Se avessi la santita' di Don Camillo, e potessi parlare con Gesu', gli chiederei se non parrebbe anche a lui che sono un po' troppi gli eroi del melodramma che in questo 2010 ha chiamato alla Casa del Padre.
Il giorno di ferragosto, all'ospedale di Guastalla, s'e' incamminato verso i cori egli angeli anche Franco Tagliavini da Novellara, tenore eroico, gran signore sulle scene musicali e nella vita.
E forse Gesu' chiederebbe a me se mi pareva giusto che quel campione di bella voce ed elegante presenza, al quale erano stati donati tanti talenti che certo non aveva sciupato, dovesse continuare a soffrire come ormai gli accadeva da dieci anni.
Una sofferenza che l'aveva segnato in volto e in tutta la persona facendogli fare vita sempre piu' ritirata con brevissime, faticose apparizioni in pubblico concesse solo agli amici del suo club, il Circolo Lirico Franco Tagliavini che Bruno Orlandini gli aveva creato a Novellara, onorando il nome di questo artista del glorioso passato, con una attivita' di associazionismo musicale ricca di vitalita'.
Una vitalita' che, a causa del morbo di Parkinson, aveva da tempo abbandonato Franco Tagliavini il quale, operato di prostata, era anche caduto dal letto dell'ospedale procurandosi la frattura del femore. Nuova degenza e fatali disfunzioni polmonari che il 15 agosto gli hanno interrotto da vita.
Aveva 75 anni.
Martedi' 17, nel pomeriggio, accompagnato dalla bandiera listata a lutto del suo Lirica Club, e da una autentica folla di colleghi e melomani avvertiti tempestivamente da Bruno Orlandini, e dalla stessa Signora Tagliavini, il tenore reggiano e' stato accompagnato al Cimitero di Novellara, dopo una partecipata funzione religiosa, per riposare accanto ai genitori e alla tomba della sua mitica insegnante, il soprano Zita Fumagalli Riva che lui aveva ospitato e accudito fino a 100 anni, quando mori', non molto tempo addietro.
Personalmente ho precisi ricordi di questo tenore alto e atletico che in teatro fu un esemplare Maurizio Conte di Sassonia, in tante recite di "Adriana Lecouvreur" al fianco dell'amica e compagna di studi, Raina Kabaiwanska, sempre alla scuola della Fumagalli Riva.
Ricordo le ovazioni che l'Arena di Verona tributava alle sue interpretazioni verdiane, eco degli applausi che quel ragazzone di Novellara aveva saputo meritare in tutti i teatri del mondo, facendosi amare dal pubblico per quel suo vivere il teatro senza enfasi, da uomo semplice che rifuggiva da ogni divismo.
Ricordo perfettamente quando, al Regio di Parma, dopo una recita pomeridianadi "Adriana", mentre tutti facevano la fila per avere l'autografo della Kabaiwanska, lui gia' cambiato, con la valigia in mano, al braccio di suo padre, sgattaiolava via salutando frettolosamente, ma gentilmente, qua e la', per tornarsene a casa al piu' presto.
Le registrazioni della sua voce, raccolte dal Circolo Lirico che porta il suo nome, sono la testimonianza della bellezza della sua voce e dell'autorita' della sua arte interpretativa. Sono certo che al piu' presto Bruno Orlandini e i suoi collaboratori ne cureranno le ristampe perche' di Franco Tagliavini non si perda la memoria.Se il sindaco di Novellara e la giunta comunale volessero compiere un atto di giustizia, dovrebbero immediatamente intitolargli il delizios teatrino seicentosco della Rocca, dove grazie a Orlandini sono stati ospitati tutti i grandi colleghi di Franco e gli sono stati presentati i giovani emergenti che della sua stessa vocazione vogliono fare lo scopo della propria vita.
E per gli eroi del palcoscenico di ieri, per i giovani cantanti di oggi, e per il pubblico di ieri, oggi e domani: lunga vita alla musica lirica! |