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Recensione opera Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti alla Semperoper

William Fratti, 12/07/2010

In breve:
Dresda(Germania), 12/06/2010 - La Semperoper, in forma di concerto, ha presentato Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti, diretta da Andriy Yurkevych.



Nonostante la quasi totale distruzione della città e dei suoi monumenti storici, avvenuta nella notte del 15 febbraio 1945, l'antica capitale della Sassonia non ha mai dimenticato la propria secolare cultura musicale e ricopre ancora oggi uno dei primati mondiali in questo campo.

La Kreuzkirche, costruita accanto alla piazza dell'Altmarkt tra il 1764 e il 1800, è la sede del Coro della Croce che vanta una tradizione di oltre 700 anni. Arsa nell'incendio seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, è stata riaperta al culto nel 1955 e gli uffici religiosi sono spesso cantati e suonati da musicisti eccellenti.
Sabato 12 giugno alle ore 18, la preghiera dei Vespri è stata accompagnata dalla Cappella Musica Dresden, un ensemble di professionisti della Schsischen Staatskapelle Dresden, con Ulrike Scobel e Heide Schwarzbach ai violini, Titus Maack al violoncello e Christoph Bechstein al contrabbasso dall'organista Holger Gehring e dal soprano Barbara Christina Stende, che si sono esibiti nella Suonata in Si bemolle KV 68 e nella Suonata in Do KV 328 di Wolfgang Amadeus Mozart, nel Gloria e nel O qualis de coelo sonus HWV 239 di Georg Friedrich Hndel. La chiesa colma di turisti, al termine della funzione, ha salutato calorosamente gli eccellenti esecutori.

Lucrezia Borgia
di Gaetano Donizetti andata in scena in forma di concerto alla Semperoper, diretta dalla bacchetta di Andriy Yurkevych sul podio della Schsischen Staatskapelle Dresden, che ha saputo amalgamare la giusta dose di cromature e sfumature con l'intensità drammatica dell'opera del compositore bergamasco, guidando un'orchestra sempre sull'attenti, precisa e assolutamente pulita nel suono, perfettamente miscelata al Chor der Schsischen Staatsoper Dresden diretto da Christof Bauer.

Edita Gruberova
ha eseguito il ruolo di Lucrezia con l'energia e la presenza scenica che poche colleghe sanno eguagliare, lasciandosi andare ad una mimica e ad una gestualità che, nonostante il piccolo spazio del proscenio, non hanno fatto rimpiangere la mancanza di costumi e scenografie. La particolarità e l'eleganza della sua linea di canto, oggi intrisa di tinte leggermente più scure, ed un fraseggio particolarmente espressivo, fanno del soprano slovacco una delle migliori interpreti del belcanto. L'aria di sortita "Tranquillo ei posa Com' bello, quale incanto" sinceramente toccante, ricca di colori squisiti e di filati raffinati e nel finale primo raggiunge una drammaticità notevole, che si fa sempre più carica ed emozionante col procedere della vicenda, fino al tragico finale, quando Lucrezia non riesce a salvare il figlio. In "M'odi, ah! M'odi" la Signora Gruberova si spinge all'apice, commovente e struggente nell'interpretazione, eccezionale nel canto, con un'esecuzione in perfetta sintesi tra lirismo patetico e colorature belcantiste, fino ad "esplodere" nella "catarsi" conclusiva con la cabaletta "Era desso il figlio mio", forse discutibile nello stile un po' troppo marcato, ma certamente memorabile.

Jos Bros
, esperto del repertorio serio donizettiano, è un Gennaro molto efficace, dal timbro chiaro e morbido. I duetti con Lucrezia sono particolarmente degni di nota e mostrano una certa raffinatezza nella linea di canto del tenore spagnolo, che sa dosarsi senza passare i limiti di una prova adeguatamente lineare e generosa, confermandosi uno dei migliori esecutori di questo ruolo.

Michele Pertusi
è un Don Alfonso imponente ed autorevole, oltreche nobile ed elegante. Le doti interpretative, le qualità vocali e la tecnica importante che da sempre contraddistinguono il basso parmigiano, in quest'occasione sono mostrate in primissimo piano. L'esecuzione in forma concertistica non danneggia l'attore, anzi ne accentua lo stile, tanto nell'espressività quanto nel gesto. Dal punto di vista musicale il Maestro Pertusi, costantemente attento alle sfumature e agli accenti, in un continuo processo di analisi e ricerca, si conferma essere un professionista di altissimo livello. "Vieni, la mia vendetta Qualunque sia l'evento" eseguita da manuale e la lunga scena con Lucrezia e Gennaro raggiunge un'intensità notevolmente emozionante.

Silvia Tro Santaf
è un Maffio Orsini di prim'ordine. La sua voce calda e ombrosa, ma non eccessivamente scura, svolge con morbidezza e duttilità le belle pagine del personaggio "en travesti". Nel racconto "Nella fatal di Rimini" dimostra di possedere acuti ben saldi e un registro grave robusto e mai appesantito, mentre nella canzone "Il segreto per esser felici" mette maggiormente in luce una buona tecnica nei virtuosismi.

Accanto ai quattro eccellenti protagonisti, tutti i comprimari sono meritevoli di lodi: Benjamin Bruns, Christoph Pohl, Ilhun Jung, Aaron Pegram, Tomislav Lucic, Tom Martinsen, Matthias Henneberg.
 
 
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