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La bohème di Giacomo Puccini al Teatro La Fenice

Redazione Liricamente, 02/03/2011

In breve:
Al teatro La Fenice di Venezia sara' in scena La bohème di Giacomo Puccini. La prima il 25 febbraio, in replica 1-2-3 marzo.


La bohème di Giacomo Puccini, sarà il secondo appuntamento della Stagione lirica 2011 scene liriche in quattro quadri su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica tratto dal romanzo Scènes de la vie de bohème di Henri Murger, in scena al Teatro La Fenice venerdì 25 febbraio 2011 alle ore 19.00 (turno A).
Rappresentata per la prima volta al Teatro Regio di Torino il 1º febbraio 1896, La bohème è il secondo successo drammatico del trentottenne Puccini (dopo Manon Lescaut, del 1893), e una delle opere italiane più popolari di tutti i tempi, che nonostante l'ambientazione parigina ben rappresenta una corrente importante della cultura italiana postunitaria.
L'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice saranno diretti da Juraj Valčuha e Matteo Beltrami nelle repliche del 1, 2 e 3 marzo .

Del cast faranno parte Sébastien Guèze (25-27/2-2-6-8-12/3) in alternanza con Gianluca Terranova (26/2-1-3-9-11-13/3) nel ruolo di Rodolfo; Seung-Gi Jung (25-27/2-2-6-8-12/3) in alternanza Damiano Salerno (26/2-1-3-9-11-13/3) nel ruolo di Marcello; Armando Gabba (25-27/2-2-6-8-12/3) in alternanza con Alessandro Battiato (26/2-1-3-9-11-13/3) in quello di Schaunard; Luca Dall'Amico (25-27/2-2-6-8-12/3) in alternanza con Gianluca Buratto (26/2-1-3-9-11-13/3) nel ruolo di Colline; Matteo Ferrara in quello di Benoit e Andrea Snarski in quello di Alcindoro, Lilla Lee (25-27/2-2-6-8-12/3) in alternanza con Serena Farnocchia (26/2-1-3-9-11-13/3) nel ruolo di Mimì, Ekaterina Sadovnikova (25-27/2-2-6-8-12/3) in alternanza con Beatriz Díaz (26/2-1-3-9-11-13/3) nel ruolo di Musetta; Luca Favaron (25-27/2-2-6-8-12/3) in alternanza con Carlo Mattiazzo (26/2-1-3-9-11-13/3) nel ruolo di Parpignol; Ciro Passilongo (25-27/2-2-6-8-12/3) in alternanza con Raffaele Pastore (26/2-1-3-9-11-13/3) nel ruolo del venditore ambulante; Salvatore Giacalone (25-27/2-2-6-8-12/3) in alternanza con Antonio Casagrande (26/2-1-3-9-11-13/3) nel ruolo del sergente dei doganieri; Franco Zanette (25-27/2-2-6-8-12/3) in alternanza con Nicola Nalesso (26/2-1-3-9-11-13/3) il doganiere.

L'opera sarà proposta in un nuovo allestimento della Fondazione Teatro La Fenice con la regia di Francesco Micheli, le scene di Edoardo Sanchi e i costumi di Silvia Aymonino.

La prima di venerdì 25 febbraio 2011, trasmessa in diretta Rai Radio3, sarà seguita da undici repliche, sabato 26 (turno C) e domenica 27 (turno B) alle 15.30, martedì 1, mercoledì 2 e giovedì 3 marzo (fuori abbonamento) alle 19.00, domenica 6 (fuori abbonamento) alle 15.30, martedì 8 (fuori abbonamento), mercoledì 9 (turno E) e venerdì 11 (turno D) alle 19.00, sabato 12 e domenica 13 (fuori abbonamento) alle 15.30.

Dopo l'affermazione ottenuta con Manon Lescaut (1893), il trentacinquenne Giacomo Puccini (1858-1924) prese in considerazione come soggetto per la sua opera successiva le Scènes de la vie de bohème di Henri Murger, un romanzo d'appendice pubblicato a puntate più di quarant'anni prima nella rivista parigina "Le corsaire Satan" (1845-1849), trasformato poi dallo stesso Murger e da Théodore Barrière in una pièce in 5 atti, rappresentata con successo nel 1849.
La stesura del nuovo libretto per Puccini fu affidata dall'editore Giulio Ricordi ai letterati Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, un binomio artistico destinato ad affiancare il compositore lucchese per più di un decennio, fino a Tosca (1900) e Madama Butterfly (1904). Rappresentata al Teatro Regio di Torino sotto la direzione del ventinovenne Arturo Toscanini il 1º febbraio 1896, La bohème fu accolta con perplessità dalla critica, ma incontrò nelle riprese un sempre crescente successo di pubblico, tanto da divenire una delle opere più popolari di tutti i tempi.

Il libretto, un affresco in cui si alternano momenti di vivacità, di intimità, di rimpianto per il tempo trascorso, di tristezza dolorosa, prevede sei personaggi principali: un quartetto di giovani amici (il poeta Rodolfo, il pittore Marcello, il musicista Schaunard, il filosofo Colline) e due fanciulle (Mimì, ricamatrice, e Musetta), tutti ricchi di simpatia e di entusiasmo quanto poveri di quattrini.
Il dramma si conclude con la morte per tisi di Mimì tra le braccia dell'amato Rodolfo dopo una separazione ricomposta in extremis; ma più che di una trama vera e propria si può parlare di un susseguirsi di situazioni liriche accomunate da un tema unitario, la celebrazione della giovinezza.

Anziché suddiviso in atti e scene, il libretto è organizzato in quattro quadri, all'interno dei quali non vi è la consueta divaricazione tra recitativo e versi lirici, bensì una versificazione mobilissima e flessibilmente asimmetrica, in grado di stimolare una sintassi musicale non periodica. Nella partituranon mancano accensioni liriche memorabili ("Che gelida manina") o pezzi riconducibili a forme chiuse ("Vecchia zimarra"), ma i suoi pregi più evidenti sono la creazione di un continuum sonoro modellato sulle specifiche esigenze drammatiche del soggetto e l'invenzione di un tessuto musicale fittissimo e cangiante ove l'uso delle reminiscenze collega instancabilmente presente e passato, felicità e dolore.
 
 
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