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Recensione opera Il turco in Italia di Gioachino Rossini al Rossini Opera Festival di Pesaro

William Fratti, 22/09/2016

In breve:
Pesaro - Recensione dell'opera lirica Il Turco in Italia di Gioachino Rossini in scena al Rossini Opera Festival di Pesaro


L'ultima rappresentazione de Il turco in Italia è sicuramente la meglio riuscita rispetto alle precedenti, continuamente oggetto di critiche piuttosto sentite, anche sui social network.

Il nuovo allestimento curato da Davide Livermore, che si presenta come una sorta di compagno di pellicola di Ciro in Babilonia, si rifà al mondo di Federico Fellini e la resa della fotografia - per dirla in termini cinematografici - è assolutamente vincente, pur avvalendosi di scenografia modesta, complici soprattutto i pregevoli costumi di Gianluca Falaschi e le luci suggestive di Nicolas Bovey.

 

Buono anche il rendimento della recitazione e delle gestualità, ma solo se considerato separatamente scena per scena, mentre valutato nel complesso della vicenda appare decisamente poco frizzante, tenuto conto anche dei numerosi tagli apportati ai recitativi.

 

Speranza Scappucci debutta sul podio del ROF e dà sicuramente prova di ottima professionalità, ma compie un passo più lungo della gamba. Innanzitutto è doppiamente impegnata, poiché sorregge la bacchetta e siede al fortepiano. Inoltre la sua visione del Turco denota poco mordente e una certa mancanza d'accento. Sicuramente complice è la carenza di precisione da parte dell'Orchestra Filarmonica Gioachino Rossini, che comunque dà segni di miglioramento rispetto a precedenti edizioni.

 

Poco più che sufficiente la prova del Coro del Teatro della Fortuna M. Agostini diretto da Mirca Rosciani.

 

Erwin Schrott, anch'egli debuttante sul palcoscenico pesarese, non è certo interprete rossiniano di riferimento, ma è artista a tutto tondo dotato di una voce naturalmente bella, ben timbrata, eccellente nella rotondità del suono, tale per cui ben poco conta lo stile, sapientemente celato dietro a una somma eleganza. Pertanto il suo Selim ha il valore aggiunto di una vocalità che corre e che sa molto bene cosa significhi recitar cantando.

 

Olga Peretyatko, bersaglio principale delle molte critiche nelle recite precedenti, durante l'ultima rappresentazione dimostra di possedere una grande professionalità e una tecnica ferrata. La brava cantante decide di attenersi molto allo spartito originale di Fiorilla, eliminando tutte quelle variazioni nel settore acuto e sovracuto che sempre hanno contraddistinto le sue performance rossiniane - e per cui tutto il pubblico la attendeva - dando prova di grande intelligenza musicale, seppur deludendo chi si aspettava tante note alte. Ottimi i duetti con Geronio e Selim.

 

Nicola Alaimo è sempre artista eccellente, ma il suo Geronio, rapportato ad altre sue interpretazioni, è abbastanza modesto, come se stesse risparmiando voce ed energie.

 

René Barbera, nella parte di Narciso, mostra le medesime perplessità dello scorso anno, con agilità poco sgranate, note basse precarie, acuti molto spinti.

 

Eccellente il Prosdocimo di Pietro Spagnoli, che torna a Pesaro dopo molti anni di assenza. Il fraseggio e l'intenzione rossiniana sono sopraffini, eloquenti e ben cesellati, sicuramente significativi e da considerarsi come lezione di canto.

 

Ottima la prova di Alice Molinari nel ruolo di Zaida e molto efficace l'Albazar di Pietro Adaini.

 
 
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