In breve: Nel mese di ottobre, a Milano, da alcuni anni viene organizzato un concorso di canto dedicato al celeberrimo soprano Maria Maddalena Olivero, in arte Magda Olivero.
Il prossimo 25 marzo l'artista giungerà allo straordinario traguardo dei 101 anni. In questa speciale intervista ci ha raccontato quanto è stato difficile e tortuoso il suo percorso di studi, seppur sostenuta dalla famiglia. Ringraziandola per la sua squisita disponibilità, lasciamo ai nostri lettori il piacere di ascoltare le emozioni che una grande artista ci ha saputo trasmettere con le sue parole.
Nel mese di ottobre, a Milano, da alcuni anni viene organizzato un concorso
di canto dedicato al celeberrimo soprano Maria Maddalena Olivero, in arte
Magda Olivero.
Il prossimo 25 marzo l'artista giungerà allo straordinario traguardo dei 101
anni. Calcando palcoscenici dei principali templi lirici mondiali, Magda
Olivero, con il suo secolo di vita, è stata protagonista del secolo che ci
ha portati al nuovo millennio.
Stimata dal grande pubblico, dai colleghi, dai direttori d'orchestra e dai
compositori per la sua arte, la sua voce e le sue straordinarie doti
interpretative (Francesco Cilea, prima di morire, chiese di poter
ascoltare ancora una volta Magda Olivero interpretare la sua Adriana
Lecouvreur), oggi è ancora una donna estremamente impegnata, attiva e
disponibile a trasmettere i valori della sua arte a chiunque le chieda
consiglio.
In questa speciale intervista ci ha raccontato quanto è stato difficile e
tortuoso il suo percorso di studi, seppur sostenuta dalla famiglia.
Ringraziandola per la sua squisita disponibilità, lasciamo ai nostri lettori il
piacere di ascoltare le emozioni che una grande artista ci ha saputo trasmettere
con le sue parole.
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Intervista a Magda Olivero
(15,7 MB)
Signora Olivero, innanzitutto grazie per la sua squisita disponibilità,
ci racconta com'è stato il suo percorso di studi? Fin da bambina cantavo e facevo concerti, avevo grande facilità e
musicalità. Ricordo che nel teatro della parrocchia di Santa Barbara a Torino
cantavo spesso una canzone il cui ritornello era "Si, si, presto celebre sarò
- il mio nome a caratteri cubitali scritto vedrò", ed ero sempre seguita da
mia madre che non metteva freni al mio desiderio di cantare e recitare in
parrocchia.
Proprio fin da piccola piccola, da quando avevo tre anni, ero tanto amata dalla
mia famiglia ed ero l'ultima di quattro sorelle: mi mettevano su una sedia, loro
suonavano e io cantavo a squarciagola.
Quanto è stato importante il supporto della sua famiglia per la sua
carriera? Mi hanno sempre supportata e aiutata finanziariamente.
Disgraziatamente intorno ai tredici anni ho iniziato a studiare con le
insegnanti.
Con la prima ho studiato un po', ma poi è partita e mi ha lasciato allo stato
brado.
La seconda era diplomata al conservatorio Santa Cecilia di Roma, sembrava che
conoscesse tutti i segreti della lirica, della voce, invece è stata disastrosa,
perchè mi ha rovinato la voce: mi ha fatto studiare prima da soprano, poi da
mezzosoprano, poi da contralto. Mi ha proprio distrutta vocalmente e anche
finanziariamente è stata una grossa spesa.
Fortunatamente, però, avevo delle corde vocali fortissime che hanno subito
questo orrendo trattamento non hanno riportando danni, ma la mia impostazione
vocale era tutta sballata.
Poi ho cominciato con un'altra insegnante che aveva cantato tanto in Italia e
all'estero, ma i risultati non cambiavano, quindi un giorno mio padre mi chiese
se veramente volevo continuare ancora con il canto e io risposi che volevo
iscrivermi al conservatorio solo per studiare pianoforte! Mio padre disse: "meno
male, così non parliamo più di voci". E poi sarebbe stato un sollievo anche da
un punto di vista finanziario, perchè per le lezioni di canto spendevo molti
soldi, non erano gratis!
Io credo però che ognuno di noi ha un destino. Lo stesso giorno, mio padre, che
era magistrato, camminando per strada incontra il sindaco di Torino e così
parlando gli disse che era una giornata storta spiegando che io ero costretta ad
abbandonare il canto, perchè ero stata sfortunata con le insegnanti che mi
avevano preso tanti soldi e mi avevano rovinato la voce. Il sindaco gli disse
che era in contatto con la direzione della Rai, pertanto avrebbe fatto un bel
biglietto di presentazione che io avrei dovuto presentare alla direzione per
avere il parere di maestri esperti e capire meglio in che condizioni ero
ridotta.
Così fece.
Lasciò un biglietto molto bello e io lo portai a Trino, alla direzione della
Rai.
Dopo due o tre giorni mi fissarono un'audizione ed io ero molto contenta.
Il giorno stabilito mi presentai per l'audizione presentando tre romanze che non
ricordo. C'erano il pianista e la giuria composta da tre persone, il più
importante era il maestro Tansini che aveva già una certa età. Mi esibii
nella prima romanza e poi mi fecero cantare anche la seconda. Quando finii mi
dissero "grazie tante e arrivederci".
Quando uscii il maestro Tansini cominciò a dire: "Basta con queste storie! Ma
cosa vuole questa che non ha né voce né musicalità, non ha niente di niente. E'
una cosa indecente che ci faccia perdere tempo".
Destino di una cantante
C'è però un destino nella nostra vita: quel giorno passava nel corridoio
il maestro Gerussi e, sentendo la mia voce, entrò nella sala delle
audizioni e mi ascoltò. Quando cominciò la tragedia del maestro Tansini,
lui si avvicinò e disse: "Per me avete tutti torto, perchè questa ragazza
possiede la voce, possiede ogni possibilità per diventare una grande cantante,
ma hanno avuto l'abilità di rovinarla completamente mettendole dentro la voce..."
e disse tutti i difetti che io avevo e poi soggiunse "io vorrei provare ad
educarla".
Il maestro Tansini gli rispose "Gigino, se tu vuoi perdere il tuo
tempo, perdilo".
Quindi mi telefonarono e mi chiesero se io avrei accettato di studiare con il
maestro Gerussi. Io non sapevo chi fosse, però mi dissero che era un maestro
bravissimo, quindi andai.
Alla sua sola presenza, nel suo studio, cantai una romanza e lui mi disse: "Senti,
hai il coraggio di ricominciare da capo a studiare, dimenticando il tuo tragico
passato e arrivare a saper respirare e sostenere?" Respirare e sostenere?
Nessuno mi aveva mai parlato di respirazione e di sostegno, non sapevo niente,
ero all'oscuro completo. "Se vuoi studiare con me io sarei felice di aiutarti
a ritrovare la tua voce e portarti avanti nello studio". Io risposi: "Senz'altro.
Domanderò ai miei genitori se mi danno il consenso".
A casa raccontai di questa audizione e mio padre mi rispose: "Gesù Cristo
cadde tre volte sotto la croce e poi è risorto. Tu sei caduta tre volte sotto
quelle dannate maestre, chissà che non sia la volta che questo maestro sia la
tua resurrezione!". E fu così che accettai di studiare con il maestro
Gerussi: non le dico la mia sofferenza e la mia disperazione, perchè respirae e
sostenere che sono le cose più semplici del mondo, io non riuscivo a farle,
perchè ero rovinata dentro.
Il maestro fu severissimo, tanto che un giorno, presa dalla disperazione gli
dissi: "Maestro, io non ce la faccio più, non ce la faccio", lui mi
guardò e disse: "Guarda, anche se puoi muori lì, a me non importa niente,
muori pure, però prima di morire mi devi fare questo vocalizzo". Facevo i
vocalizzi nota per nota. Si misero in azione tutti quei muscoli che io non avevo
mai adoperato, ma che sono alla base della tecnica del belcanto, pertanto
tornavo dalle lezioni con il torace tutto indolenzito.
Ebbi però il coraggio di andare avanti e piano piano arrivai a fare dei
meravigliosi esercizi, a saper cosa voleva dire respirare e sostenere. Ho
continuato a studiare sempre con il maestro Gerussi e sono arrivata a cantare le
prime brevi romanze, e a fare vocalizzi sempre più difficili, controllata al
massimo. E' stato davvero uno studio magnifico, che però mi è costato tanta
fatica.
Il primo concerto Un giorno mi disse: "Come premio, ti faremo fare un piccolo concerto
nella trasmissione del pomeriggio: canterai una romanza e ci sarà anche un
tenore che canterà a sua volta una romanza". Il maestro fu soddisfatto e mi
disse che ero stata brava, perchè avevo ricordato tutto, avevo respirato bene e
avevo reagito bene all'emozione.
Quello stesso giorno, il maestro Tansini era in teatro e, sentendo la mia
voce, si recò nella cabina di registrazione, ma io ero già uscita dal
palcoscenico. Chiese al tecnico chi fosse il soprano che aveva cantato, ma il
tecnico non mi conosceva. Il maestro Gerussi vide il maestro Tansini e gli andò
in contro salutandolo. Il maestro Tansini gli chiese: "Gigino, chi c'era qui
che cantava oggi?" e Gerussi rispose: "C'erano un soprano e un tenore"
e Tansini chiese: "Ma il soprano, chi era?" e Gerussi disse: "Perchè
mi fai questa domanda?" e Tansini spiegò: "Sai, ero in fondo al teatro,
ho fatto tutti i corridoi per venire a sentire bene questa voce che mi ha
colpito per il colore e per come cantava, ma sono arrivato tardi e mi
interesserebbe sapere chi era". Gerussi si mise a ridere e rispose: "Sai
chi è? E' quella famosa ragazza della quale tu dicesti che poteva cambiare
mestiere perchè non aveva né voce, né musicalità, né personalità. Allora, hai
cambiato parere?". Tansini rimase colpito, perchè si sentiva colpevole di
aver dato un giudizio tanto sbagliato e se l'avessi seguito non avrei mai più
cantato.
Il maestro Gerussi mi disse: "Io ho dovuto essere tanto implacabile perchè
dovevo riuscire ad agganciarti e a portarti rapidamente verso la strada giusta.
Non ti ho lasciata nel tuo nido, ma ti ho portato fuori dal nido per farti
trovare la strada giusta, per farti respirare e sostenere correttamente affinchè
tu potessi cantare." Da quel momento la mia carriera è stata in crescendo.
Ho continuato sempre a studiare con il maestro Gerussi e ricordo che il primo
spartito che ho studiato da soprano leggero perchè avevo una grande estensione,
arrivavo al fa sovraccuto.
Un debutto difficile
Ci fu anche un direttore d'orchestra, ormai morto pertanto non voglio
farne il nome, che voleva che studiassi con lui, che andassi a Roma a casa sua.
Siccome c'era qualcosa che non mi piaceva e che mi spaventava, feci finta di
niente e non ci andai. Lui si arrabbiò perchè non avevo eseguito i suoi ordini.
Visto che io non accettai di andare a studiare con lui, si vendicò
scritturandomi per il Lohengrin di Wagner. Io a quell'epoca cantavo repertorio
da lirico-leggero, pertanto il Lohengrin non sarebbe stato il mio repertorio. Il
maestro Gerussi disse "Però il maestro non doveva comportarsi in questa
maniera, se voleva vendicarsi doveva farlo in altro modo. Tu però devi accettare".
Io capii e accettai, mandai il contratto firmato al Teatro dell'Opera di Roma.
Dovetti iniziare a studiare da capo per la tessitura centrale. Ho fatto un
lavoro durissimo: tutti i giorni andavo a lezione per adattare la voce alla
partitura. Ho fatto un lavoro di precisione per non nuocere alle corde vocali.
Mi presentai il giorno in cui ero stata convocata per l'unica recita per cui ero
stata scritturata e non solo non venni accolta da nessuno, ma non ebbi nemmeno
la possibilità di fare una prova, perchè il maestro aveva deciso che avrei
dovuto andare in scena senza fare le prove.
Quello è stato il mio debutto e c'è voluto tanto coraggio.
Mi presentai alla recita vestita e truccata molto bene. La scena prevedeva che
io partissi molto in alto e scendessi una scala. Quando cominciai a scendere i
primi gradini, dissi "Signore aiutami, perchè se non mi aiuti, io cosa
faccio?" Sostenuta dalla fede e dal mio coraggio sono andata in proscenio.
Il tenore mi ha guardato, perchè non mi aveva mai vista, e io cominciai a
cantare l'aria di Elsa guardando quel direttore d'orchestra ed ebbi un
successo incredibile. Quel maestro, poi, si pentì amaramente!"
Poi ho continuato a studiare.
Ho studiato anche con il maestro Luigi Ricci di Roma che ha raffinato le mie
interpretazioni. E' stato il maestro delle piccole grandi cose, perchè mi curava
i piccoli particolari che sortivano grandi effetti.
Era molto conosciuto perchè era l'accompagnatore del tenore Gigli, e gli devo
veramente gratitudine infinita.
Lei è testimone di un secolo di lirica. Com'è cambiata l'arte dalla sua
epoca ad oggi? Lo posso descrivere con i colori: dal bianco luminoso e bellissimo al
nero fondo in cui non si vede più niente.
E' tremendo oggi.
Anche i conservatori, non vorrei parlar male, ma sento tanti ragazzi che vengono
a farsi ascoltare e sono diplomati con ottimi voti nei conservatori cui mi
rifiuto di dare consigli, perchè sono ridotti in condizioni tali che sono
irrecuperabili.
La ringrazio molto perchè da questa intervista abbiamo capito quali sono i
valori che l'hanno portato a diventare una pietra miliare della lirica mondiale:
il coraggio, la costanza, la determinazione, la voglia di studiare.
Quante opere ha debuttato? Molte, non ricordo. Ho cantato anche molte opere moderne, non mi sono spaventata
dalla musica così diversa dai grandi come Puccini, Verdi... L'ultimo spartito
che ho studiato è stato Der Besuch der alten Dame (La visita
della vecchia signora). Sono tre atti con una musica che non si può
imparare! Io cominciai subito a studiarla, non appena ebbi lo spartito e arrivai
a dire: "Questa è un'opera che non si può studiare". Il collega baritono
(un artista molto bravo) che doveva cantarla con me a Napoli me telefonò
disperato il giorno prima delle prove dicendomi che non ci capiva nulla... io
l'ho consolato dicendo che l'avevo studiata battuta per battuta ed era stato
difficile anche per me! Essere stata capace di imparare questo spartito mi fa
dire: sono stata proprio brava!
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