UNA CARMEN FRANCHISTA IN ARENA
La serata è caldissima
e nella grande cavea areniana è tutto uno sventolare ventagli o foglietti di
carta.
Martedì 23 luglio, va in scena la passionale gitana femme fatale, CARMEN
di George Bizet.
La regia del genio argentino HUGO DE ANA ce la trasporta nel
periodo franchista con soldati violenti e brutali, costumi privi degli orpelli
spagnoleggianti (mantille o balze di pizzo) e fa quasi annusare il sudore e
l'odore acre della paura. La scena si apre durante il preludio al tema del
destino, con una fucilazione che ricorda quella del fosco quadro del Goya.
Durante l'esecuzione dell'opera il tema registico non viene sviluppato e
dipanato in pieno, sembra un discorso incompiuto e senza apice. Non prende
forza, non ha un climax, resta incompiuto. La seduzione della protagonista e
delle amiche zingare è espressa con grandi movimenti di bacino e sollevamento di
gonne. A casa mia la seduzione è altra cosa.
L'ORCHESTRA DELL'ARENA DI VERONA, condotta da un direttore
del calibro di DANIEL OREN, sembra risentire leggermente del
caldo soffocante, e persino il maestro non ha la sua consueta zampata aggressiva
e fulgida che amo molto. Sempre assolutamente fuoriclasse, ma il suo gesto è
appannato e stanco. I colori sono molto standard e certi momenti vengono risolti
quasi frettolosamente.
Non è così, invece, il magnifico CORO DELL'ARENA che vive,
s'impadronisce della scena e trova nuances delicatissimo o slanci pieni di fuoco
in una ricerca del fraseggio sempre più da ammirare. Diretti dal M VITO
LOMBARDI meritano un grande applauso rivelandosi sempre più bravi ogni
recita in cui li ascolto.
IL CORPO DI BALLO DELL'ARENA merita più rilievo in
quest'opera. Le coreografie di LEDA LOJODICE non fanno
risaltare la bravura e la fluidità di questi artisti, tutto viene risolto con
corsette e gran movimenti di gonne, non mi sembra né flamenco puro né classico
spagnolo. E' sempre comunque notevole il loro apporto, coordinati e ben condotti
da GAETANO PETROSINO.
Il cast schiera artisti di razza
che lasciano comunque un ottimo segno. La francese GÉRALDINE CHAUVET dona una
gioia di vivere, un profumo di giovinezza alla sua Carmen. La voce non
mi convince in pieno anche se amo la sua eleganza nel porgere e la raffinata
musicalità.
La sua rivale è KAREN GARDEAZABAL, una vocalità corretta,
uniforme in ogni registro e ben proiettata negli acuto sicuri e spavaldi. Ben
delinea la dolce ed apparentemente remissiva Micaela ottenendo
un'ovazione alla conclusione della sua aria del terzo atto.
Un musicalissimo è sofferto in ogni gesto ed inciso Don Josè è
offerto dal tenore FABIO ARMILIATO. Su tutto, è da rilevare il
suo sfumare nell'acuto della celebre romanza de La fleur que tu m'avais
jetée che incanta l'arena e ogni gesto calibrato su un personaggio ben
delineato e vissuto. La voce a me piace molto, nella sua intima bellezza, un
José fragile ed umanissimo, non tronituante e veemente.
Morbido velluto e figura splendida caratterizzano l'Escamillo di
classe di ALBERTO GAZALE. La sua brunita ed intensa voce,
risuona in tutta l'arena ed offre momenti di grande classe ed arte magistrale.
ELISABETTA ZIZZO debutta una squillante, vivace ed incisiva
Frasquita, mentre apprezzo moltissimo il velluto splendido della voce
da autentica mezzo-soprano di CLARISSA LEONARDI una bella
Mercedes importante da ascoltare in ruoli maggiori.
Ottimi, professionali e ben incisivi sono: NICOLÒ CERIANI (Dancairo)
ROBERTO COVATTA (Remendado) GIANLUCA BREDA
(autorevole Zuniga) e ITALO PROFERISCE (Morales).
Professionali sono anche i piccoli cantori de IL
CORPO DI VOCI BIANCHE A. LI. VE.
Ho assistito ad uno spettacolo che nel complesso risulta incisivo e ottiene
l'approvazione del pubblico in un'Arena sempre più da sogno, anche se immersa
nell'afa.
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