In breve: Durante queste vacanze estive sotto l'ombrellone, in cima alla montagna, al lago o in campagna, non perdetevi questa deliziosa sopresa che abbiamo preparato per i nostri appassionati lettori: l'elegante intervista che ci ha rilasciato il celeberrimo soprano Raina Kabaivanska.
In questo piacevole colloquio ci ha raccontato dei suoi esordi e della sua
carriera da cantante e da insegnante di canto.
Ci ha trasmesso la "morale" della vecchia scuola di canto all'italiana, con
un'eleganza e una chiarezza espositiva da grande signora e artista qual è.
Oltre 400 recite di Tosca e di Madama Butterlfy e un repertorio
vastissimo che vanta anche autori del '900:
Raina Kabaivanska in oltre cinquant'anni di carriera ha calcato i più importanti
templi della lirica mondiale a fianco di illustri colleghi riscuotendo sempre ampli consensi di pubblico e di critica per l'eccellenza della
sua arte.
Con la sua voce e i suoi pensieri in questa intervista ci trasmette tante emozioni
e un sapere fine e raffinato, degni di una delle più grandi cantanti degli
ultimi tempi.
Oggi sente il dovere di tramandare alle nuove generazioni la sua vasta
esperienza e la vecchia scuola di canto all'italiana, pertanto dedica molto del proprio tempo alla formazione dei giovani
cantanti.
In particolare, nel prossimo settembre Raina Kabaivanska sarà docente
alla New Bulgarian University
nella decima edizione della masterclass che
ogni anno tiene presso l'ateneo di Sofia e che offre importanti opportunità ai
giovani cantanti di tutto il mondo, sostenuta da sponsor che elargiscono borse
di studio ai migliori studenti.
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sul seguente link per ascoltare l'intervista, attendendo, però, che il file venga scaricato):
Intervista a Raina Kabaivanska (9 MB)
1) Innanzitutto a nome della redazione e di tutti i lettori di
Liricamente, la ringrazio molto per la sua disponibilità.
Come sono stati i suoi esordi nel mondo della lirica? E' una storia molto, molto lunga. Comincia nel 1957: ho debuttato in
Bulgaria, a Sofia, nel ruolo di Tatiana nell'opera Eugene Onegin di Tchaikovsky.
Dopodichè, con una borsa di studio sono arrivata in Italia e la mia strada è
stata abbastanza facile perchè forse ero anche abbastanza dotata.
Nel 1959 debuttavo anche in Italia, ne Il Tabarro di
Giacomo Puccini a Vercelli, dove avevo studiato.
Quindi sono più di cinquant'anni che io canto.
Il mese scorso ho fatto a Siena un'operina deliziosa di Nino Rota, che dura solo
14 minuti ,con una musica bellissima: La scuola di Guida, con il maestro
Giuseppe Sabbatini.
Ora ho settantacinque anni e mezzo e alla mia età non è raccomandabile cantare,
perchè non tutti i giorni si è in forma e si sta bene. La voce non è più quella
di cinquant'anni fa... nemmeno di trent'anni fa... e a dir la verità nemmeno di
cinque anni fa! La voce sta invecchiando con il corpo, però, insegnando, ho
approfondito anche la mia tecnica e adesso riesco a fare cose che prima non
avrei nemmeno immaginato. Insegnando, ho acquisito delle competenze tecniche e
scoperto delle potenzialità delle corde vocali che non avrei mai sospettato.
Devo confessare che mi piace moltissimo insegnare, e mi piace il contatto con i
giovani.
Trovo un mio dovere e un dovere di tutta la mia generazione di cantanti il
tramandare ai giovani la nostra esperienza, il nostro sapere.
Ho constatato che negli ultimi anni in Italia la nostra "vecchia" scuola "all'italiana"
non esiste quasi più.
Senza voler polemizzare, trovo che oggi gli insegnanti privati o dei conservatori
rare volte sono stati cantanti validi e io penso che solamente un'esperienza
lunga (quindi una carriera importante) possa essere di aiuto ai giovani.
In questi anni di insegnamento sono molto soddisfatta perchè tanti miei allievi
stanno già facendo carriera.
C'è, però, da ammettere che la carriera del
cantante per i giovani di oggi non è assolutamente facile perchè i teatri sono
molto pochi, il lavoro è pochissimo.
Il tempo del melodramma sembra passato. Viviamo in un'altra epoca: probabilmente nell'epoca
della tecnologia, di internet, dei computer, in cui il canto rimane in secondo piano. Noi ci curiamo soprattutto della parte tecnologica, della parte esteriore,
ma io penso che si debbano curare anche le necessità dell'animo umano.
E l'animo ha bisogno anche di bellezza, dell'arte, della musica. Io penso che la
voce umana sia proprio uno strumento epidermico, che entra nella pelle, ma non
solo nella pelle.... Entra nel cuore e ha la capacità di emozionare.
Perchè perdere una tradizione così importante per l'Italia?
L'Italia è considerata in tutto il mondo la culla del Belcanto. SALVIAMOLO.
Facciamo il possibile che le nuove generazioni conoscano e applichino le vecchie
regole del bel canto.
Ecco perchè penso sia mio dovere andare avanti.
Io sono molto proiettata nel futuro. Non sono di quei cantanti vivono nel
passato, nei ricordi, nelle foto, nelle registrazioni.
No, per me il passato è andato. La nostra arte è un'arte che si perde nello
spazio, perchè quello che abbiamo fatto, nel momento in cui si fa è già sparito.
E' vero, rimane la registrazione, ma è un'arte fantasma, che sparisce subito. E
allora bisogna guardare al futuro. Io mi sono buttata alle spalle il mio passato
glorioso e sono proiettata al futuro con i miei giovani.
Ora mi trovo a Siena
all'Accademia Chigiana e tengo un corso da molti anni con giovani pieni di
talento. Non è vera la leggenda che non ci sono più giovani di talento: ci sono,
sono tanti, ma hanno
bisogno di qualcuno che indichi loro la strada giusta.
2) Il mese prossimo
tornerà in Bulgaria presso la New Bulgarian University nella quale terrà la
decima edizione della masterclass a Sofia. Quali sono le sue aspettative nei
confronti dei suoi allievi, cosa chiede loro, e per contro, cosa insegna loro,
cosa trasmette?
Anche quest'anno in settembre vado in Bulgaria a tenere una masterclass a
giovani provenienti da tutto il mondo.
Questo master è ben organizzato dalla Nuova Università Bulgara. Abbiamo
sponsorizzazioni, quindi, possiamo dare delle borse di studio ai giovani talenti.
In questi anni abbiamo dato molte borse di studio a cantanti che oggi sono in
carriera, come ad esempio a Veronica Simeoni, mezzosoprano che canta ovunque, al
tenore Andrea Caré.
Qui a Siena, per esempio, ci sono tre ragazzi bulgari che stanno studiando
all'accademia grazie alla borsa di studio del mio fondo.
Questi ragazzi hanno la possibilità di studiare anche successivamente con me in
Italia.
Cosa insegno?
Tutti i ragazzi hanno bisogno di consigli tecnici, perchè come ho già detto, le
vecchie regole della scuola italiana sono un po' dimenticate.
Io sono stata
molto fortunata perchè, arrivando in Italia nel 1958, ho avuto modo di studiare
con i "vecchi" maestri, che erano i custodi della vecchia scuola all'italiana.
Io ho studiato in Italia con la signora Fumagalli, grande cantante di
fine '800, inizi '900. Poi sono andata negli Stati Uniti ed ho studiato con la
grande cantante Rosa Ponselle, un nome storico, in Italia ho studiato
anche con Rodolfo Celletti, grande teorico del bel canto.
Inoltre, siccome per carattere sono molto curiosa, chiedevo sempre ai miei
colleghi: "Come risolvi questo passaggio?", "Come fai nella frase tale....?",
soprattutto ai colleghi tenori. Per esempio, mi confrontavo spesso con Luciano
Pavarotti e chiedevo: "Come fai questi passaggi? Dov'è il passaggio del tenore?"
e lui mi ha spiegato come fare, perchè era un gran conoscitore della tecnica.
Quindi, io lavoro prima di tutto sulla tecnica, perchè anche l'emozione nasce
dalla tecnica. Quando si ha una tecnica sicura si può esprimere con la voce, ma se uno è
preoccupato per le note, come fa ad interpretare?
Quindi, prima di tutto serve una tecnica giusta!
Cosa significa una tecnica giusta?
Risale ancora dal '700 e sono le regole d'oro: della respirazione, del libero
passaggio della colonna sonora, della libertà della gola, della laringe abbassata, affinchè la colonna d'aria trovi un passaggio libero per giungere alla maschera.
Cos'è la maschera?
La maschera sono le risonanze, che offre la nostra natura.
La nostra voce cantata non è una voce naturale, è una voce artefatta, che trova i
"microfoni" naturali nella maschera per essere ampliata e poter raggiungere
grandi distanze.
Io lavoro molto, quindi, sulla tecnica e poi anche sull'espressione musicale, sulla
fedeltà al compositore.
Tutto quello che è stato scritto va eseguito.
Se si
esegue tutto quello che il compositore ha annotato e scritto, il personaggio esce fuori da
solo, perchè nella musica c'è già la drammaturgia e il pensiero del compositore.
Assieme a queste nozioni tecniche insegno anche la "morale", l'"etica" della
nostra generazione che era abbastanza severa. Noi siamo cresciuti con un senso del dovere nei confronti del pubblico: noi
siamo al servizio del pubblico e servitori fedeli del pensiero del compositore.
Quello che io chiedo ai miei ragazzi è "dare emozione", dare tutto, non
risparmiare, non essere avari. Nell'arte bisogna essere generosi. Bisogna dare
il 200% per far emozionare e far vivere al pubblico la bellezza della musica.
3) Ci racconta un aneddoto particolare nel quale ha fatto emozionare il suo
pubblico? Io sono abbastanza smemorata e non vivo di ricordi, però ricordo il mio
addio alla Madama Butterfly all'Arena di Verona molto emozionante. Non mi chieda
quando, perchè non me lo ricordo!
Alla fine della recita, tutta l'arena di Verona era in piedi ad applaudirmi per
lunghi minuti. In quel momento ho pensato: valeva la pena fare tutti i sacrifici
che ho fatto e darmi al pubblico come ho fatto tutta la vita.
4) Quanti sacrifici deve
fare un cantante? Abbastanza.... Moltissimi!!!
Prima di tutto bisogna essere preparatissimi. Oggi giorno non si perdona niente.
Dico ai miei ragazzi: "Vi vogliono anche belli" e quindi a quelli più grassocci faccio
fare la ginnastica e faccio seguire una dieta, perchè le esigenze oggi sono
molto elevate.
Oggi bisogna saper e poter fare tutto, perchè non si canta solamente: bisogna
essere attori e spesso persino acrobati per rispondere alle esigenze dei registi
del nostro tempo.
5) Secondo lei, sono solo esigenze dei registi o anche
del pubblico? Secondo me, e questa è un'opinione personale, l'opera nasce in una certa
epoca e l'epoca si riflette sull'opera. E allora, perchè sradicarla dall'epoca?
Perchè cercare delle sovrastrutture che non appartengono al linguaggio
dell'opera? Perchè cercare di "modernizzare" l'opera?
Non è affatto necessario! L'opera ha il suo valore sublime che è inattaccabile e non va cambiato.
Il valore della musica, del canto umano, rimangono sempre quelli.
Io non dico di fare sempre le vecchie scene dipinte, però, trovo che anche nelle
scene dipinte di una volta si nascondeva tanta poesia.
6) E' un po' come se si volesse mettere una parrucca a Monnalisa per
modernizzare la Gioconda, perchè oggi vanno di moda altre acconciature! Esatto, ha capito il mio concetto!
7) Quali sono il suo peggior
difetto e il suo principale pregio? Io nasco sagittario e... sparo senza pensare! Mi escono battute anche
"feroci", e poi mi pento, ...ma è tardi!
Io ho rovinato anche alcuni rapporti di lavoro, perchè non riuscivo a frenare le
mi battutacce.
Questa mancanza di diplomazia, quindi, è il mio difetto più grande.
Oggi con la saggezza, sono diventata più prudente, ma quando ero giovane non mi
si fermava.
Il mio pregio...
Beh, direi la sincerità..., perchè una persona che sa
confessare un difetto simile dev'essere per forza sincera! Si, effettivamente dico sempre quel che penso e poi sono una persona
indipendente.
Sono uno spirito indipendente: io non ho mai fatto amicizia con i "capi". Non sono mai stata "amica" di
sovrintendenti o direttori d'orchestra. Io cantavo e fuggivo. E devo dire che
vivo molto serenamente.
Raina Kabaivanka in Tosca di Giacomo Puccini - Vissi d'arte, vissi d'amore, ruolo che ha cantato in oltre 400 recite in tutto il mondo
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