Per la lirica, così come per il teatro e per il mondo dello spettacolo,
questa pandemia si sta rivelando deleteria. Non mi riferisco solo alla
gravità della malattia causata dal virus che quando colpisce nella sua forma più
feroce causa terribili ripercussioni sulla salute di chi si è infettato, ma
penso anche alle sue terribili ripercussioni sociali, culturali ed economiche.
Produzioni annullate, stagioni rimandate al 2021, spettacoli con la
riduzione dei posti disponibili, artisti costretti a cantare con la
mascherina... sembra proprio che non ci sia limite al peggio.
Queste sono
tutte notizie che "fanno gelare il sangue", che irrigidiscono chi le riceve, che
sembrano congelare le aspettative di chi fa questo lavoro.
Dall'altra
parte la cronaca ci porta in rilievo situazioni "bollenti" di corruzioni che
riguardano alcune Fondazioni e Agenzie Liriche.
Sembra proprio che oltre
alla pandemia si stia abbattendo sul nostro mondo un vero e proprio tsunami che
destabilizza, porta distruzione e che spiana tutto ciò che si è costruito fino
ad oggi.
Certo ripartire non sarà facile e forse le sole forze di chi
lavora in questo mondo non basteranno, ma si sa, lo sbalzo freddo-caldo fa
riattivare la circolazione del sangue e forse questa ricetta funzionerà anche
per la lirica italiana.
Se davvero amiamo l'opera, come ci vantiamo di
dire, rimbocchiamoci le maniche e facciamo in modo che i bollori e le freddure
rinvigoriscano la circolazione della lirica: abbiamo bisogno di rivedere
l'intero sistema e far rinascere qualcosa di nuovo, come una fenice.
A
Venezia, persino il principale teatro d'opera prende il nome da questo uccello
mitologico che rappresenta la rinascita e la bellezza della vita che riforma sè
stessa da sè stessa, dalle sue ceneri.
Il fuoco brucia, ma dalla cenere la fenice rinasce.
In questa gelida
estate bollente, rigeneriamoci. La musica allarga gli orizzoni, quindi
facciamoci venire nuove idee per far circolare l'opera.
Se davvero vuole rinascere, l'opera lirica deve imparare ad essere virale, più aperta al modo di comunicare di oggi.
Non deve cambiare la musica, ma la mentalità di chi la esegue, spesso chiusa nella sua sfera di cristallo.
Dobbiamo imparare a diffondere il "virus delle emozioni" combinando la splendida musica alle immagini di qualità, ma allo stesso tempo alla portata di tutti, senza renderla banale, ma più vicina a chi si potrebbe accostare.
Cari snob che dirigete teatri lirici, se agli Uffizi di Firenze Chiara Ferragni ha portato più visitatori di mille campagne di comunicazione inutili, forse è il caso che vi diate una svegliata e impariate a comunicare con i mezzi giusti!
Se vogliamo conquistare i giovani dobbiamo parlare il loro linguaggio, perchè se aspettiamo che da adulti loro si avvicinino alla lirica senza averla mai conosciuta... sarà difficile far risorgere la Fenice dalle sue ceneri.
Buona estate in lirica a tutti
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