Un'eccellente medicina contro le preoccupazioni e le difficoltà della vita di
tutti i giorni: così si presenta “Il barbiere di Siviglia”, opera buffa
in due atti che il compositore pesarese Gioachino Rossini, allora già
conosciuto al grande pubblico per il successo dei lavori lirici “L'italiana
in Algeri” (1813) e “Il turco in Italia” (1814), scrisse all'inizio
del 1816, in poco meno di tre settimane, per le celebrazioni carnevalesche del
teatro Argentina di Roma.
A far rivivere sul palco del teatro Sociale di Busto Arsizio la magia
del capolavoro rossiniano, definito dalla critica come «il più grande poema
musicale comico, satirico e umoristico dell'umanità», sarà il Teatro
dell'Opera di Milano, già protagonista in questa stagione di un apprezzato
allestimento del melodramma “La traviata” di Giuseppe Verdi.
L'appuntamento è fissato per la serata di venerdì 12 febbraio (ore 21.00),
nell'ambito di “BA Teatro”, stagione cittadina che, sotto l'egida e con
il contributo economico dell'amministrazione comunale di Busto Arsizio, riunisce
i cartelloni di PalkettoStage international theatre productions e dei teatri
Manzoni, San Giovanni Bosco e Sociale.
Insieme con i giovani cantanti-attori del teatro dell'Opera di Milano,
guidati dal regista Mario Riccardo Migliara, saranno in scena l'Orchestra
filarmonica di Milano e la Corale lirica ambrosiana, dirette rispettivamente
da Vito Lo Re e Roberto Ardigò.
Il componimento, su libretto di Cesare Sterbini, trae la propria trama
della commedia “Le barbier de Séville ou La précaution inutile” di
Pierre-Augustin-Caron de Beaumarchais, già oggetto di varie versioni
musicali, tra le quali quella, molto applaudita, di Giovanni Paisiello, i
cui sostenitori (secondo i pettegolezzi del tempo) fischiarono lungamente il
debutto della versione rossiniana.
Nonostante l'insuccesso della prima rappresentazione, andata in scena il 20
febbraio 1816 con il titolo “Almaviva ossia l'inutile precauzione”
(l'attuale nome sarà utilizzato solo a partire dalla ripresa bolognese dello
stesso anno), il capolavoro del musicista marchigiano, con il suo meccanismo
teatrale perfetto e le sue frizzanti e giocose invenzioni musicali, era
destinato a diventare uno dei più grandi successi del teatro musicale italiano,
incantando, tra gli altri, personaggi del calibro di Ludwig van Beethoven,
Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Stendhal e Giuseppe Verdi, che ebbe a
dire: «Non posso che credere “Il barbiere di Siviglia”, per abbondanza
d'idee, per verve comica e per verità di declamazione, la più bella opera buffa
che esista».
La vicenda è ambientata nel tardo Settecento ed ha come scenario la calda e
solare Spagna. Qui il maturo don Bartolo tiene segregata in casa la
pupilla Rosina, che egli desidererebbe sposare. Il barbiere Figaro,
fantasioso e pieno di risorse, aiuta l'innamorato conte di Almaviva a
conquistare la giovane, che ricambia i suoi sentimenti. Dopo arditi
travestimenti, scambi di biglietti, colpi di scena e la corruzione di don
Basilio, maestro di musica della fanciulla, Figaro e Almaviva
riescono a compiere il loro progetto: i due giovani innamorati si sposano,
don Bartolo riceve in dono la dote della ragazza e l'opera si chiude
nell'allegria generale.
Tra i brani entrati prepotentemente nell'immaginario collettivo, per quella
che il critico Giuseppe Radiciotti ha definito la «giocondità serena e
benefica» delle loro note, si ricordano l' ouverture iniziale, la cavatina “Largo
al factotum” e l' aria “La calunnia è un venticello”.
L'allestimento del Teatro dell'Opera di Milano, grazie alla regia e
all'ideazione scenica di Mario Riccardo Migliara, evidenzia l'estremo
umorismo, la pazzia giocosa e i coup de théâtre presenti nel libretto e
nella musica rossiniana.
La scenografia ricalca un antico palco della Commedia dell'arte, che, a
seconda delle scene, si trasforma in balcone, in disimpegno o in interno casa.
Giganteschi ventagli danno vita alla piazza di Siviglia; cavalli a dondolo,
pezzi di domino, fionde e varie frivolezze trovano dimora tra le mura della casa
di don Bartolo, settecentesco Peter Pan, animato dall'idea di possedere
tutto e tutti.
Sul palco ci saranno anche Pupet mecanique, bambole meccaniche a
grandezza naturale, tipiche del Settecento, e un gigantesco orologio che
funziona al contrario. Una girandola di artifici anima, dunque, questa versione
del capolavoro rossiniano, dando ancora più vigore a quell'insieme di burla,
gags, estrema energia dettata dall'amore e spirito vitale giovanile che
sprigiona da tutto “Il barbiere di Siviglia”.
Il costo del biglietto è di € 32,00 per la platea, € 25,00 per la galleria, €
20,00 per il ridotto, riservato a giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni,
militari, soci TCI (previa presentazione della tessera nominale), Cral,
biblioteche, dopolavoro e associazioni con minimo dieci persone.
Per informazioni è possibile contattare la segreteria del teatro Sociale al
numero 0331.679000. |