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» Intervista al tenore Nicola Martinucci

Gloria Bellini, 09/04/2009

In breve:

In occasione delle prossime vacanze di Pasqua, vogliamo fare una sorpresa ai nostri appassionati lettori, regalandovi questa splendida intervista che ci ha rilasciato il maestro Nicola Martinucci.


In questo piacevole colloquio ci ha raccontato dei suoi studi e della sua lunga gavetta nei più piccoli teatri d'Italia che l'ha portato a calcare le scene nei più grandi teatri del mondo. E' il tenore che ha cantato più recite in assoluto di Aida, e ha parlato ai nostri microfoni con una semplicità da manuale, dimostrando la sua professionalità e l'elevata stima che dimostra nei confronti dei suoi egregi colleghi...

Dalla sua voce e dalle sue parole entusiasma ed appassiona l'ascoltatore che riconosce in lui uno dei più grandi cantanti degli ultimi tempi la cui stella splende nel firmamento illustre della lirica.
Oltre al canto ora dedica il proprio tempo anche alla formazione dei giovani cantanti, infatti, nel prossimo futuro Martinucci sarà presidente del concorso Guido Da Venosa e docente alla masterclass "Il bel canto italiano" organizzato da Arte e Musica di Bari e GBA Service di Bari che si terranno a Sannicandro di Bari.

1) Maestro Nicola Martinucci ci racconti un po' brevemente della sua carriera, dei suoi inizi, da quando era un giovane cantante.

(Se non vedi correttamente il player, scarica flash player al seguente link: Flash Player , oppure in alternativa clicca sul seguente link per ascoltare l'intervista, attendendo, però, che il file venga scaricato): Intervista a Nicola Martinucci (35,6 MB)

Io sono un fabbro, provengo da una famiglia di fabbri. A Taranto avevamo un'officina e la bottega. Fin da ragazzo mi è sempre piaciuta la lirica. Quando andavo a scuola, percorrevo una strada lungo la quale c'era una finestra da cui si sentiva sempre la musica dei dischi di Gigli.
Quando non mi vedevano tornare a casa, i miei sapevano perfettamente dove venire a ritrovarmi: ero sotto la finestra di quella casa, seduto sul marciapiede ad ascoltare!

Finita la scuola ho iniziato a lavorare in officina con mio padre e la mia fortuna iniziò quando venne Mario Del Monaco a cantare qui a Taranto la "Norma" di Vincenzo Bellini. Egli alloggiava nell'hotel proprio di fronte alla mia officina.

Io studiavo al conservatorio già da cinque o sei mesi, anche se il mio papà non voleva che cantassi, perchè io ero il figlio maggiore (ho una sorella) e avendo già diciotto-vent'anni voleva assolutamente che lavorassi. In conservatorio andavo alla sera, verso le sette, le otto, quando chiudevo l'officina e, pensa, la mia insegnante di canto mi aspettava fino a quell'ora e mi faceva lezione.

Dunque, come ti dicevo, venne Del Monaco e io vedevo tutte le mattine quest'uomo uscire dall'albergo e passeggiare lungo il mare. Uno dei miei zii, insieme al padrone di un bar che c'era vicino alla mia officina, sentendomi sempre cantare (perchè io urlavo, cantavo l'opera intanto che lavoravo) mi presentarono a Del Monaco dicendo che ero un ragazzo che aveva parecchia voce e che voleva studiare per fare il cantante.

Lui, allora, ci invitò una sera dopo le prove di Norma e mi fece cantare.
Mi esibii in "Nessun dorma" di Turandot e "Che gelida manina" di Bohème.
Finito di cantare il maestro chiese un pezzo di carta e una matita, scrisse una lettera, me la dette (purtroppo però non la trovo più!!!) e mi disse di andare a studiare con suo fratello, Marcello Del Monaco.

Il fratello, dopo avermi ascoltato, mi disse: "se lei rimane qui sei mesi, la faccio debuttare". Risposi "Ma io non ho una lira, non so come fare", mi disse "Non voglio niente, basta che qualcuno, i suoi famigliari la aiutino a vivere qui a Montebelluno (TV) per questo periodo di tempo e io la faccio debuttare".

Mio padre non voleva, mi comprò una macchina per convincermi a non andare, ma io andai. Dopo sei mesi feci il concorso dell'Aslico a Milano, al Teatro Nuovo e lo vinsi, quindi debuttai con Trovatore. Dopo di che ho fatto dieci anni di gavetta cantando in tutti i più piccoli teatri del mondo...

... per poi arrivare in tutti i più grandi teatri del mondo...

Poi iniziai a vivere a Milano, quindi, non potevo più frequentare Marcello Del Monaco, però restammo legati e divenne il mio testimone di nozze quando mi sposai a Parma.

Poi ho incontrato la mia nuova insegnante, che mi ha smontato perchè io cantavo imitando Del Monaco, ma non era giusto per dovevo trovare una mia personalità, quindi mi ha rimontato e sono diventato Martinucci.

Ho cominciato quindi a fare le audizioni nei teatri più importanti e devo riconoscere che i teatri che più mi hanno aiutato sono stati La Scala di Milano, il Teatro Regio di Torino e l'Arena di Verona. E da allora è cominciata la carriera: io canto da 43 anni!

2) Secondo lei ci sono giovani artisti che potrebbero fare il percorso che fatto lei?
Io mi auguro che qualcuno lo faccia, però, bisogna avere pazienza, bisogna aspettare.
Quando io ho debuttato, c'erano i grandi che cantavano ancora: Corelli, Del Monaco, Di Stefano, e in mezzo a loro stavano uscendo Domingo, Carreras, Pavarotti, e in mezzo a loro: c'ero anch'io!

Io sono resistito perchè ho una voce particolare, altrimenti mi avrebbero "fatto fuori" immediatamente.

Parlando con un agente chiedevo: "ma perchè io non riesco a fare i dischi?" e lui mi rispondeva: "perchè i grandi finchè resistono loro, non te li faranno mai fare".

Poi è passata anche quell'epoca e nel 1984 ho inaugurato io la stagione de La Scala con Turandot, nel 1985 ha inaugurato Pavarotti con Aida e io ero il suo secondo.

Ho cantato 16 opere alla Scala, ripetute negli anni. Negli ultimi trentanni sono l'unico tenore che ha sempre cantato Aida e Turandot alla Scala e al mondo sono il tenore che ha cantato più recite di Aida.

Oggi manca la scuola: i ragazzi studiano poco e pensano solo al cachet. Io all'inizio ho cantato anche con pochissimi soldi, e poi sono arrivato dove sono arrivato.

3) Ma studiano poco solo i ragazzi o è anche gli insegnanti che ci sono oggi non sono più all'altezza?
Sai cosa succede oggi? Uno si sveglia la mattina e dice: "cosa voglio fare oggi?" "mah si, faccio l'insegnante di canto!" e cosa fanno? Rovinano le voci! Perchè non è come si dice che non ci sono voci: le voci ci sono, ma non sono messe bene, quindi cantano un anno e poi finiscono.

4) Quanto tempo ci vuole per apprendere una tecnica?
Nicola MartinucciUna vita! Anzi, non basta: ci vuole una vita per studiare e una vita per cantare!
Cosa ci vuole per cantare? VOCE
Ma poi non basta. Se hai voce è un punto di partenza, ma bisogna pensare poi a tutto il resto!
Bisogna impostare la voce, bisogna avere musicalità, bisogna studiare gli spartiti, non si deve sbagliare repertorio (oggi senti gente che un giorno canta Elisir d'amore e il giorno dopo canta Trovatore: non c'è niente di più sbagliato)!

Ci sono tanti miei illustri colleghi (non faccio nomi), che fino a qualche tempo fa cantavano il repertorio lirico ed ora fanno il repertorio pesante e probabilmente sono finiti!
Se uno nasce per fare i centometri, non può correre chilometri!
Ci vuole umiltà, avere coraggio, perchè delle volte uno studia, è preparato e poi sul palcoscenico ha paura.
Ripeto, ci vuole una vita per studiare e una vita per cantare.

5) Lei sarà presidente di giuria al concorso Guido da Venosa e al master class "Il bel canto italiano" che si terranno nei prossimi giorni a Sannicandro di Bari, cosa insegnerà ai suoi ragazzi?
Vuoi sapere com'è nata questa nuova professione di insegnante?
Beh, c'erano dei ragazzi che mi dicevano "Maestro, io voglio studiare con lei" (già mi fanno ridere quando mi chiamano maestro) e io rispondevo: "Ma guarda che io sto studiando ancora e studio ancora" (infatti ho la mia insegnante a Milano da cui vado periodicamente a studiare) e un paio d'anni fa l'organizzazione di Sannicandro di Bari mi ha detto "Nicola potresti dare qualche consiglio ai ragazzi che frequentano i nostri corsi?".
Con un po' di titubanza ho provato e ho scoperto che innanzitutto è davvero una cosa molto affascinante e poi io sono capace a trasmettere.
Infatti il segreto dell'insegnante è saper trasmettere, saper fare gli esempi. Serve a poco saper dire "Devi fare così, devi fare cosà", bisogna essere in grado di farlo sentire e chiedere di riprodurlo tale e quale.
Bisogna far sentire all'allievo come si deve fare e chiedergli di imitarti, non nella voce, ma nel metodo, nella tecnica.

6) Quindi un buon insegnante deve saper fare degli esempi?
Non solo, deve saper dire qual è la vocalità dell'allievo: se è baritono, se è tenore.
Sai cosa succede spesso? Succede che un ragazzo non riesce a fare gli acuti e l'insegnante gli dice "tu sei un baritono". Non funziona così!
L'acuto va trovato! Bisogna imparare a fare gli acuti, non bisogna cambiare repertorio.

7) E come si fa a fare l'acuto?
Bisogna studiare, si apprende con l'insegnamento. Tutto parte dal fiato: bisogna imparare a dosare il fiato, non si può pensare di aprire la bocca e spingere.
Non è facile, non è facile!
Guarda, queste cose mi appassionano molto, io ai miei allievi do molto e pretendo anche parecchio in cambio!
Ritengo anche che un'ora di lezione serva a poco, bisognerebbe studiare insieme almeno un'ora e mezza.

8) Quanto tempo serve per scaldare la voce?
Dipende da ragazzo a ragazzo e poi i vocalizzi non servono solo per scaldare la voce, servono anche per imparare a fraseggiare, per esempio!
Quando la voce poi è calda, si inizia a cantare, si inizia a studiare il repertorio.
Mi raccomando di nuovo: se uno ha voce per cantare Elisir d'amore, non deve cantare fuori dal suo repertorio, altrimenti si rovina.
Magari può studiare Aida per studio, ma non esibirla su un palcoscenico. Semmai se con il passare degli anni la voce si irrobustisce si può cambiare in base alla maturazione, ma bisogna sempre essere molto severi con se stessi e non sbagliare il repertorio. Di repertorio ce n'è per tutti!
Sai qual è stato uno dei tenori che io ho amato per la sua coerenza nella scelta del repertorio?

Alfredo Kraus.
Per me è stato un "mostro", e per mostro intendo qualcosa di straordinario!
E' sempre rimasto nel suo repertorio. Quando quest'uomo non riuscì più a fare il Re ne "I puritani" (se non sbaglio), ha lasciato e non ha più cantato quest'opera, ha fatto dell'altro, ma è sempre rimasto umile e coerente con le sue potenzialità. 
Sai qual è il mestiere più difficile?

Cantare!
Perchè bisogna sempre dare il meglio salvaguardando il proprio strumento.
Altrimenti dopo poco tempo subentrano i noduli, i problemi alle corde vocali. E ciò segno evidente del fatto che la gola è stata usata male.
Io quando vado a fare i controlli dal mio medico, quando mi guarda mi dice "Ma Nicola, come fai ad avere sempre delle corde così perfette?"
Io so come devo mettere la voce per salvaguardare il mio strumento. Sono riuscito a cantare 43 anni e tutt'ora canto un repertorio complesso: Andrea Chénier, Aida, Turandot.

9) Qual è il suo cantante preferito?
nicola Martinucci Beh, stimo molto Del Monaco, e il perchè lo sai!
Poi, in assoluto io stimo Caruso... Quando lo sento cantare mi viene la voglia di sbattere la testa contro un muro e penso: "Ma cosa cantiamo a fare noi, dopo che c'è stato uno come Caruso?"
Attualmente c'è un cantante che stimo moltissimo perchè penso che nessuno abbia cantato tutto ciò che ha cantato lui... sto parlando di Placido Domingo. Io penso che tutti i tenori della mia generazione messi insieme non faremo mai ciò che Domingo ha fatto da solo!

10) Tra le sue compagne/compagni di cast, qual è la cantante che più...
Te lo dico un nome: la Dimitrova.
Le mie partner artistiche, che ho avuto sempre nel cuore, sono state: Dimitrova, Maria Chiara, Kabaivanska, Eva Marton, Fiorenza Cossotto (anche lei un "mostro" di bravura), Fedora Barbieri. Con gli uomini, ho lavorato moltissimo con Cappuccilli.

E' difficile cantare bene, bisogna studiare tanto e sacrificarsi molto!

 
 
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