proposto ascolti e analisi di
cantanti vari e aver consegnato le rispettive pagelline con i voti, passano a
parlare di tecnica vocale, incomincio a nutrire il fondato sospetto che il
"belcanto" di cui parlano non abbia a che fare con l'aggettivo italiano "bello",
ma con il sostantivo latino "belua" (=bestia"): infatti, neanche a farlo
apposta, le soluzioni tecniche che, calate dall'"alto", vengono date, sono tali
da causare, se adottate, dei difetti due volte più gravi di quelli criticati...
Se ci identifichiamo al 100% con un bel sogno, qualunque risveglio diventa
tragedia... Ecco perchè anche nel canto molti rimangono attaccati al proprio
sogno egoico-meccanico.
Strabismi... Innumerevoli sono le idiozie dette e fatte
dagli idioti importanti, ma la gente non le vede come cose idiote, ma come cose
importanti.
La definizione "animali da palcosecnico", riferita a certi cantanti,
definisce esattamente non solo l'essenza, ma anche la zona operativa dei
soggetti interessati, che è per l'appunto il palcoscenico, con ciò escludendo
rigorosamente possibili sconfinamenti in altre zone come le aule scolastiche,
magari travestiti da insegnanti...
Â
Pag. 104-105 Ci fu chi, per far capire meglio il vero senso dell'appoggio
nel canto, parlò metaforicamente della "sedia del fiato", su cui all'avvio del
suono bisognava sedersi. Da allora a oggi la didattica vocale si è "evoluta",
sviluppando questo concetto nei seguenti modi: 1) trasformare quel "sedersi"
in un'attività. Da quel momento si cessò di sedersi su una sedia, e si
inaugurò la modalità moderna del sedersi contro una sedia...; 2)
mimare il movimento di rotazione del bacino dell'atto del sedersi, in modo da
essere ancora più "precisi" e "tecnici"... Qualcuno, ancora più "specialistico",
si premurò poi di precisare che la sedia "contro" cui si ci sedeva, doveva
essere la sedia del water... Era nato l'"affondo"!
Â
|