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Recensione Don Carlo di Giuseppe Verdi a Madrid

William Fratti, 02/10/2019

In breve:
Madrid, il 30 settembre 2019 - Recensione dell'opera lirica Don Carlo di Giuseppe Verdi in scena al Teatro Real di Madrid che inaugura la Stagione 2019-2020 nel suo duecentesimo anniversario nella versione Modena del 1886.


Il Teatro Real di Madrid inaugura la Stagione 2019-2020 nel suo duecentesimo anniversario con Don Carlo di Giuseppe Verdi nella versione Modena del 1886.

Marcelo Puente purtroppo non gode di una vocalità particolarmente morbida o vellutata ed è caratterizzata da un vibrato decisamente stretto, talvolta fastidioso, pertanto non ha un canto sempre piacevole all'ascolto. Ciononostante, non solo risolve adeguatamente tutte le difficoltà del ruolo di Don Carlo, ma si prodiga al personaggio e al fraseggio con una generosità tale da risultare emozionante e in alcuni passaggi addirittura commovente.

Lo affianca la strepitosa Maria Agresta nei panni di una Elisabetta avvincente nell'interpretazione e omogenea nella linea di canto. Il soprano italiano affronta ogni pagina con una eleganza naturale che la eleva più che spontaneamente alla dignità di regina ed è accolta dal pubblico con sincere ovazioni.

Altrettanto eccellente è il Marchese di Posa di Luca Salsi, che sempre di più si sta imponendo come baritono verdiano di riferimento. Salsi sembra conoscere ogni piccolo accento, ogni segno musicale verdiano votato alla parola scenica, senza mai tralasciare la bellezza del suono, la brillantezza degli acuti, il timbro saldo anche nei pianissimi. Anch'egli riceve un meritato successo personale.

Meno convincente è il Filippo II di Dmitry Belosselskiy, che - cercando il pelo nell'uovo - risulta un poco carente nei colori e nel fraseggio. La sua vocalità è molto imponente, forse fin troppo autoritaria, ma non autorevole e non finemente regale.

Pure poco persuasivo, ma per motivi diametralmente opposti, è il Grande Inquisitore di Mika Kares. Il basso scandinavo è dotato di una bella vocalità cantabile, di gusto chiaramente raffinato, che poco si sposa col terribile ruolo, pur possedendone tutte le note. Forse sarebbe stato più azzeccato invertire i ruoli dei due grandi bassi.

Anche Ekaterina Semenchuk, mezzosoprano dagli ottimi mezzi e dal timbro seducente, è una eccellente interprete di altri ruoli, mentre in Eboli sembra sempre che le manchi una marcia nei colori e soprattutto nel legato. Pure nel suo caso, non è un problema di canto o di lingua, bensì un difetto nell'intenzione verdiana.

Efficace il Tebaldo di Natalia Labourdette anche se si sarebbe preferita una vocalità più in punta. Lo stesso vale per la Voce dal cielo di Leonor Bonilla.

Bravo, ma un poco modesto, il frate di Fernando Radó. Adeguato alla parte il Conte di Lerma di Moisés Marín. Buona la prova dei Deputati fiamminghi. Ottimo il Coro del Teatro Real guidato da Andrés Máspero.

La vera stella della serata è Nicola Luisotti che, sul podio dell'eccellente Orchestra del Teatro Real, dirige le quasi quattro ore di musica con una disinvoltura impareggiabile, da non confondersi assolutamente con superficialità, poiché si districa perfettamente tra il guidare o il seguire i protagonisti, mantenendosi saldo sulla partitura, ma anche permettendo fraseggi e colori personali. Il suo è un Don Carlo compatto e avvincente.

Ottima la regia di David McVicar, che si prodiga con classe ed eleganza in tutta una serie di movimenti, ingressi, uscite, gestualità, sguardi pressoché perfetti, che sembrano fluire più che naturalmente lungo le note di Verdi.

Il solo neo dello spettacolo è rappresentato dall'imponente scenografia di Robert Jones, che pur essendo particolarmente efficace, risulta essere talvolta poco suggestiva, come in primo atto o nella prima scena del terzo, talaltra troppo austera, come nella seconda scena del secondo atto.

Pregevolissimi i costumi di Brigitte Reiffenstuel. Adeguate le luci di Joachim Klein e le coreografie di Andrew George.

 
 
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