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Recensione opera La Gazza ladra di Gioachino Rossini al Rossini Opera Festival

William Fratti, 09/09/2015

In breve:
Pesaro - Recensione dell'opera lirica La Gazza ladra di Gioachino Rossini in scena al Rossini Opera Festival il 19 agosto 2015


Per il titolo d'apertura del Festival ci si aspettano sempre faville, ma la XXXVI edizione presentava già parecchi dubbi nei nomi in cartellone, perplessità poi riscontrate all'ascolto di questa opera mastodontica e che avrebbe meritato maggior attenzione nella scelta degli interpreti.

I soli artisti veramente meritevoli di questa inaugurazione sono il regista Damiano Michieletto, coadiuvato da Paolo Fantin alle scene, Carla Teti ai costumi e Alessandro Carletti alle luci – che ripropone lo spettacolo prodotto nel 2007, rivelandosi essere ancora molto funzionale e ben chiaro nell'esposizione alternata tra buffo e tragico della vicenda – e il basso baritono Alex Esposito nel ruolo di Fernando, reso con grandissimo spessore drammatico, stile rossiniano eccellente, espressività centratissima nel fraseggio e soprattutto nelle variazioni, decisamente uniforme nella linea di canto.

Si difendono, senza primeggiare, la bella voce morbida di Matteo Macchioni nei panni di Isacco; il timbro scuro della Lucia di Teresa Iervolino che, a discapito di una sortita dalle figurazioni davvero mediocri, si riprende notevolmente in secondo atto e dà mostra delle sue capacità nella buona resa di “A questo seno”; il bel carattere del Fabrizio di Simone Alberghini e la giusta efficacia dei comprimari Alessandro Luciano, Riccardo Fioratti e Claudio Levantino nei panni di Antonio, Giorgio ed Ernesto/Pretore.

Il resto è dozzinale e scadente, a partire dalla Ninetta di Nino Machaidze, bellissima donna dotata di buon carisma e di carriera davvero invidiabile, ma decisamente inelegante, con un canto disomogeneo, discontinuo, impreciso e spesso urlato.

Il suo debutto al ROF poteva essere risparmiato, come pure quello di René Barbera, che nel ruolo di Giannetto presenta una bella voce chiara e limpida, ma notevolmente precario nelle agilità e con variazioni lontane dal gusto rossiniano; assolutamente improponibile la frase, da tutti attesa, “Ed io la credea l'istessa onestà!”.

Lena Belkina, che lo scorso anno aveva parzialmente convinto nel ruolo di Arsace in “Aureliano in Palmira”, in questa occasione compie decisamente un passo falso, quasi imbarazzante nel brindisi iniziale, tanto da essere contestata a scena aperta; fortunatamente migliora col proseguire della vicenda.

Altrettanto dubbia è la presenza di Marko Mimica, dotato di voce scura, ma pachidermica e si trova prima in serie difficoltà sulle agilità, poi nell'appoggio e arriva al finale secondo con la temibile “Qual fremito! Qual gelo” con intonazione molto precaria.

Soddisfacente, seppur non esaltante, la direzione di Donato Renzetti alla guida della bravissima Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, accompagnata dall'eccellente Coro diretto da Andrea Faidutti.

Esemplare la presenza dell'acrobata Sandhya Nagaraja, una gazza davvero divertente.

 
 
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