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Recensione opera La Traviata di Giuseppe Verdi al Teatro La Fenice di Venezia

Maria Cristina Chiaffoni, 28/09/2020

In breve:
Venezia, 25 settembre 2020 - Recensione dell'opera lirica "La Traviata" di Giuseppe Verdi in scena al teatro La Fenice di Venezia.


Un bruciante colpo allo stomaco nell'aprirsi del sipario su questa "Traviata" in forma semiscenica prodotta dal Teatro La Fenice di Venezia: la protagonista, Violetta, stesa su un letto d'ospedale, con respiratore addosso, circondata da sanitari con mascherina, è un'immagine purtroppo molto attuale e realistica in questi tristi tempi pandemici che rendono quasi deserto il meraviglioso teatro veneziano, con pubblico ridotto per le disposizioni anticovid, ma comunque sempre molto presente e caloroso.

La Traviata - Venezia 2020


Tutta la regia di Cristophe Gayral è incentrata sull'incomunicabilità ed il distanziamento fisico e morale che colpisce gli slanci del "giovanile ardore" di Alfredo o la sublime passione di Violetta, emarginata fisicamente e moralmente.

Il direttore Stefano Ranzani sottolinea, con pennellate delicate e pianissimi ricercati, la peculiarità intimista e profonda della partitura verdiana, ben assecondato e seguito dall'Orchestra del Teatro La Fenice. Soprattutto da lodare sonon gli archi, che presentano una grande maestria nell'affrontare la lettura delicata e sofferta del direttore.

La Traviata - Venezia 2020


Nel ruolo della protagonista il soprano Claudia Pavone. Voce omogenea in ogni registro del soprano lirico leggero, sembra un po' soffrire l'importanza del ruolo, arrivando alla fine della famosa aria che chiude il primo atto "E' strano" ad una emissione forzata e subito troncata del mi bemolle di tradizione nel gelo della sala. Si riscatta subito dopo con un secondo atto buono, donando un "Dite alla giovane" tutto a fior di labbra in un pianissimo magico ed un "Amami Alfredo" intenso in cui esprime tutto in un crescendo emotivo e tecnico molto ben congegnato. Ottiene un'ovazione a scena aperta nell' "Addio del passato", veramente da manuale: i chiaroscuri sono valorizzati da un fraseggio personalissimo e ben eseguito, che dona a chi ascolta brividi autentici e commossi.

La Traviata - Venezia 2020Il suo innamorato Alfredo è interpretato con voce molto ben emessa ed impeto intepretativo generoso dal tenore genovese Matteo Lippi. La voce è tecnicamente generosa e fa pensare a futuri ruoli più robusti. Personalmente gradirei più scavo e studio del personaggio ed un interprete più attento.

Antagonista della protagonista e deus ex machina di tutta la vicenda è il baritono pisano Alessandro Luongo, già raffinato Duca di Nottingham nel precedente Roberto Devereux e qui interprete del ruolo di Giorgio Germont. L'artista è ben presente e centrato, la voce risulta un po' leggera per il ruolo verdiano, ma lodevole è lo scavo del personaggio e il fraseggio ben svolto che lo porta ad assecondare nel pianissimo il soprano nei passi del duetto e nella sua romanza "Di Provenza" lo rende molto interessante nel trovare sonorità nuove e pregnanti.

Non ho trovato vocalmente all'altezza dei ruoli il mezzosoprano Elisabetta Martorana (Flora) e il soprano Sabrina Vianello (Annina) con voci insicure e malferme, a volte tremolanti e spoggiate. Molto meglio, musicali e sicuri sono stati i gli interpreti dei ruoli di comprimariato maschili: un presente ed incisivo Enrico Iviglia (Gastone), un ottimo e musicale Armando Gabba (Duphol di lusso), eccellente e sonoro il Grenvil di Mattia Denti e sicuro e molto simpatico in scena il Marchese di Matteo Ferrara.
Musicali e presenti nei momenti a loro richiesti sono stati Safa Korkmaz (Giuseppe), Giampaolo Baldin (Un domestico di Flora) e Nicola Nalesso (Un commissario).

La Traviata - Venezia 2020

Faccio i compilmenti alla direzione artistica perchè ho apprezzato molto il fatto che abbia scelto tutti artisti italiani!

Il Coro del Teatro La Fenice ben diretto dal maestro Claudio Marino Moretti, pur in punizione dietro un tulle che lo nasconde agli spettatori, risponde con omogeinità e forza vocale nei momenti di riferimento come l'inizio del secondo quadro (Zingarelle e Matador) del secondo atto o la fine del primo (Si ridesta in ciel l'aurora) ed accompagnando e sostenendo i solisti con un pedale delicatissimo nei concertati.

Le luci, a cura del light designer Fabio Barettin, scolpiscono e delineano in modo originale la scena e i volti dei personaggi.

La Traviata - Venezia 2020

Personalmente ho trovato di cattivo gusto i tre mimi corpulenti che interpretano sia le zingarelle, con movimenti anche volgari ed allusivi, sia i matadores: potevamo farne benissimo senza.

Lo spettacolo ha un'aria un po' stropicciata, ma dona comunque emozioni ed è stato premiato dal pubblico presente.

 
 
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