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Recensione opera Enrico di Borgogna di Gaetano Donizetti a Bergamo

William Fratti, 21/01/2019

In breve:
Bergamo, 1 dicembre 2018 - Recensione dell'opera lirica Enrico di Borgogna di Gaetano Donizetti in scena al Festival Donizetti Opera a Bergamo.


Il Festival Donizetti Opera anche nell'edizione 2018 segna un ulteriore punto in termini di qualità. Sapendo bene che le realtà provinciali possono accedere solo ad un determinato livello di finanziamenti, è doveroso complimentarsi con un cartellone che prima di tutto lavora a stretto contatto con la Fondazione Donizetti allo scopo di riscoprire i lavori originali e le varie versioni del compositore bergamasco, contribuendo alla rinascita di titoli che altrimenti sarebbero dimenticati. In secondo luogo la scelta degli interpreti appare chiaramente attinente e dunque parte fondamentale del recupero dell'intera opera di Donizetti.

Enrico di Borgogna ha visto la luce nel 1818 attraverso qualche incidente di percorso ed è proprio in questa ottica che Silvia Paoli ha voluto creare il suo allestimento. L'idea, forse vecchia e già vista decine e decine di volte, di creare uno spettacolo di teatro nel teatro, in questa occasione pare particolarmente centrata e funzionale. Il libretto e la trama sono abbastanza semplici e non nascondono particolari messaggi impliciti, mentre gli avvicendamenti che si sono succeduti durante la prima rappresentazione appaiono particolarmente interessanti, soprattutto secondo quella che può essere la lettura di un festival monografico. Dunque la scelta di porre in scena lo stesso Donizetti assieme a tutti i guai, le sventure, ma anche il successo che hanno segnato la prima di questo Enrico di Borgogna sono assolutamente vincenti, soprattutto se arricchite da una regia sempre presente, vivace, attenta a sguardi, gesti e movimenti, che diventa un tutt'uno con le simpatiche scenografie di Andrea Belli, i piacevoli costumi di Valeria Donata Bettella e le luci accattivanti di Fiammetta Baldiserri.

Altrettanto fresca e pimpante è la bacchetta di Alessandro De Marchi alla guida dell'eccellente Academia Montis Regalis che si prodiga in diversi numeri dal sapore frizzante, ma anche in ottime pagine più patetiche, con un dialogo tra buca e palcoscenico sempre diretto e lineare.

Anna Bonitatibus è una protagonista magnetica e una vera fuoriclasse in questo repertorio. Il suo Enrico è superlativo. La linea di canto è morbida, gli acuti ben puntati, i gravi sono saldi, il colore è vellutato, le agilità sono sorprendenti. Una tecnica davvero eccellente, che trova il suo culmine nel rondò finale: “Mentre mi brilli intorno”.

Sonia Ganassi, che in questo caso affronta un ruolo che fa parte del suo vero terreno d'elezione, è una Elisa che non ha eguali. Il canto è pressoché perfetto, cui si somma una presenza scenica invidiabile.

Francesco Castoro è un'ottima sorpresa, limpido, brillante, sempre attento al suono e alla parola. Lo stesso vale per Levy Sekgapane che, pur avendo ancora una voce che è uno spillo, si mostra sempre ai massimi livelli in termini di tecnica, oltre ai bellissimi e naturalissimi sovracuti. Si tratta di due tenori che si vorrebbero ancora ascoltare e di cui sicuramente si sentirà ancora parlare.

Luca Tittoto è il professionista di sempre. Voce proiettatissima e ben timbrata, eccellente cantante e interprete.

Bravissimi Lorenzo Barbieri nella parte di Brunone, Matteo Mezzaro in quella di Nicola e Federica Vitali nei panni di Geltrude.

Grandissimo e meritatissimo successo per tutti.

 
 
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