Nel centenario della morte di Cleofonte Campanini - sotto la
cui guida musicale furono organizzate le prime celebrazioni verdiane del 1913 -
l'opera inaugurale della Stagione Lirica 2019 del
Teatro Regio di Parma è dedicata a Marcello Conati,
insigne musicologo recentemente scomparso. Questo allestimento si avvale
della circostanza dell'eccezionale ritrovamento delle scenografie originali
realizzate da Giuseppe Carmignani proprio nel 1913,
sapientemente restaurate da Rinaldo Rinaldi. L'importanza storica di questa
operazione equivale soltanto alla grandezza dell'omaggio tributato alle persone
scomparse e che sono state ricordate in questa sede.
Marina Bianchi, esperta del campo classico, non si smentisce
e crea una regia accattivante in linea con le didascalie verdiane e
l'allestimento storico, ricca di movimento, azione e opportune controscene,
coadiuvata dall'altrettanto brava Leila Fteita nel
coordinamento dello spazio scenico e negli arredi. Completano la buona parte
visiva dello spettacolo i costumi di Lorena Marin, le luci di
Guido Levi e le finalmente non scontate coreografie di
Michele Cosentino, che guida il bravo corpo di ballo Artemis
Danza.
La direzione della preparata Orchestra Filarmonica Italiana
è affidata alla bacchetta di Sebastiano Rolli, che dirige in
maniera opportuna.
Saimir Pirgu è l'ennesimo Nemorino che dopo
Alfredo e il Duca di Mantova tenta la scalata al ruolo di
Riccardo. In questo debutto non c'è nulla da eccepire in merito alla qualità
musicale, alla bellezza del suono, alla linea di canto e all'intonazione,
conformi al nome e alla meritata carriera internazionale del tenore. Ma questa
parte è comunque più grande di lui, risultando in difetto nella potenza
d'emissione, nei colori e nel fraseggio, rendendo dunque un'interpretazione poco
più che discreta - con un terzo atto migliore dei precedenti - e abbastanza
povera di emozioni.
Decisamente sbagliata è la scelta di Amelia. Nei recenti anni tre
diverse direzioni artistiche del Teatro Regio di Parma hanno
proposto tre produzioni di Un ballo in maschera e in tutti i
casi è stata scritturata un'Amelia chiaramente inferiore a Riccardo,
quando è nota la maggior difficoltà di reperire un tenore che non un soprano. E
non si è neppure riuscito ad approfittare della defezione della precedente
titolare del ruolo per raddrizzare il tiro, andando a prendere dalla Russia
Irina Churilova, un soprano che, seppur con un bel timbro e dei
centri piuttosto buoni, non ha saputo emettere un acuto soddisfacente per tutta
la serata.
Leon Kim, particolarmente apprezzato ne I masnadieri
a Busseto durante un recente Festival Verdi, ma ben
poco riuscito come Escamillo nella Carmen fiorentina,
sembra forse più adatto ai ruoli verdiani, anche se c'è ancora molto spazio di
miglioramento in termini di cromatismi ed espressività.
Laura Giordano, annunciata indisposta, è un Oscar
piuttosto sottotono, mentre l'Ulrica di Silvia Beltrami
è la sola a rendere un personaggio pienamente credibile sotto ogni
profilo: ottima la tecnica di canto, avvalendosi spesso di suoni misti ben più
gradevoli di quelli di petto, bravissima nel fraseggio particolarmente
eloquente, vigorosa la mimica che arricchisce l'interpretazione.
Molto buone le parti di contorno, con Fabio Previati nei
panni di Silvano, Massimiliano Catellani in quelli di
Samuel, Emanuele Cordaro nelle vesta di Tom e
Blagoj Nacoski in quelle del giudice e del servo di
Amelia.
Sempre eccellente il Coro del Teatro Regio di Parma guidato
da Martino Faggiani.
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