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Recensione opera Attila di Giuseppe Verdi al Teatro La Fenice di Venezia

Cristina Chiaffoni, 15/12/2016

In breve:
Venezia - Recensione dell'opera lirica Attila di Giuseppe Verdi in scena al Teatro La Fenice di Venezia l'11 dicembre 2016.


Un Attila che non è affatto il temuto flagello di Dio , bensì un uomo che tenta di sopravvivere, un profugo in mezzo ad altri profughi come lui, questa la mia prima e personale impressione nell'assistere alla poderosa opera verdiana “Attila” andata in scena al Teatro La Fenice di Venezia.

Il regista DANIELE ABBADO ha volutamente scelto di vestire i personaggi sulla scena in abiti moderni dimessi e da povera gente, anche il re unno ha un capottone lungo e nessuna insegna militare o reale ed anche il suo atteggiamento è molto umano.
Manca il carisma del grande condottiero, la sua forza brutale e strategica è un pover'uomo come tutti gli altri. Come anche Odabella che di femminile ha pochissimo (mentre Verdi ha creato un personaggio fortissimo certo nella sua smania di vendetta, ma anche molto tenero e dolcissimo nel ricordo del padre ucciso e nel rivolgersi all'amato Foresto). I romani sono in divisa da militari un po' fanti della Grande Guerra ed un po' tedeschi della Seconda guerra. Manca il mordente secondo me, la zampata sul libro della Grande storia insomma.

Scene lugubri e quasi inesistenti, pareti oppressive e tutto grigio ad opera di GIANNI CARLUCCIO. I costumi sono di GIANNI CARLUCCIO E DANIELA CERNIGLIARO gradevoli solo i bianchi sai dei personaggi religiosi (Leone e gli eremiti della laguna o le sacre figlie degli Unni). Certo l'argomento storico non offre momenti di luce o scene grandiose si parla di un paese devastato dagli Unni, ma qualche pennellata di colore non guasta secondo me . Odabella nel diventare sposa del re almeno avra' smesso la divisa simil operaia cinese sotto Mao per indossare una tunica femminile ricamata, immagino io…

Volutamente fredde e livide tranne un bel momento nell'alba sulla laguna le luci curate da GIANNI CARLUCCIO

ROBERTO TAGLIAVINI ha tutto per essere un ottimo Attila. Voce omogenea e di velluto bronzeo, compatta e possente, tecnica splendida e nessuna sbavatura, ha dato il meglio di sé nel Sogno con fraseggio nobile ed elegante. La figura è da attore, alto e bell'uomo con grande presenza scenica. In taluni momenti tende a calcare troppo la parola e casca nello stile antico amando indulgere in portamenti, ma nel complesso la sua prova è buona. Manca il carisma del grande personaggio, ma questa può essere una scelta registica che non puo' essere imputata all'interprete.

Odabella è il soprano VITTORIA YEO che sta andando per la maggiore (è anche Cio Cio San alla Scala). A me è parsa troppo leggera nella parte, buono e svettante il registro acuto, esile ed in alcune parti usurato, tanto da far pensare che non arrivava a fine recita. Ottima comunque la dizione e molto fragile la resa del personaggio.

Il tenore rumeno STEFAN POP ha una gran bella voce, omogenea e molto lucente negli acuti, sostiene perfettamente la parte ed entusiasma il pubblico come lo entusiasma il baritono coreano JULIAN KIM nei panni di Ezio generale romano. Voce potente, morbida e ben condotta, da forza e vigore al suo personaggio eroico e sfoggia un'ottima dizione ed una buona presenza scenica.

Aderiscono bene al loro personaggio MATTIA DENTI che veste i panni di Leone e ANTONELLO CERON che da voce ad Uldino, molto presente.

Grande protagonista l'ottimo Coro della Fenice diretto magistralmente da CLAUDIO MARINO MORETTI. Menzione speciale alla sezione maschile e specialissima ai tenori, ben presente, con gradevolissimo e maschio suono e unico senza sforzature o sforature.

Il direttore RICCARDO FRIZZA ha illuminato l'opera verdiana di un colore vivido e bronzeo , con scatti luminosi e vigorosi nervosi e ritmom fulminante dando una lettura entusiasmante dello spartito degli anni di galera. Ben assecondato da una signora Orchestra del Teatro La Fenice, elegante, ottima senza sbavature, adamantino il suono degli archi e perfetto quello di legni ed ottoni.

Uno spettacolo tutto sommato gradevole, soprattutto nella parte musicale, per un pubblico numeroso e contento. Fa bene al cuore entrare e vedere uno dei Teatri più belli al mondo quasi esaurito! Un'ultima menzione alla grande gentilezza del personale di sala, veramente squisiti!

 
 
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