Non è il solito cigno che traina la barca infiorata di Lohengrin,
è proiettato invece in movimento ad ali spiegate su uno schermo trasparente
posto subito dopo il proscenio, con un bellissimo effetto di luci e di colori in
un particolare ed innovativo allestimento del famoso regista argentino Hugo
de Ana che ha firmato regia, scene, costumi e luci in quest'edizione del
Lohengrin, prima rappresentazione della nuova stagione 2009.
Un nuovo allestimento in coproduzione con il Carlo Felice di Genova
tradizionale, ma stilizzato e modernissimo nel contempo, con scene essenziali e
con l'impiego di tecnologie di proiezione multipla su teli verticali paralleli e
trasparenti, di immagini e di video di estrema bellezza che sembrano proiettare
anche lo spettatore nella nota fiaba medioevale del cavaliere del cigno.
Di grande eleganza e raffinatezza le scene del matrimonio al termine del secondo
atto e di ampio effetto le proiezioni ed i giochi di luce su dominante azzurra
al termine dell'opera nella trasformazione del cigno a Gottfried, fratello di
Elsa.
Torna a Palermo dopo oltre quarant'anni registrando il tutto esaurito, la
terza opera romantica giovanile del grande Wagner, tanto popolare nel
mondo e molto amata dagli italiani, composta dopo Der fliegende Hollander
( L'Olandese volante o il Vascello fantasma) e Tannhauser
e che precede Tristan und Isolde (Tristano ed Isotta), il
capolavoro dell'Anello del Nibelungo e Parsifal,
massime espressioni del drammaturgo compositore tedesco sicuramente influenzato
da Beethoven, coetaneo di Giuseppe Verdi ed ideatore del leitmotiv .
Il successo di quest'edizione è senz'altro dovuto al pieno equilibrio tra il
palcoscenico, l'orchestra, il coro, le comparse, in un raro insieme armonico che
costituisce quel vero spettacolo che dovrebbe essere sempre l'opera lirica, con
l'ottimo coordinamento del regista e del direttore d'orchestra e grazie ad un
cast principale di solisti di prim'ordine e molto affiatato (al secondo cast è
stata affidata soltanto una replica).
Il famoso Maestro austriaco Günter Neuhold alla direzione della compagine
orchestrale, con organico al completo composto da oltre cento elementi
distribuiti tra il golfo mistico, il palcoscenico e dietro le quinte, con gran
lavoro certosino di concertatore evidenzia bene gli aspetti contrastanti di
questa partitura wagneriana, come ad esempio tra il soave famoso preludio del
primo atto (grazie ai meravigliosi archi) ed i toni ampiamente gravi dei fiati
del secondo e tra la profonda armonia dei brani in tonalità maggiore dei duetti
Lohengrin-Elsa e di quelli in tonalità minore di Ortrud – Friedrich, in una
partitura che talvolta rivela ancora delle insufficienze che vengono invece
colmate dal Wagner maturo.
Questa composizione infatti notoriamente non dà grandi spazi all'orchestra, ad
eccezione dei preludi del primo e del terzo atto, bensì supporta ed esalta
maggiormente cantanti e coro, favorendo in maggior misura le espressioni vocali
piuttosto che quelle strumentali, favorendo quindi un maggior effetto
romantico-sentimentale presso il pubblico.
Ottimo il tenore lirico-spinto Zoran Todorovich cui è affidato il titolo
del ruolo, dal bel timbro esteso e con vocalità adeguata al ruolo. L'artista
serbo, di ampia esperienza e noto in Italia ed in ambito internazionale per le
ottime interpretazioni anche in varie opere verdiane, in Turandot, in Carmen ed
in Cavalleria rusticana, risolve il personaggio con sicura padronanza di mezzi
vocali ed interpretativi, dall'eroico, al romantico e con costante fierezza
sebbene i momenti di solitudine. Più che significative le arie del primo atto
Nun sei bedanht, mein lieber Schwan!, Nie sollst du mich befragen ed
i duetti con l'amata Elsa.
Martina Serafin, giovane soprano lirico-spinto in carriera, di bella ed
elegante presenza, esperta interprete internazionale del repertorio tedesco, ma
anche italiano, è un'Elsa von Brabant dolce, romantica, dimessa,
orgogliosa, consapevole di perdere il suo amato Lohengrin.
Anch'essa padrona dei mezzi vocali ed interpretativi - brava in Euch
Lüften, die mein Klagen - con un ottimo stile di canto si rivela all'altezza
del temibile duetto del secondo atto dall'intenso contrasto psicologico con la
perfida Ortrud sposa di Friedrich von Telramund , interpretata da
Marianne Cornetti. Cantante americana d'ampia esperienza internazionale
nei vari ruoli mediosopranili, imponente e dal ricco ed esteso timbro, la
signora Cornetti sa manifestare tutta la malvagità e l'insinuazione del
personaggio, ben sorretta dall' esperto baritono russo Sergei Leiferkus,
Friedrich von Telramund, che vanta numerose interpretazioni di personaggi
russi, tedeschi oltre che italiani.
In definitiva un quartetto d'eccezione affiatato, che deve esibirsi spesso oltre
le righe del pentagramma e cui si aggrega l'imponente basso-baritono islandese
Bjarni Thor Kristinsson nei panni del magnanimo re tedesco, sebbene non
pienamente nella parte e leggermente sotto tono.
Il tessuto musicale è completato infine dall'eccellente coro misto di circa 120
elementi del Massimo e l'Orpheus di Sofia, rispettivamente
preparati e diretti da Andrea Faidutti e Krum Maximov.
L'opera - nonostante le oltre tre ore in lingua originale, altresì con il
beneficio della traduzione del libretto sul pannello elettronico - soddisfa
pienamente l'attento pubblico che al termine esprime la piena approvazione, con
interminabili ed unanimi ovazioni per tutti gli interpreti, il coro e la
direzione d'orchestra, in serate da gran spettacolo senz'altro magiche, come
purtroppo accade raramente.
Gigi Scalici
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