p>ELISIR GIOVANE E MOLTO SOCIAL
Nella suggestiva cornice del Castello Carrarese di Padova va in onda, è il
caso di dirlo, una godibilissima ed innovativa rappresentazione dell'ELISIR
D'AMORE di Gaetano Donizetti con la direzione artistica di
FEDERICO FAGGION per TEATRO STABILE VENETO .
Innovativa, intelligente ed ottimamente concepita e svolta in scena la regia
di YAMAL DAS IRMICH che immerge i personaggi ed il coro della
splendida opera donizettiana in un mondo virtuale e dominato dai socials, icona
lucida e spietatamente sincera dei nostri tempi. Ogni persona in scena è
dominato da una dipendenza: Nemorino, con la sua cameretta tappezzata
da poster di Adina, la sua ossessione, Adina, innamorata della
forma fisica e di sé stessa come lo è Giannetta, Belcore un
wargame vivente, ed il coro quasi automi con lo sguardo fisso su cellulare e
tablet.
Icona del nostro tempo, quanti ne vediamo in giro ahimè.
La scena di MATTEO PAOLETTI FRANZATO, molto evocativa e
pregnante di significati, raffigura lo schermo di un computer, lucida, algida ed
abbagliante. Funzionali sono i costumi moderni di PAOLETTI Franzato.
Scelta coraggiosa e sfida per me vinta quella del giovane regista, che nel
pieno rispetto del discorso musicale e senza prevaricarlo, ma anzi arricchendolo
di significati che fanno riflettere e meditare gli spettatori, riesce nel suo
intento.
Abbastanza supportato da un cast giovane.
Su tutti emerge la meravigliosa Adina di JESSICA NUCCIO,
voce d'angelo molto bella, tecnicamente eccelsa messa in difficoltà però in
questo caso da una conduzione dell'orchestra non buona. Ma la NUCCIO comunque
grazie appunto a tecnica e musicalità elevate riesce a tratteggiare un'ottima
Adina.
Il protagonista Nemorino, GIORDANO LUCA ha una
bellissima voce da tenore di grazia, gradevolissima nell'emissione, garbata e
supportata da buona tecnica, ma è molto acerbo ancora nel fraseggio e nello
studio del personaggio.
Maturo invece anche se troppo tronituante, ma con il personaggio ci sta, è il
Belcore di LEONARDO LEE, voce molto importante, ben
emessa e brunita.
Deludente , ma mi riservo di riascoltarlo, è il Dulcamara di
FILIPPO POLINELLI, anche se vocalmente buono, musicale ed omogeneo nei
registri. Qui la regia gli offre un personaggio da Grande fratello che comanda e
guida le persone, ma l'interprete manca di autorevolezza e di vis comica
richiesta al personaggio. Non esce fuori, non travolge e non si impone. Certo la
giovane età gli permetterà di perfezionare scena e personaggi che comunque gli
possono essere congeniali.
Sensuale e gradevolissima, con voce molto bella, la Giannetta di
SILVIA CELADIN.
Il CORO LIRICO VENETO diretto da STEFANO
LOVATO in gran parte ben aderisce alla regia, salvo alcuni elementi che
sembrano un po imbarazzati e non partecipi. Come noto in un coro che è comunque
composto da ottimi professionisti e che spesso ho ammirato in scena,
(memorabile un Va' pensiero al Verdi di Padova quest'anno nel Nabucco
inaugurale) un'evidente squilibrio tra voci alte (soprani e tenori
preponderanti) sulle voci gravi . in pratica sembrano tutti soprani e tenori,
manca totalmente il tappeto sonoro ed il pedale delle voci gravi, la morbidezza
del colore scuro. Resta comunque una gran classe ed una musicalità ineccepibile.
Veniamo alle note veramente dolenti . Il giovane direttore d'orchestra
NICOLA SIMONI che stacca tempi incomprensibili anche per la
stessa orchestra e palcoscenico mettendo spesso in difficoltà entrambi.
Nell'opera soprattutto buffa ben venga la velocità, ma deve essere ben
calibrata e condotta. Mi riservo di ascoltarlo in altre produzioni. Ne soffre
molto una signora orchestra come L'ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO
che qui risulta un po spenta ed affannata nel seguire il direttore.
Il teatro era pieno. Putroppo la recita è stata sospesa per pioggia nel
momento più sublime dell'opera, ma per fortuna poi ripresa fino alla fine.
Il pubblico è stato abbastanza soddisfatto e molto partecipe .
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