Cari lettori,
stavolta vorremmo rivolgerci alla categoria “eletta” tra i cantanti lirici…:i
Tenori.
Crediamo di far cosa gradita parlando di questa casta prediletta ed osannata dai
melomani che pare non volerci più riservare le soddisfazioni del secolo passato. Per questo motivo e, per rasserenare gli animi di tutti gli... aspiranti,
vorremmo riportare alla memoria, grazie ad aneddoti elargiti alcuni anni or sono
(erano in auge i concerti dei “Tre Tenori”), da uno dei massimi custodi
dell'aneddotica riguardante la Lirica, Enrico Stinchelli, le
vicissitudini di alcuni tra i più importanti Tenori dei secoli scorsi, pietre
miliari della storia del Bel Canto.
L'argomento tratta della longevità vocale dei nostri Eroi e delle cause del loro
declino. Jacopo Peri, ad esempio, (1561/1633) secondo un maggiordomo della Corte
Medicea, pare che nel 1603 fosse già sulla strada della sordità.
E' noto che in quel periodo il tessuto orchestrale fosse abbastanza esiguo e che
le voci non dovevano essere né potenti né vibranti anzi, si preferivano fisse ed
incolori tanto da relegare il tenore a ruoli spesso grotteschi dato che al
pubblico di quel tempo, quelle voci risultavano rozze.
Alla fine del ‘700 ed inizi '800, quando cominciarono a mettersi in luce i primi
Tenori… divi, pare che Giacomo David (1750/1830) iniziasse la strada del
declino già nel 1794; se poi volessimo considerare le carriere dei fuoriclasse
dell'epoca Paolo Mandini, Bernardo Mengozzi (si ritirò a 37 anni),
Giovanni David, Gaetano Crivelli (terminò la propria carriera tra i fischi
del pubblico, cantando il ruolo del basso Assur in Semiramide di
Rossini), Nicola Tacchinardi, dovremmo osservare che le loro voci
cominciarono a dar segni di grave usura prima del cinquantesimo anno di età!!! Le cronache dell'epoca, sottolineano anche “fallace intonazione”, “Incipiente
stanchezza”, “scarsa omogeneità dei registri” nonché abuso del falsetto, le
grida ed anche l'afonia!
Che dire poi dei grandi Andrea Nozzari che si ritirò a 50 anni,
Domenico Donzelli che già a 35 anni presentava seri problemi negli acuti,
Giovanni Battista Rubini che abbandonò le scene a 50 anni, Gilbert
Duprez a 45 nonostante fosse in declino già a 37 anni, Napoleone Moriani
afono a 45 anni, Matteo de' Candia a 43 anni cantava solo in falsetto (Boito
definì la sua voce “ridevole cigolio”) e che dire di Julian Gayarre che a
39 anni “inanellava stecche” e di Francesco Tamagno, di cui abbiamo
incisioni storiche che, a nemmeno 50 anni, accusava difetti di intonazione e
qualità di emissione discutibile? Dunque per Enrico Stinchelli,”è cambiato il gusto?”
Risposta: ”No, è cambiato il metodo… in meglio” . E noi che risposta potremmo dare analizzando le carriere dei nostri
contemporanei? |