Gli studi Il mio trascorso è invero assai comune a quello
di tutti coloro che si apprestano ad approfondire l'argomento
“canto”. Ho cominciato frequentando il
conservatorio, periodo che ricordo con grande nostalgia perché
mi tornano in mente tutte le speranze, i dubbi, i sogni….. Sono ricordi
teneri di chi sente di essere nel tempio della musica e di
essere privilegiato nel poter respirare l'aria pregna di
phatos, nel poter ascoltare i dotti che ti raccontano la
storia della musica, che ti guidano all'ascolto di sonorità per te inedite, di
pendere dalle labbra di chi, secondo te, è deputato al tuo apprendimento.
Col senno di poi, posso dire che bisognerebbe studiare in età più matura per
apprezzare al meglio ciò che ti viene proposto e se potessi, mi piacerebbe tanto
ascoltare chi ne sa più di me e imparare ancora tante cose perché, credetemi,
aveva ragione il grande Beniamino Gigli quando asseriva che
occorrerebbero due vite: una per imparare e l'altra per cantare.
Torniamo al conservatorio che è il luogo che dovrebbe metterti in condizioni
di imparare e sperimentare. Ai miei tempi già si creavano fazioni
tra le varie classi di canto (peraltro malviste da tutti gli
strumentisti che ci ritenevano una categoria di presuntuosi ignoranti!) ma
nonostante tutto era un bel periodo. Si studiava, o meglio, studiavo tanto
perché i miei insegnanti erano molto esigenti
e non finirò mai di ringraziarli per questo; tutto quello che mi ha fatto
diventare musicista, prima che cantante, me lo hanno istillato loro con la loro
serietà e la loro esperienza. Ho avuto ottimi insegnanti di Storia,
Letteratura, Armonia (questi un po' singolare in verità), Pianoforte,
Arte Scenica ed anche Musica da camera. Guardo indietro e mi sento
fortunata ad aver avuto insegnanti che si sono presi cura della mia istruzione;
tutto torna.
Adesso seguo i miei ragazzi in tutti i percorsi dei loro studi, posso
consigliarli, guidarli ed anche accompagnarli in percorsi che normalmente un
insegnante di canto non fa. Devo dire che un grosso apporto alla mia cultura
è stato dato dall'Accademia che ho frequentato per 3 anni
guidata dai migliori maestri a disposizione all'epoca.
Accompagnatori, direttori d' orchestra, spartitisti di
prim'ordine mi hanno insegnato come si affronta lo studio di una romanza e
quello di un ruolo completo, preparatori atletici hanno controllato i livelli di
stress e come dominare le pulsazioni alterate dal terrore da palcoscenico e
l'insegnante di arte scenica, mi ha insegnato a guardare, vedere e ascoltare
tutto con spirito nuovo, e quanto sia importante l'animo di una persona, quanto
sia bello darsi agli altri attraverso la musica. Anche questo cerco di
trasmetterlo ai miei ragazzi. Ci riesco? Bisognerebbe chiederlo a loro.
Le prime esperienze di lavoro
Una grande scuola per me, è
stato anche il coro che mi ha dato lavoro nei primi anni del mio percorso.
Essendo un coro di alto livello, mi ha permesso di ascoltare dal vivo voci
come quelle di J. Carreras, E. Marton, G. Dimitrova, F. Cossotto, P.
Cappuccilli, M. Caballè, M. Horne, R. Bruson, R. Kabaivanska, L. Valentini
Terrani, G. Giacomini, L. Serra e tantissimi altri che non posso
elencare tutti ma come si può osservare, si parla dei
Grandi della lirica che ancora oggi prendiamo a
modello. Tutto è servito per ascoltare, confrontare, paragonare, farmi una
idea di cosa volesse dire essere un Grande.
Vederli in prova sul palcoscenico, conoscerli, ascoltarli ha senz'altro
arricchito il mio bagaglio culturale di linfa nuova, di nuovi obiettivi da
raggiungere, di speranze. Figuratevi che molti di questi personaggi
si mettevano a disposizione, nei momenti di riposo, dei giovani
che volevano farsi ascoltare e davano dei pareri sul repertorio, sul modo di
interpretare sul sistema tecnico, sulla respirazione. Queste
persone si sedevano tranquille ad ascoltare tutti i disperati che chiedevano
anche solo un consiglio ed elargivano aneddoti personali e pillole di saggezza
senza chiedere nulla in cambio se non la riconoscenza dei poveracci che
credevano di essere stati miracolati dal sorriso di queste persone.
Tutto
ciò avveniva anche grazie a qualche maestro sostituto che si prendeva la briga
di chiedere al Grande di turno una mezza giornata per ascoltare
e loro erano felici di vedere tutti questi giovani di belle speranze e
quand'anche il responso non era del tutto positivo, c'era pur sempre una parola
di incoraggiamento ed un sorriso per gli occhi pieni di lacrime di chi vedeva
crollare il suo castello di carte. Bei tempi quando sperare non
costava nulla… Oggi anche i sogni costano e
tanto. Mi ritengo fortunata di aver vissuto in prima persona gli ultimi
attimi di umanità del mondo lirico e se posso essere sincera sarà molto
difficile tornare ai tempi in cui l'umiltà non era solo un concetto da
sciorinare ai giornalisti ma uno stile di vita.
Amo la musica, il canto e tutti coloro che vogliono imparare non per
business ma per….amore.
E voi? Che state facendo per l'amata Arte? |