120 anni fa, nell'estremo tacco italiano di una Lecce ben diversa dall'attuale,
nasceva un uomo che era destinato a divenire il simbolo del bel canto italiano nel mondo,
l'artista della lirica in assoluto più pagato di tutti i tempi; l'uomo di spettacolo più onorato e titolato che si sia mai conosciuto;
stiamo ovviamente parlando di Raffaele Attilio Amedeo Schipa, detto Tito per la sua bassa statura.
Tenore dalla voce non potente, ma capace di esercitare incredibili sfumature e virtuosismi vocali,
divenne il dio del cosiddetto “canto fiorito” e quindi indiscusso re del repertorio belcantistico italiano e francese.
Artista nel senso più ampio e colto del termine, in oltre 40 anni di carriera, (per la maggior parte in America) ha vantato eccellenti esecuzioni in Werther, Manon, Don Giovanni e L'Arlesiana come cantante, dieci film come attore, e un operetta ("La principessa Liana") come compositore.
Morì a New York il 16 dicembre 1965 ma la sua salma giunse a Lecce il 3 gennaio 1966 ove tutt'oggi riposa nel cimitero di fianco alla chiesa dei SS. Niccolò e Cataldo.
Oggi, a distanza di 43 anni dalla scomparsa di quest'artista che è considerato il più grande tenore leggero di tutti i tempi,
Tito Schipa Junior, ovvero il figlio che il tenore ebbe in seconde nozze con l'attrice
Teresa Borgna, ci ha raccontato ai microfoni di Antonio Guida i ricordi che ha di suo padre (per le foto, si ringrazia la gentile collaborazione dell'archivio “Tito Schipa” di Lecce).
- Sig. Schipa, Lei ha perso suo padre quando era ancora un ragazzo. Qual è il ricordo più bello e che le viene maggiormente alla memoria?
I rapporti con mio padre sono stati molto sporadici perché era sempre in giro per lavoro; io ero quindi molto libero e vivevo a casa sotto le cure di una tata.
Posso dire che il rapporto con mio padre è iniziato dopo la sua morte. Crescendo e maturando infatti ho capito l'importanza che egli ha rivestito nel suo lavoro e così ho iniziato a studiare la sua lunga vita d'artista diventando non solo un suo grande estimatore ma anche una sorta di suo biografo.
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In cosa si somiglia lei con suo padre?
Beh, anch'io sono un musicista, e già questa è un punto similare che abbiamo in comune; andando un po' più nel dettaglio, credo di avere in comune con lui il gusto per la narrazione, per la composizione, per il cinema. Ho ereditato insomma il suo eclettismo.
- Se suo padre oggi fosse ancora vivo, lei cosa avrebbe da dirgli?
Avrei da fargli un'intervista di almeno dieci giorni!
- Lei è il figlio di Teresa Borgna. Cosa ci racconta di sua madre?
Mio padre la sposò in seconde nozze all'età di 56 anni e lei era ancora una ragazza. Non vi era dubbio che lei è stata innamoratissima di lui, e lo è stato anche quando il loro matrimonio è finito. Era una donna di una bellezza stravolgente ed è venuta a mancare nel 96.
- Secondo lei quali erano i pregi e i difetti di suo padre?
Lui si è molto divertito, era esuberante, come se fosse sempre al debutto e il suo peggior difetto è stata sicuramente la superficialità nella gestione del suo immenso patrimoni economica. Egli stesso ritenne di aver bruciato 4 patrimoni. Guadagnava infatti dei catchet favolosi che giungevano anche a 3000 dollari a sera (nel 1920).
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