Maestro Bisanti, ultimati gli studi al conservatorio di Milano e
all'Accademia Musicale Pescarese con il massimo dei voti, dal ‘95 inizia per lei
una lunga collaborazione con le più prestigiose orchestre italiane ed estere.
Cosa ricorda di quegli anni?
Anni meravigliosi di continuo studio, ricerca e raggiungimento di
un'esperienza, importantissima per un direttore d'orchestra giovane, che ti
permetta di assurgere ad alti livelli e permetterti di arrivare preparato
dinanzi le grandi orchestre del panorama internazionale.
Tutto è avvenuto per gradi.
In primis i concorsi internazionali. Dopo avere vinto il prestigioso
Mitropoulos di Atene, premiato da Sir Neville Marriner, ho vinto il
Capuana e nel 2002 il 5ºpremio e premio speciale della giuria allo
JanosFerencsik di Budapest che mi ha permesso, un anno dopo, di esibirmi
nella prestigiosa Ferenc Liszt Academy Hall. Il mio studio è proseguito
poi all'Accademia Chigiana di Siena con il grande Maestro Juri
Ahronovitch dove ho tra l'altro conseguito il Diploma di Merito.
E' stato quindi un graduale, entusiasmante susseguirsi di ingaggi sempre più
importanti che mi hanno portato al giorno d'oggi a firmare contratti con le più
prestigiose istituzioni lirico sinfoniche, soprattutto italiane.
Ho debuttato nel mondo della lirica giovanissimo dirigendo la Lettera Anonima di
Donizetti al Teatro Litta di Milano con regia e scene del Teatro alla Scala e
poi sempre più fino a raggiungere oramai i 21 titoli debuttati.
Da lì ho realizzato che la mia strada, la mia vera passione, sarebbe stata la
lirica con la quale ho trovato una strada elettiva.
Ho diretto Oberto Conte di San Bonifacio, Otello, Barbiere di Siviglia, Amico
Fritz, Boheme, Cenerentola, Traviata, Madama Butterfly, Tosca, Nabucco,
Cavalleria Rusticana, Pagliacci, Don Giovanni, Rigoletto e tanto ancora in
sedi prestigiose tra cui Milano, Ravenna, Padova, Spoleto, Genova, il Circuito
Lombardo con l'As.Li.Co, Savona, Livorno e molto all'estero: Kyoto, Atene, San
Francisco, Sudamerica, Zurigo,ecc..
A quale direttore si è da sempre ispirato?
Claudio Abbado è sempre stato il mio mito: un grande talento da
sempre supportato da duro lavoro, sogni, rinunce, intelligente capacità di
mettersi in discussione e soprattutto il gesto chiarissimo, elemento
indispensabile per il lavoro con orchestra e palcoscenico.
Di riflesso, la figura estremamente carismatica di Riccardo Muti, la sua
assolutamente perfetta arte di concertare, la tenuta indissolubile e sicura del
palcoscenico, la sua grinta mi hanno sempre affascinato e tuttora le porto ad
esempio.
Non ritengo che un direttore debba emularne un altro ma è necessario imparare
dai grandi quanto sia importante per la crescita del direttore giovane.
Il modo di interpretare la musica alla Pretre, il genio di Maazel,
la memoria prodigiosa di Mitropoulos, la filosofia di Karajan:
tutte perle preziose da cui attingere un'enorme quantità di informazioni.
Fino ad ora qual è stato il momento più bello della sua carriera?
Direi inequivocabilmente il mio debutto con la grande Israel Philarmonic
Orchestra a Tel Aviv e Haifa con la Bohéme di Puccini.
Un'orchestra di incredibile professionalità, capacità tecnica, formata da
musicisti i quali, realizzando il talento di un direttore ed apprezzandolo
(faccio presente che un'orchestra decodifica estemporaneamente le qualità di un
direttore,già dal primo gesto...), danno il meglio di loro stessi emanando tanta
di quella musica che a parole è difficile spiegare.
Un'esperienza meravigliosa che ha aperto tante porte alla mia carriera.
Lei è stato vincitore di numerosi premi e concorsi. Quale ricorda con
particolare interesse?
Direi il Mitropuolos di Atene. Avevo 25 anni e neanche avrei pensato di
essere ammesso ad una competizione di tale levatura. Premio vinto da Abbado
e Metha negli anni 60 e composto di tante, difficili prove in ambito
sinfonico. Questa vittoria mi è servita in primo luogo per arricchire i mio
curriculum.
La lirica o la sinfonica?
Di primo acchito direi la lirica,il mio amore,la mia vita. La forma più
completa di arte in suoni ove il pubblico è il primo destinatario del tuo
lavoro. Tu sei un tramite tra la partitura e l'ascoltatore.
Ovviamente non tralascio la sinfonica. Molta ne faccio, anche partiture
d'avanguardia.
Difatti nel 2008 debutterò nella stagione sinfonica della famosissima Orchestra
Sinfonica Nazionale della RAI di Torino,grande vanto italiano per quanto
concerne la musica sinfonica. Mi fa sorridere dire che sarò l'unico direttore
italiano dell'intera stagione.
Quale opera la affascina particolarmente ?
Le affronto tutte con riverenza rispetto alla letteratura e filosofia a cui
appartengono. Sono molto legato alla Bohéme di Puccini ed all'Otello verdiano.
Opere di somma arte ed artigianato anche se recentemente mi sono trovato molto a
mio agio con il repertorio mozartiano. In ogni modo, io mi ritengo un direttore
verdiano.
E quale sinfonia?
Alla mente mi salta subito Schubert. Schubert che mi ha permesso
di debuttare alla Fenice di Venezia e che sarà protagonista del mio debutto a
Torino. Autore completo, misteriosissimo e delicato da affrontare. Ho diretto
moltissimo anche Cjakovskij, Brahms e soprattutto Beethoven,
praticamente tutto il repertorio sinfonico che attualmente si aggira sui 400
concerti.
Quali sono i suoi impegni futuri?
Debutto al Comunale di Bologna con l'Orfeo di Gluck e Roberto Alagna, La RAI di
Torino,il trittico pucciniano a Ravenna, il debutto al Massimo di Palermo con
Manon Lescaut con Dessì/Armiliato, il Macbeth a Trento, Rovigo e Pisa, La
Clemenza di Tito a Savona, l'Orchestra Verdi di Milano, Istanbul, Monterey San
Francisco e tanto ancora per tutto il 2009.
La redazione di “Liricamente” le fa i migliori auguri per la sua carriera
Grazie a voi. Tanti auguroni e a presto.
ANTONIO GUIDA |