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Recensione opera Simon Boccanegra di G. Verdi Teatro Regio Parma

William Fratti, 07/04/2010

In breve:
Parma, 25/03/2010 - Recensione dell'opera Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi in scena al Teatro Regio di Parma e diretta da Daniele Callegari con Leo Nucci e Roberto Scandiuzzi


Simon Boccanegra, opera tanto amata e tanto cara al genio che l'ha creata, torna sul palcoscenico del Teatro Regio di Parma con la partecipazione di un cast di primaria eccezione, nell'allestimento firmato da Giorgio Gallione per il Teatro Comunale di Bologna nel 2007, poi messo in scena al Teatro Valli di Reggio Emilia e al Teatro Massimo di Palermo.

La scenografia semplice ed efficace, disegnata da Guido Fiorato, contribuisce alla funzionalità del dramma, seppur eccessivamente minimalista in secondo atto, dove si lascia troppo spazio all'immaginario, spezzando la linea evocativa, ma ben definita, delle scene precedenti, che poi è fortunatamente recuperata nel finale.

L'artista genovese è autore anche dei bei costumi dai tessuti cangianti, in contrapposizione al bianco e al nero degli elementi scenici, ispirati alla moda del XIV secolo, ma sapientemente ridisegnati con uno stile personale.

Lo spettacolo ripreso da Marina Bianchi sembra avere più carattere e maggiore funzionalità dell'originale, anche grazie ad un nuovo disegno luci ideato da Bruno Ciulli.

Purtroppo resta illesa la breve scena del prologo in cui Simone dovrebbe rendersi conto della morte di Maria all'interno del palazzo dei Fieschi, rivisitata con la calata di un sipario nero con l'immagine bianca di un angelo della morte.

Leo Nucci veste i panni del protagonista con estrema perizia, con una linea di canto sempre omogenea, abile nei chiaroscuri, toccante nei duetti con Fiesco e Amelia, intenso nel quadro del consiglio, soprattutto nel finale. La maledizione è pronunciata con impeto ed efficacia, il cui effetto drammaturgico è ben sostenuto dal bravo Simone Piazzola nel ruolo di Paolo e dall'emozionante Coro del Teatro Regio, che si prodiga in una prova magistrale ed entusiasmante, risultando ben amalgamato e particolarmente preciso.

Tamar Iveri, al secolo Tamar Javakhishvili, vincitrice del secondo premio al Concorso Internazionale per Voci Verdiane “Città di Busseto” nel 1998, possiede una voce morbida e pastosa, il cui timbro appare particolarmente adatto al ruolo di Amelia, delicata nelle pagine liriche, decisa nei passi drammatici. In “Come in quest'ora bruna” dimostra di possedere una tecnica importante, soprattutto nel passaggio, anche se non spicca per intensità emotiva, ma col procedere della vicenda la freddezza iniziale lascia lentamente il posto ad un'interpretazione maggiormente profonda e avvolgente.

Francesco Meli, al suo debutto in Gabriele Adorno, è la vera stella della serata.
Già dai primi duetti con Amelia e Fiesco, ma soprattutto nel recitativo e aria “O inferno! Amelia qui!... Pietoso cielo, rendila” sa usare la tecnica e l'eleganza del belcanto per arricchire vocalmente il personaggio verdiano. È chiaro che il tenore genovese è perfettamente consapevole di tutte le sue azioni tecniche, a supporto delle indubbie doti naturali nel colore e nello squillo, risultando certamente superbo in taluni passaggi, come in “Pel cielo!” durante la scena del consiglio e nel magnifico terzetto di secondo atto “Suo padre sei tu! Perdono, Amelia”, dove l'intensità drammatica è particolarmente ingentilita da un sapiente uso di mezzevoci.

Roberto Scandiuzzi è un Fiesco imponente e autorevole, in possesso di un fraseggio elegante e con una voce dal timbro armonioso e ricca di colori raffinati, ben impostata tanto nei gravi quanto negli acuti. “Il lacerato spirito” è resa con massima efficacia, ma il basso trevigiano sa mostrare le sue qualità vocali soprattutto nel duetto con GabrieleLa figlia dei Grimaldi… Vieni a me, ti benedico” e nell'ultimo incontro col doge in terzo atto “Delle faci festanti al barlume”.

Simone Piazzola, venticinquenne, giovane baritono recentemente finalista alle Voci Verdiane di Busseto, già interprete di alcuni ruoli verdiani da protagonista, come il Conte di Luna e Germont, sa dare un certo valore aggiunto alla difficile parte di Paolo Albiani, intrisa di tinte particolarmente drammatiche.

Lo affianca il bravo Paolo Pecchioli nei panni di Pietro. Completano il cast Luca Casalin e Olena Kharachko. La guida dell'Orchestra del Teatro Regio di Parma è affidata ad un estremamente preciso Daniele Callegari.

 
 
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