Nicoletta Mantovani ha colpito ancora.
Ad essere gentili, lo special reclamizzatissimo su Luciano Pavarotti,
trasmesso ieri sera (1 gennaio 2010) in prima serata dalla RAI TV, è
semplicemente scandaloso.
Un filmato che finge di raccontare la storia e l'arte di un grande tenore, ed
invece è la reclame della sua seconda moglie e delle sue attività professionali
come organizzatrice di eventi musicali.
Tra le altre cose due colpiscono in particolare chi ha "tallonato"
Pavarotti dagli inizi di carriera in poi, come modenese, come amico, come
professionista nello stesso teatro musicale.
In tutto lo special non viene citato il nome del Mº Leone Magiera,
pianista superlativo e direttore d'orchestra di Modena, intimo amico di
Luciano che lo tenne sempre al suo fianco come insostituibile collaboratore,
soprattutto dopo la morte del mitico Mº Tonini della Scala, per rimediare
a quel tallone d'Achille del quale il grande tenore era pienamente consapevole:
la musicalità. Magiera è stato il suo agelo custode e come tale
co-protagonista e co-responsabile della sua carriera.
Ghettizzarlo in poche immagini è stata scelta voluta e quindi più ancora
vergognosa.
Una sola immagine e quindi silenzio totale per Adua Pavarotti, prima
moglie di Luciano.
Adua Pavarotti è una grande donna.
La povera, non di danaro ma di tutto il resto, signora Mantovani deve sapere che
chi ha creato Luciano Pavarotti è stata Adua. Lo ha fatto uomo, gli ha
dato figlie che lui è stato in grado di amare, veder crescere, frequentare, gli
ha costruito attorno un impero economico.
La "vera" storia di Luciano Pavarotti uomo e artista inizia con Adua
e finisce con lei.
Da quando Luciano Pavarotti ha sfidato il tempo dei mortali e ha
creduto di rifarsi una vita con l'ex segretaria o collaboratrice, ha smesso di
essere un grande tenore lirico. Da quel momento è stato il servo di un mondo
musicale corrotto in cui inutilmente, e solo per il piacere fine a se stesso di
qualche manciata di munuti, si è giocato a miscelare ogni genere musicale per
costruire un mostro che, come tale, ha suscitato interesse, curiosità,
partecipazione e tanti soldi.
Ma non ha portato una sola goccia d'acqua al piccolo mare - un tempo oceano -
del teatro dell'opera.
La tv dovrebbe fare informazione, ma già sappiamo che la distorce e violenta
secondo quello che ai vari burattinai di turno fa comodo dire.
Tanto la gente non sa.
Tanto la gente beve tutto dal piccolo schermo.
Così è stato loro servito, anche questa volta, su un piatto di rara
porcellana con arabeschi d'oro e d'argento, un "falso" storico su Luciano
Pavarotti.
Sarebbe bastato intervistare gli "allievi" che negli ultimi due anni della sua
vita frequentavano casa sua , o gli amici ed ex colleghi i quali, superando
faticosamente il cordone di controllo che la nuova moglie gli aveva creato
attorno, quasi fosse un prigioniero, riuscirono ad avvicinarlo negli ultimi
tempi della sua esistenza. Loro possono testimoniare la sua solitudine,
l'abbandono in cui era lasciato da moglie e figlia che vivevano la propria vita
non attorno a lui.
E così via, fino al funerale in Duomo, che Nicoletta Mantovani ha organizzato
nei dettagli, distribuendo anche i posti degli ospiti affinchè gerarchie di
denaro e di gloria artistica fossero rispettate, per mettersi a piangere solo a
telecamere accese.
Daniele Rubboli
Direttore Laboratorio Lirico Europeo di Milano
Autore due volumi su Luciano Pavarotti... quando ancora era un tenore lirico. |