In breve: Dopo aver intervistato alcuni cantanti, per concludere la rubrica 2015 di Liricamente dedicata ai giovani professionisti dell'opera, abbiamo deciso di intervistare chi i cantanti li guarda sempre negli occhi: il direttore d'orchestra.
Tra i giovanissimi che stanno intraprendendo con successo questa professione, abbiamo scelto il maestro Nicola Valentini, poco più che trentenne.
Dopo aver intervistato alcuni cantanti, per concludere la rubrica di
quest'anno Liricamente ha deciso di intervistare chi i cantanti li guarda sempre
negli occhi: il diretto d'orchestra. Tra i giovanissimi che stanno
intraprendendo con successo questa professione, abbiamo scelto il maestro Nicola
Valentini, poco più che trent'enne.
Galeotta fu quella
bacchetta di Berio, ricevuta in dono da bambino proprio dal
grande maestro, che fece nascere nel piccolo Nicola il desiderio e la passione
per la direzione d'orchestra. Padre violoncellista professore d'orchestra e
mentore Ottavio Dantone, il
destino di Nicola Valentini è segnato! Dopo l'esordio nel 2010,
a venticinque anni, ha già diretto
in numerosi teatri di rilievo in Italia e all'estero.
1) Qual è stato il tuo percorso di studi e com'è iniziata la tua
carriera? Io ho studiato violoncello. Mi sono diplomato al
Conservatorio di Parma e parallelamente ho studiato composizione perchè fin da
quando ero bambino avevo l'idea di fare il direttore d'orchestra. E' un'idea che
va verificata bene nel tempo, perchè va visto giorno dopo giorno se la vocazione
è reale! Io sono nato in una famiglia di musicisti e ho avuto la fortuna di
conoscere fin da piccolo, a 11 anni, il grande musicista Ottavio Dantone
e di girare come "mascotte" della sua orchestra in tante tournée in
tutto il mondo. La mia vera formazione quindi è stata proprio quella, la vera
"formazione dell'orecchio" è stata fatta proprio grazie all'ascolto di tante e
tante ore di prove, poichè ero "costretto" a stare seduto in platea nelle città
più disparate del mondo. In quelle ore e ore di ascolto di tanta musica c'è
stata la mia vera formazione.
Allora diciamo grazie al papà che suonava in orchestra! Si, si, certamente! Da mascotte sono poi diventato
portaborse di Dantone e successivamente assistente, riuscendo, grazie a lui a
vedere come si lavora in importanti teatri in Italia e in tutto il mondo (La
Scala, Londra...). Stando a diretto contatto con grandi registi, grandi
cantanti e grandi musicisti si impara moltissimo. Sicuramente un direttore
deve studiare, ma poi deve avere la possibilità di "sperimentare".
2) Quand'è stata la tua prima volta da direttore? Quando hai
impugnato per la prima volta la bacchetta? Ci sono due momenti
importanti. Il primo momento è stato durante un corso di direzione quando per la
prima volta sono salito sul podio per dirigere un brano che mi era stato
assegnato dall'insegnante. Lì ho capito, per la prima volta, che potevo fare
questo lavoro perchè mi sono sentito subito a mio agio, senza paura e con la
volontà di stare tanto tempo sul podio.
Il secondo momento importante è stato il mio primissimo concerto nel 2010 in
cui ho fatto tutto un lavoro di prove con orchestra e ho poi sostenuto
l'esibizione davanti al pubblico. Anche lì ci sono tante dinamiche che si
capiscono e che aiutano a far comprendere se è la strada giusta.
3) Hai iniziato da subito a dirigere in Italia o hai fatto un
percorso anche all'estero? Come assistente di Dantone ho
lavorato molto di più all'estero che in Italia. Poi nel 2012 c'è stata
un'occasione molto importante in Germania. A differenza di molti altri Paesi, la
Germania offre moltissime opportunità ai giovani. Ero in un teatro molto
importante, Staatsoper di Norimberga, ed ero sempre l'assistente di Dantone.
All'ultimo minuto Dantone ha cancellato l'impegno e ha detto che non sarebbe
venuto. Ha telefonato al teatro dicendo che io avrei potuto dirigere l'opera.
I dirigenti non si sono posti molti problemi: Dantone aveva detto che io lo
potevo fare, loro mi avevano visto lavorare per una settimana e mi hanno
affidato la direzione di tutta l'opera (Ezio di Gluck).
E' stata una prova di fiducia nei giovani non indifferente.
Si tenga conto che è un teatro con 600 dipendenti che mette in scena 2-3
concerti ogni giorno per 365 giorni all'anno. Ho notato un'apertura nei
confronti di persone giovani come me.
Io ero giovanissimo e non avevo mai diretto un'opera prima di allora. Avevo
sempre e solo fatto l'assistente di Dantone. Non avevo nemmeno mai visto l'opera
prima di allora, l'avevo iniziata a studiare solo due giorni prima di partire.
In Germania hai l'opportunità di far vedere che vali.
4) Quali sono le difficoltà maggiori che riscontri in questa
professione? C'è sempre molta diffidenza per i giovani in
Italia. Io sono giovane, ma ho trent'anni, non venti! Mentre per l'Europa un
trent'enne è un uomo formato, in Italia invece un trent'enne in ambito musicale
è trattato quasi come un bambino delle elementari! C'è poca fiducia e
diffidenza per l'età.
Da un punto di vista musicale la difficoltà maggiore è nel conciliare gli
impegni con lo studio perchè lo studio è continuo, non si è mai arrivati.
Anche se un'opera è già stata studiata e diretta, c'è sempre da studiare per
migliorare.
L'altra difficoltà poi è conciliare lavoro e famiglia.
5) Per contro, cosa ami di questo lavoro? Io mi
considero fortunato perchè questo lavoro me lo sono scelto, mentre purtroppo ci
sono tante persone che non possono scegliere il lavoro che fanno!
Amo lavorare in team. Mi piace lavorare nell'opera. Amo il "baraccone"
dell'opera. Amo questa forma di spettacolo perchè è l'insieme di un team di
lavoro che crea un'opera d'arte. Amo fare arte!
Ciò che mi rende più felice è il phatos che si crea in alcuni momenti è
frutto della tua responsabilità, perchè nasce dal tuo sguardo, prima ancora che
dal tuo gesto e questo è impagabile.
Rendersi conto che sta nascendo un momento magico di cui tu "tieni le redini"
è meraviglioso.
6) Quanto tempo passi davanti allo specchio?
Cinque minuti alla mattina quando mi sistemo i capelli! Per
studio! Mai. Guardarsi allo specchio va bene all'inizio, ma è
molto più funzionale guardare i video dei propri concerti perchè aiuta allo
studio.
7) Quanto tempo dedichi allo studio, qual è una tua giornata
tipo, fuori dalla produzione? Non ho una giornata tipo. Dedico
però tutto il tempo possibile allo studio sistematico di ciò che si deve fare,
ma non solo!
8) Hai mai pensato di voler cambiare lavoro? Non
penso mai di essere arrivato alla professione, è sempre qualcosa che verifico
ogni giorno. Non ho mai pensato di fare altro perchè non saprei cosa fare....
Fin da piccolo, avevo 6-7 anni, ho sentito questa vocina dentro di me, fin da
quando il maestro Berio mi regalò la sua bacchetta da direttore.
9) Che bacchetta usi oggi per dirigere? Non uso
quella di Berio. Ce l'ho gelosamente custodita in un cassetto a casa e l'ho
usata solo nel primo concerto che ho diretto. La tengo poi custodita per una
grande occassione che speriamo arriverà.
10) Dove dobbiamo venire ad ascoltarti?
Nell'immediato a Pesaro il primo dell'anno con la Rossini di Pesaro e il
cantante Nicola Alaimo. Un programma dedicato a Rossini.
11) Hai già diretto Verdi? Opere intere no, solo
arie e sinfonie. Mi piacerebbe moltissimo. Io venivo da una formazione molto
diversa (n.d.r Nicola Valentini ha un'ampia formazione sulla musica antica).
Non prendevo in considerazione nemmeno Rossini! Invece ultimamente ho diretto
molte opere di Rossini e mi sono avvicinato non solo a Verdi, ma anche a
Puccini!
Incredibile! Non ti riconosciamo più! :-) Credo
che nel percorso di una vita spero proprio di avvicinarmi a titoli diversi e
credo molto nello studio della musica in senso cronologico. Aver iniziato
dall'emancipazione della musica strumentale da quella vocale mi sta aiutando
molto e riesco ad apprezzare cose che diversamente non avrei avuto modo di
comprendere.
12) Un tuo difetto? Sono sempre ancoràto ad una
visione di me attuale e penso sempre di non riuscire a migliorare, invece dovrei
avere un po' più di slancio.
13) Un tuo pregio? La pazienza.
Noi ti ringraziamo moltissimo per questa piacevole chiacchierata!
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