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Recensione opera lirica Samson et Dalila di Camille Saint-Saens al Teatro Regio di Torino

William Fratti, 28/11/2016

In breve:
Torino - Recensione dell'opera lirica Samson et Dalila di Camille Saint-Saens in scena al Teatro Regio di Torino il 20 novembre 2016.


Cultura di alta qualità. Altissima. È ciò che contraddistingue l'affascinantissimo spettacolo andato in scena al Teatro Regio di Torino in coproduzione con China National Centre for the Performing Arts di Pechino.

Non è la prima volta che Hugo de Ana si cimenta col dramma di Camille Saint-Saens, dunque non solo consegna al pubblico una regia particolarmente centrata, densamente minuziosa, fluida e perfetta in ogni momento, ma sa anche rinnovarsi rispetto alle prove precedenti.

Piacevolissimo è l'adattamento all'orientale, in omaggio al palcoscenico su cui è stato costruito l'intenso lavoro, che non è riconducibile soltanto alla grandeur delle belle scene o allo splendore dei preziosi costumi, ma soprattutto trova completamento nei gesti, negli sguardi, nei movimenti, in ogni minima posa o azione compiuti da coro, ballerini, mimi e cantanti solisti. Hanno contribuito al valore e al successo dello spettacolo anche le luci suggestive di Vinicio Cheli, le attraenti proiezioni di Sergio Metalli e l'ottima coreografia nello stile contemporaneo di Leda Lojodice.

Superlativa la direzione musicale di Pinchas Steinberg, tanto precisa da potersi definire matematica. Lodevoli i momenti in cui attende i fiati e i fraseggi dei protagonisti. Emozionantissime e struggenti le pagine corali, raffinatissimi l'incontro tra Samson e Dalila e la scena della prigione. Eccellente oltre ogni misura il suono prodotto dall'Orchestra del Teatro Regio di Torino, cui fa eco l'altrettanto esemplare Coro guidato da Claudio Fenoglio.

Daniela Barcellona nel repertorio francese si trova particolarmente a suo agio, pertanto rende una Dalila sensuale e suadente attraverso le tinte e le sfumature della sua voce. Molto apprezzabile il fatto che non esageri mai negli accenti drammatici, restando morbida e soprattutto mantenendo i suoni sempre piacevoli.

La affianca l'encomiabile Samson di Gregory Kunde che, come già detto più volte, in questa fase della sua carriera trova terreno decisamente fertile in questo genere di ruoli. Non avrà la freschezza vocale del tenore trentenne, ma l'esperienza copre la lacuna, anzi, rende un fraseggio e un'interpretazione sinceramente insuperabili. Inoltre lo squillo che l'ha sempre contraddistinto continua ad essere brillantissimo.

Encomiabile il sommo sacerdote di Dagon di Claudio Sgura. Voce piena e ben timbrata, canto eloquente e ricco d'intenzioni, accenti ben posizionati ed espressi. Il suo duetto con Dalila è certamente la pagina più intensa della rappresentazione.

Molto buona la prova di Sulkhan Jaiani nei panni del vecchio ebreo.

Accettabile l'Abimelech di Andrea Comelli.

Adeguate le parti di contorno di Roberto Guenno, Cullen Gandy e Lorenzo Battagion come filistei.

Scroscianti e intensi applausi oltre a tante acclamazioni per i protagonisti e il direttore. Meritatissimi.

 
 
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