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Recensione opera lirica La pietra del paragone al Rossini Opera Festival

William Fratti, 29/08/2017

In breve:
Pesaro - Recensione dell'opera lirica La pietra del paragone di Gioachino Rossini in scena al Rossini Opera Festival di Pesaro il 17 agosto 2017.


Seconda opera nel cartellone del ROF 2017, anche La pietra del paragone come Le Siège de Corinthe è riproposta in una edizione critica aggiornata e dopo quindici anni è possibile riascoltarla in una versione ancora più originale.

Per l'occasione si è deciso di rispolverare e riallestire sul più grande palcoscenico dell'Adriatic Arena il celebre spettacolo ideato a suo tempo da Pier Luigi Pizzi, dimostrandosi ancora attualissimo, azzeccatissimo nella filologia seppur di stampo contemporaneo, divertente e misurato, un poco audace, ma quel tanto che fa sorridere. Ogni pezzo del grande puzzle è perfettamente al suo posto: la regia puntuale e minuziosa sui personaggi e sulle masse, le belle e funzionali scenografie, gli eccellenti costumi alla moda e le adeguate luci di Vincenzo Raponi.

Sul podio della superlativa Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Daniele Rustioni compie un ottimo lavoro soprattutto in termini di colori, sfumature e di dialogo col palcoscenico, indubbiamente complice la bravura di Richard Barker, eccellenza rossiniana, depositario di un sapere che contribuisce a mantenere alti i livelli delle esecuzioni pesaresi.

I panni del protagonista, il Conte Asdrubale, sono vestiti dal bravo Gianluca Margheri, cantante sempre corretto - tranne per qualche incertezza iniziale - in possesso di un bel timbro scuro e un colore molto piacevole. Purtroppo lo stile di canto sembra avulso dal contesto rossiniano e molto lontano da quello dei colleghi, tanto da apparire come un pesce fuor d'acqua. La sua recitazione è comunque molto apprezzata dal pubblico, ma non è sufficiente ad evitare alcune contestazioni che gli vengono rivolte al termine della recita.

Pure criticata è la marchesa Clarice di Aya Wakizono, forse a causa della voce piccola che è spesso coperta dal peso orchestrale o dal canto degli altri solisti. A parte ciò la sua tecnica è veramente sorprendente, precisissima e al tempo stesso morbidissima, arricchita da un fraseggio davvero eloquente ed espressivo, oltre a delle agilità puntuali e vellutate, soprattutto in “Se per voi le care io torno”.

Il Cavalier Giocondo di Maxim Mironov è un tripudio di colori. Il bravo tenore belcantista riconferma le sue doti tecniche, la sua consapevolezza rossiniana, i suoi virtuosismi sapientemente sgranati, la sua espressività raffinata, il suo portamento elegante, il suo saper legare i suoni con un'ottima capacità di rendere sfumature e accenti.

Eccellenti, brillantissimi, precisissimi, vere punte di diamante, il Macrobio e il Pacuvio di Davide Luciano e Paolo Bordogna, veri rossiniani DOC.

Molto buone anche le parti di contorno con Aurora Faggioli nel ruolo della Baronessa Aspasia, Marina Monzò nella parte di Donna Fulvia e William Corrò nei panni di Fabrizio.

Ottima la prova del Coro del Teatro Ventidio Basso diretto da Giovanni Farina.

 
 
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