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» Recensione opera Zelmira di Gioachino Rossini al Rossini Opera Festival

William Fratti, 01/09/2009

In breve:
18 Agosto 2009 - Ad inaugurare la XXX edizione del ROF (Rossini Opera Festival) è Zelmira, ultimo lavoro scritto dal compositore pesarese nel suo periodo napoletano.


(Clicca sulle immagini per allargarle - Foto Amati Bacciardi per gentile concessione del Rossini Opera Festival)

Ad inaugurare la XXX edizione del ROF (Rossini Opera Festival) è Zelmira, ultimo lavoro scritto dal compositore pesarese nel suo periodo napoletano.

L'opera si inserisce perfettamente nell'ottica di un festival, anche se difficilmente riuscirebbe ad entrare nel repertorio stabile dei teatri lirici. Rossini era certamente uno sperimentatore e in Zelmira si possono ascoltare numerose pagine che presagiscono alcuni capolavori dei suoi successori, ma risulta essere di non facile ascolto, soprattutto a causa di un libretto molto debole, di una trama contorta e situazioni sceniche abbastanza incongruenti.

Zelmira di Gioachino Rossini alla XXX Edizione del Rossini Opera Festival 2009  - Kate Aldrich, Juan Diego FlorezNella serata di martedì 18 agosto Kate Aldrich, alle prese con il difficile ruolo della protagonista, mostra chiare ed intense capacità di interprete rossiniana ed evidente è la sua preparazione sui repertori del barocco e del belcanto, forse talvolta messa in difficoltà nei passaggi più acuti, ma indiscutibilmente celate da una buona e naturale linea di canto. La tecnica importante, che qui si denota soprattutto nelle parti più virtuosistiche, è accompagnata da un timbro morbido e una voce sinuosa, che contribuiscono all'alto livello della professionalità del mezzosoprano americano.

Lo stesso vale per Gregory Kunde nei panni di Antenore, che pur non avendo una voce perfettamente pulita, interpreta molto bene la parte tenorile ardua e ricca di insidie. Dotato di un forte spessore, un buono squillo e un bel vibrato, il cantante statunitense mostra la sicurezza, la tecnica e l'esperienza che derivano da oltre trenta anni di carriera e contribuisce in prima persona alla buona resa dello spettacolo. L'aria “Mentre qual fera ingorda” è accolta con lunghi e scroscianti applausi.

Emma, confidente di Zelmira, è Marianna Pizzolato. Con la sua bella voce scura, il giovane mezzosoprano palermitano interpreta con rigore il ruolo di contralto, esibendo la disciplina e la scrupolosità della sua formazione musicale. Leucippo, complice di Antenore, interpretato da Mirco Palazzi, non è certamente un ruolo comprimario, seppur privo di grandi pagine solistiche e il basso riminese sa donare il giusto spessore alla parte.

Juan Diego Florez è Ilo, sposo di Zelmira. L'artista peruviano è indiscutibilmente un interprete rossiniano di primaria eccezione e lo dimostra con una linea di canto sempre pulita, vibrato naturale e mai eccessivo, acuti e sovracuti molto ben appoggiati, mirabili mezzevoci, tecnica vocale ineccepibile, ma questo ruolo non gli rende giustizia e soprattutto la sua voce così leggera e soave non si amalgama perfettamente con quella dei colleghi, certamente più intensi. Ad ogni modo al termine della sua cavatina “Terra amica” il pubblico manifesta apertamente e lungamente la sua approvazione.

Alex Esposito è Polidoro ed incarna con trasporto il padre di Zelmira e la cavatina “Ah, già trascorso il dì” è un chiaro esempio di tecnica vocale e una toccante lezione di arte scenica. Non sorprende che l'eccellente basso bergamasco sia diventato in pochi anni interprete di riferimento per alcuni ruoli mozartiani e rossiniani.
Completano il cast Francisco Brito e Savio Sperandio.

Roberto Abbado, sul podio dell'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, dona il giusto vigore all'opera di Rossini e buona è la prova del Coro diretto da Paolo Vero, mentre il nuovo allestimento di Giorgio Barberio Corsetti, che ne firma anche la scenografia accanto a Cristian Taraborrelli e costumi dello stesso Taraborrelli e di Angela Buscemi, è un eccezionale esempio di sperpero di denaro.

È impossibile comprendere il filo conduttore di una regia verosimilmente improntata sulla messa in mostra dei danni provocati dalle guerre e dalle invasioni, senza però comprenderne la ragione. All'inizio dell'opera alcune statue cadute e parzialmente coperte di sabbia riempiono la scena cupa e scura e potrebbero rappresentare le rovine di Lesbo, per poi però essere incomprensibilmente sollevate verso l'alto da tiranti d'acciaio. Le sale sotterranee del tempio sono trasformate in specie di fosse, o trincee, visibili da un enorme e rumoroso specchio inclinato sul palcoscenico, dove mimi e figuranti sporchi di sangue e di acqua fangosa, giacciono e si lamentano coricati al suolo.
Le sole scene un po' vivaci sono quelle ambientate nella sala magnifica della reggia di Lesbo, dove però si mescolano senza motivo apparente i protagonisti e le guardie reali in vesti militari contemporanee con i sacerdoti in abiti d'epoca. Visti i problemi economici in cui versano i teatri ed i festival italiani, forse sarebbe stato meglio riutilizzare l'allestimento del 1995.

Infine è doveroso segnalare che il nuovo teatro predisposto all'interno dell'Adriatic Arena ha causato non pochi problemi di visibilità a tutto il pubblico pagante accomodato nei posti del settore B, a causa della mancanza di inclinazione del parterre e del palcoscenico troppo basso, così poco elevato da vedersi di fronte alla scena il direttore d'orchestra, l'arpa, i contrabbassi e gli archetti dei legni, oltre ovviamente alla copertura causata dagli spettatori collocati nelle file davanti.

Zelmira di Gioachino Rossini alla XXX Edizione del Rossini Opera Festival 2009
 
 
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