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Recensione opera Die Entführung aus dem Serail di Mozart al Sommerfestspiele di Baden Baden

William Fratti, 28/08/2014

In breve:
Baden Baden (Germania) - Recensione dell'opera lirica Die Entführung aus dem Serail di Wolfgang Amadeus Mozart in scena al Sommerfestspiele e prodotto dalla Festspielhaus di Baden-Baden in coproduzione con Universal Music e Deutsche Grammophon.


Nell'ambito del Sommerfestspiele, la Festspielhaus di Baden-Baden propone, in coproduzione con Universal Music e Deutsche Grammophon, Die Entführung aus dem Serail di Wolfgang Amadeus Mozart, capolavoro purtroppo poco rappresentato in Italia, ma fortunatamente molto presente nei calendari dei teatri in lingua tedesca.

Il maestro canadese Yannick Nézet-Séguin, direttore musicale della Philadelphia Orchestra e della Rotterdam Philharmonic Orchestra, nonché principale direttore ospite della London Philharmonic Orchestra, guida la Chamber Orchestra of Europe con eccellente gusto mozartiano, sapendo distinguere e miscelare cromaticamente l'eleganza con i passaggi patetici e comici, mantenendo sempre uno stile omogeneo ma particolarmente caratterizzato. I suoni sono pulitissimi e i passaggi sempre precisi.

Diana Damrau è la stella di questo gala ed è evidente, in maniera inconfutabile, che con Mozart la sua vocalità si trova non solo a suo agio e nel suo terreno d'elezione, ma sa esprimersi come nessun'altra prima di lei. La prima aria di Konstanze è elettrizzante, ma è solo un assaggio di ciò che Damrau sa fare in secondo atto, con le due arie consecutive “Traurigkeit ward mir zum Lose” e “Martern aller Arten”. Nella lunga pagina patetica il celebre soprano si prodiga in un fraseggio eccellente, espressivo, dove il suono perfetto è al servizio della parola. Invece, nel passo successivo, mette in mostra una precisione musicale da manuale, dove ogni nota è pulitissima, il suono è sempre in punta, i pianissimi sono timbratissimi, acuti e sovracuti sono morbidi e sostenuti.

Rolando Villazón è un Belmonte raffinato, musicalissimo, vellutato ed espressivo. In questo repertorio riesce sicuramente ad ottenere risultati migliori rispetto a quello romantico, poiché la salita all'acuto è più dolce, meno spinta e tende meno ad arretrare, anche se, sul finire dell'opera, ciò accade comunque, anche se in minima parte.

Franz-Josef Selig è un bravissimo Osmin, che sa essere cinico, puntiglioso e comicamente affettato, senza mai eccedere nel buffo, dotato di voce cavernosa e note gravi ben salde, ma agile nel rendere la classicità elegante del canto mozartiano.

Anna Prohaska è una Blonde riuscita, accurata nell'interpretazione e più che opportuna nella vocalità, tanto da perdonarle qualche acuto un poco calante.

La accompagna l'ottimo Pedrillo di Paul Schweinester, che corre sulla partitura leggero come una piuma e preciso come un orologio svizzero, brillante nella vocalità come nella recitazione.

Particolarmente degno di nota è il quartetto conclusivo di secondo atto “Ach, Belmonte! Ach, mein Leben!” durante il quale le due coppie di innamorati si prodigano in un momento davvero ben riuscito, complice anche una direzione ricca di cromatismi esaltanti.

Infine, ma non ultimo, è il magnifico Thomas Quasthoff, che dona la sua profonda voce baritonale al personaggio recitante di Bassa Selim con una professionalità e una diligenza drammaturgica ed interpretativa come non se ne erano mai viste.

 
 
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