Seconda opera di Gioachino Rossini ad essere andata in scena
nel 1811, L'equivoco stravagante torna a Pesaro con una nuova
produzione dopo essere già stato proposto nel 2002 e ripreso nel 2008.
Come per Demetrio e Polibio non si dispone dell'autografo e
la paternità di diverse pagine è dubbia e sono possibili solo congetture. Ad
esempio può essere che la composizione dei recitativi secchi sia stata affidata
in tutto o in parte ad altri, come avverrà ne Il barbiere di Siviglia e La
Cenerentola. Possono per lo meno essere considerati autentici i numerosi
autoimprestiti, sia quelli provenienti da Demetrio e Polibio e La cambiale di
matrimonio - le sole due opere composte in precedenza - sia quelli che saranno
ricollocati - mai meccanicamente, ma riscritti e rielaborati - ne L'inganno
felice, La pietra del paragone, Ciro in Babilonia, La scala di seta, La morte di
Didone, Tancredi, Elisabetta regina d'Inghilterra, Torvaldo e Dorliska, Le nozze
di Teti e di Peleo, La donna del lago, nonché l'intera sinfonia che proviene da
La cambiale di matrimonio e verrà riutilizzata anche in Adelaide di Borgogna.
L'edizione critica curata da Marco Beghelli e Stefano Piana,
ovviamente volta al recupero dell'opera il più originale possibile, permette
anche di poter ascoltare un Rossini - seppur poco più che debuttante - già in
grado di mettere in mostra il genio che sarà.
Carlo Rizzi, coadiuvato dal Maestro collaboratore
responsabile e Maestro al continuo Gianni Fabbrini, può essere
considerato uno specialista del repertorio e svolge appieno il compito di
amalgamare alla perfezione ogni piccolo dettaglio musicale, vocale e
interpretativo, al fine di innalzare L'equivoco al posto che le compete.
L'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e il Coro del Teatro
Ventidio Basso guidato da Giovanni Farina sono
sicuramente un ottimo valore aggiunto dell'esecuzione.
La messa in scena di Moshe Leiser e Patrice Caurier è
davvero azzeccata, elegantissima nonostante le diverse gag attinenti al testo
ricchissimo di doppi sensi, risultando così in perfetto equilibrio tra il
divertente e il raffinato. Peccato per la mancanza di figuranti e controscene
nelle parti centrali di entrambi gli atti, soprattutto il primo, dove l'azione
sembra rallentare e perdere di vivacità.
Splendida la scenografia di Christian Fenouillat, come pure
i costumi di Agostino Cavalca, illuminati dalle belle luci di
Christophe Forey.
Teresa Iervolino è un'eccellente Ernestina ed è una
vera fuoriclasse, una stella, un connubio di perfezione tecnica e coerenza di
stile. Sicuramente colpiscono immediatamente il colore brunito e vellutato della
voce, nonché l'abilità nei virtuosismi, ma sa anche dominare la scena con ottime
doti interpretative coadiuvate da un fraseggio davvero eloquente. Qui alle prese
con la parte contraltile più grave scritta da Rossini, sarebbe molto
interessante poterla ascoltare nei grandi ruoli en travesti, come Ciro,
Sigismondo, Calbo e Arsace, solo per citarne alcuni.
La affianca l'Ermanno di Pavel Kolgatin che appare
un poco modesto. È corretto, educato, musicale e preciso, ma è parco di colori e
accenti, un poco tenue e sbiadito, come se non riuscisse a trovare la rampa di
lancio.
È invece lanciatissimo il Gamberotto di Paolo Bordogna
che, come suo consueto, porta in scena un personaggio maiuscolo, pur essendo
alle prese con una parte che non gli permette di brillare e risplendere
vocalmente come d'abitudine.
È viceversa luminoso il Buralicchio di Davide Luciano,
con i suoni bene in punta e una linea di canto particolarmente omogenea.
Simpaticissimi il bravo e limpido Manuel Amati nel ruolo di
Frontino e l'efficace Claudia Muschio nelle vesti di
Rosalia.
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