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Recensione opera lirica Werther di Jules Massenet al Teatro Comunale di Bologna - 21 dicembre

William Fratti, 11/01/2017

In breve:
Bologna - Recensione dell'opera lirica Werther di Jules Massenet in scena al Teatro Comunale di Bologna il 21 dicembre 2016.


La Stagione 2016 del Teatro Comunale di Bologna si conclude con un nuovo allestimento di Werther di Jules Massenet curato da Rosetta Cucchi.

La regista pesarese si avvale della bravura di Tiziano Santi per creare delle ambientazioni molto semplici, presumibilmente poco costose ma molto efficaci, il cui fascino è sapientemente sottolineato dalle belle luci di Daniele Naldi. Ma soprattutto è il lavoro sui personaggi, attraverso gesti e movimenti, che crea un adeguato e opportuno svolgersi della vicenda, dove l'uso di scene sovrapposte e controscene aiuta ad immedesimarsi e a mantenere viva l'attenzione in ogni momento dell'azione.

Perfettamente in linea i costumi di Claudia Pernigotti.

Decisamente ottima la direzione dell'elegantissimo Michele Mariotti, che se primeggia in Rossini e nel belcanto in generale, dimostra di sapere farsi valere anche nel repertorio francese, poiché la passione e il dolore di Massenet si mantengono lineari per tutto il tempo, come nel tranquillo scorrere di un fiume composto di note e di suoni, riccamente cromatizzati, sapientemente sfumati, con una bravissima orchestra che lo segue come se fossero un tutt'uno.

Juan Diego Florez forse non avrà il tipico slancio romantico che tradizionalmente ci si aspetta dal ruolo di Werther, ma canta meglio di una divinità e di questo bisogna rendergliene atto. Il modo in cui porge i suoni, con dei legati e delle sfumature deliziosi, la maniera in cui articola le parole, con fraseggi e colori raffinatissimi, la bravura con cui scende nelle note basse con suoni misti, l'eccellenza con cui timbra i pianissimi senza usare i falsetti, sono tutti segni distintivi del suo altissimo valore artistico. Il tenore è poi letteralmente costretto dal pubblico a concedere il bis della celebre "Pourquoi me réveiller" e, se possibile, la seconda volta è addirittura meglio.

Lo affianca l'ottima Charlotte di Isabel Leonard, morbida ed omogenea su tutta la linea di canto, elegantissima, sapientemente misurata, ma allo stesso tempo mai trattenuta, in grado di portare la purezza di un bel suono anche nell'accento più drammatico.

Decisamente in parte la Sophie di Ruth Iniesta, ben centrata nel personaggio, dotata di voce piena e rotonda seppur leggera, oltreché molto musicale.

Efficacie Jean-François Lapointe nel ruolo di Albert, anche se non particolarmente intenso o provvisto di spessore.

Simpaticissimi e musicalissimi Alessandro Luciano e Lorenzo Malagola Barbieri nelle vesta di Schmidt e Johann.
Più che eccellenti le voci dei bambini: Susanna Boninsegni, Carlo Alberto Brunelli, Irene Cavalieri, Diego Bolognesi, Pietro Bolognini, Marco Conti. Completano Brühlmann e Kätchen: Tommaso Caramia e Aloisa Aisemberg.

Grandissimo successo per tutti i protagonisti, con un pubblico festoso che non vuole abbandonare la sala.

 
 
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