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Ricordo di Giacinto Prandelli e Cesare Siepi, due veri signori del Melodramma

Redazione Liricamente e Daniele Rubboli, 07/07/2010

In breve:
Un ricordo affettuoso per due splendide voci della lirica italiana, per due "signori" del melodramma: il tenore Giacinto Prandelli e il basso Cesare Siepi scomparsi nei giorni scorsi di questa calda estate 2010.


Brevi cronache hanno annunciato, rubando spazio ai mondiali di calcio e a milioni di altre notizie di poco rilievo che non si dovrebbero raccontare, l'uscita di scena in punta di piedi di due giganti del teatro dell'opera: il tenore Giacinto Prandelli di Lumezzane (BS), che sperava di toccare la vetta dei 100 anni, ma si è fermato a quota 96, e il basso Cesare Siepi l'unico autentico Don Giovanni che abbia mai calcato un palcoscenico lirico.

Giacinto Prandelli - tenoreGiacinto Prandelli era nato il 14 febbraio 1914 e si è spento il 14 giugno u.s. nella sua casa milanese.
Tenore di fama mondiale debuttò nel 1942 a Bergamo, come Rodolfo nella Bohème di Puccini e cantò poi in varie altre città italiane calcando le scene dei più importanti palcoscenici nazionali e dei grandi teatri internazionali, come il Metropolitan di New York, San Francisco, Chicago, Buenos Aires, Lisbona, Montecarlo. Un vero tenore d'altra scuola che nel suo repertorio vantava circa 70 opere di eccellenti compositori - Mozart, Donizetti, Verdi, Massenet, Puccini, Giordano, Cilea, Zandonai, financo ai contemporanei Poulenc e Honegger- che aveva interpretato a fianco dei più celebri colleghi del suo tempo diretto dai grandi maestri del passato

Cesare Siepi - bassoCesare Siepi era di Milano e ha chiuso la sua splendida avventura terrena a 87 anni, il 5 luglio u.s., non superando l'infarto che lo aveva colpito il 26 giugno, mentre si trovava con Louellen, sua moglie, nella loro cosa di Atlanta (USA). Ha provato a rinviare l'appuntamento con Sorella Morte al Piedmont Hospital, ma la vecchia Signora non si è lasciata convincere dal fascino di questo Don Giovanni che, presala per mano, ha deciso di seguirla, questa volta per davvero con buona pace di Da Ponte e Mozart.

Nonostante i curricula di tutto rispetto, Prandelli e Siepi non raggiunsero mai la vasta notorietà di altri colleghi, in virtù di un atteggiamento più attento alla musica ed all'Opera più che al proprio divismo personale: due autentici "signori" del melodramma.
Due artisti che sapevano cantare a fior di labbra e in scena irroravano nobiltà, nei gesti e negli accenti.

Una nobiltà, quella di Prandelli e Siepi, frutto di istinto e di studio.
Da qui l'immediatezza delle loro interpretazioni illuminate da un realismo che resta la magia del gioco musicale teatrale.

Dei due Signori del melodramma racconta un ricordo il musicologo Daniele Rubboli:
"Con Giancinto Prandelli ci siamo incontrati alcune volte, sempre in occasioni musicali, e l'ultima è stata in autunno, al Teatro Dal Verme, quando ho condotto la commemorazione di Giuseppe Di Stefano ne lui era in prima fila con l'inseparabile elegantissima, dolcissima moglie.
Con Cesare Siepi il rapporto è stato piu' intenso.

Non solo l'ho ammirato nelle sue ultime recite italiane allo Sferisterio di Macerata, in un "Barbiere" con la Horne, per il quale lo aveva scritturato il mio indimenticato amico Carlo Perucci, ma il suo ultimo Concerto Cesare Sipei lo ha tenuto per me e con me, al Teatro Carani di Sassuolo il 21 aprile 1989, quando ancora quel teatro poteva vantarsi di essere diretto da Roberto Costi, assurda vittima dell'ottusità politica imperante.

Fu una giornata magica.

Cesare Siepi salì in auto con me a Milano e assieme raggiungemmo Sassuolo.
Al pianoforte ci aspettava l'amico comune Leone Magiera.
E Siepi mi fece sognare.

La voce era ancora morbida, vellutata, e la dizione pulita, chiara, per una parola sempre ricca di giusti colori, perfettamente incastonata nell'architettura musicale che stava interpretando.
Non ricordo quale premio gli consegnai: probabilmente il Verdi d'Oro, che al Carani diedi anche a Mario Del Monaco .
Ricordo zoppicava leggermente: aveva sofferto per problemi ad un'anca e mi parlava di una prossima operazione aggiungendo che se non avesse risolto questo problema non si sarebbe mai piu' presentato in pubblico.
E così fece.

Non volle che quel pubblico che lo aveva sentito cantare alla Scala, teatro che l'ebbe in cartellone fin da quando aveva 19 anni (sic!), mentre saltava da un tavolo mall'altro per dar follia di vita a Don Giovanni, lo ritrovasse adesso claudicante.
Per questo smise di cantare.

Per questo si rifugiò ad Atlanta, la città che ha dato al mondo la Coca Cola nello stesso anno in cui Puccini ci donava "Bohéme", e non lo abbiamo mai piu' rivisto nè ascoltato.
Così mi porto dentro, da 21 anni, la sua alta figura di bellissimo uomo, perfetto come sciupafemmine... anche se forse non lo fu, con l'eco di un paio di romanze d'opera e soprattutto ricami di pagine di Tosti come "L'ultima canzone" , e ancora "Visione veneziana" di Brogi.
"

Per non dimenticare la raffinatezza della loro arte vi proponiamo l'ascolto di due video.
 

Giacinto Prandelli - G. Puccini - Manon Lescaut - Donna non vidi mai - Registrazione RAI 1956

Cesare Siepi - G. Verdi - Simon Boccanegra - Il lacerato spirito - Registrazione dal vivo 1985

 
 
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