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Recensione opera Orphée et Eurydice di Gluck alla Staatsoper di Stoccarda

William Fratti, 28/08/2014

In breve:
Stoccarda (Germania) - Recensione dell'opera lirica Orphée et Eurydice di Christoph Willibald Gluck messo in scena da Christian Spuck alla Staatsoper di Stoccarda il 21 luglio 2014.


Assistere ad Orphée et Eurydice di Christoph Willibald Gluck messo in scena da Christian Spuck alla Staatsoper di Stoccarda con gli occhi di italiano, sicuramente acquisisce un significato profondo in merito alla decadenza del mondo dell'arte nel Bel Paese.

La scena ideata da Christian Schmidt non è altro che la sala dismessa di un vecchio cinema teatro del Novecento e la discesa all'inferno di Orfeo sembra diventare l'inesorabile degrado culturale in Italia anche se, fortunatamente, la resurrezione di Euridice lascia trasparire qualche piccola speranza. Gli adeguati costumi sono di Emma Ryott e le belle luci di Reinhard Traub.

Christian Spuck è anche eccellente coreografo di quest'opera, che nella sua versione parigina, andata in scena dodici anni dopo la prima viennese, si arricchisce di parecchia musica, soprattutto per le danze, sapientemente eseguite dallo Stuttgarten Ballet, i cui membri si prodigano in due ore di movimenti coreografici contemporanei che sanno raccontare egregiamente la tragicità gluckiana.

Dunque non solo Orfeo è accompagnato da ninfe e pastori, furie e spettri, eroi ed eroine, qui rappresentati dal coro e dal corpo di ballo, ma anche dai cherubini di Amore, di cui uno fidato che lo conduce personalmente nel lungo cammino, prima nell'Ade, poi nei Campi Elisi, infine nel tempio dedicato a Cupido.

Nicholas Kok dirige col giusto gusto francese la Staatsorchester Stuttgart, mantenendo dunque inalterato lo stile voluto dall'Opéra di Parigi, elegante e grandioso, ma perdendo un po' di drammaticità, di quell'effetto tragico insito nel fraseggio tanto caro a Gluck e Calzabigi. Eccellente anche il lavoro svolto dallo Staatsopernchor Stuttgart guidato da Michael Alber.

Stuart Jackson è un bravo Orfeo, che sa accomodarsi nella difficile parte originariamente scritta per castrato, poi riadattata per controtenore e solo recentemente affrontata dalla nuova generazione dei contraltini. Qualche piccolissimo attrito, in taluni passaggi negli acuti più estremi, non gli impedisce comunque di ottenere un buon successo personale.

Irma Mihelic è una Euridice particolarmente azzeccata, sia nella vocalità dolce e suadente, sia nell'interpretazione soave e delicata. Le fa da ombra l'altrettanto preparata Meike Hartmann.

Maria Koryagova è Amore, simpatica, allegra, forse un poco spinosa nella vocalità, ma corretta ed interessante.

Strepitoso successo per tutti gli interpreti, soprattutto per i cantanti e i ballerini protagonisti, acclamati da un pubblico numeroso che gremiva ogni posto del teatro.

 
 
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