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» Recesione Opera Mosè in Egitto di Gioachino Rossini al Rossini Opera Festival

William Fratti, 26/08/2011

In breve:
Pesaro, 17/11/2011 - Mosè in Egitto, assieme all'edizione francese Moïse et Pharaon, è indiscutibilmente un'eccellente partitura, fortunatamente mai scomparsa dal repertorio dei grandi teatri, anche se poco spesso rappresentata.


Mosè in Egitto, assieme all'edizione francese Moïse et Pharaon, è indiscutibilmente un'eccellente partitura, fortunatamente mai scomparsa dal repertorio dei grandi teatri, anche se poco spesso rappresentata.

I momenti corali più intensi, come l'introduzione e il quintetto, il Coro e l'aria di Elcia nel finale secondo, o la preghiera dell'ultimo atto, lasciano chiaramente intendere il carattere tragico di questo Rossini, che stilisticamente si muove verso una grandeur sempre più accentuata, arrivando infine alla grand-opéra con quello che sarà il suo ultimo capolavoro teatrale.

Mosè in Egitto - Rossini Opera Festival 2011 con Riccardo Zanellato e Sonia GanassiIl Rossini Opera Festival affida a Graham Vick la messinscena dell'azione tragico sacra, che si esprime attraverso una nuova produzione dalle tinte particolarmente forti, con una trasposizione temporale attualissima e che ha lasciato sconvolto gran parte del pubblico, dove lo smarrimento è più che legittimo, mentre inadeguate sono le contestazioni, soprattutto se riferite ad un lavoro svolto così bene, accurato, minuziosamente studiato, con delle idee ben seguite e filologicamente corretto, nonostante lo spostamento temporale di tremilacinquecento anni.
Così per Graham Vick la tirannide egizia e la schiavitù ebraica si trasformano in fondamentalismo religioso e scena e vicenda sono cosparse di simboli e di fatti riconducibili al terrorismo islamico, agli attacchi israeliani, all'Afganistan, all'Iraq, alla Cecenia, a Guantanamo, a Gaza. È il terribile gioco degli oppressi e degli oppressori, delle vittime che si trasformano in carnefici.

Le scene e i costumi di Stuart Nunn, nonché le luci di Giuseppe di Iorio, coadiuvano alla perfezione il grande lavoro del regista inglese, fino ad arrivare alla caduta del muro, che sostituisce l'apertura delle acque del Mar Rosso.

Mosè in Egitto - Rossini Opera Festival 2011 con Riccardo Zanellato e Sonia GanassiRiccardo Zanellato debutta al ROF nel ruolo del protagonista, corretto nel canto e nell'interpretazione, ma non eccelle, mancando in parte dell'elasticità indispensabile per il repertorio rossiniano e dell'autorevolezza richiesta dal personaggio.

Sonia Ganassi è invece la vera protagonista dell'opera e nella parte di Elcia dona un valore aggiunto anche a quest'altro ruolo “Colbran”, eccellendo tecnicamente e dando un'interpretazione tanto intensa quanto realistica. La voce è rotonda e piena, soprattutto nei centri e nei piacevolissimi gravi, talvolta purtroppo un po' tirata negli acuti, soprattutto durante il duetto con OsirideParlar, spiegar non posso”. Al termine della splendida aria “Porgi la destra amata” e della recita, gli spettatori la salutano con una vera e propria ovazione.

Lo stesso vale per Alex Esposito, alla sua quinta partecipazione al ROF. Il basso bergamasco ha una voce dotata di duttilità ed estensione e grazie ad una tecnica particolarmente importante può essere considerato un riferimento per il repertorio del belcanto. Il fraseggio è particolarmente espressivo, l'interpretazione è sempre molto intensa ed emozionante e il personaggio di Faraone è reso con la giusta autorità e una buona carica passionale, soprattutto durante la cadenza dell'aria “Cade dal ciglio il velo”.

Mosè in Egitto - Rossini Opera Festival 2011 con Riccardo Zanellato e Sonia GanassiAl suo fianco è l'Amaltea di Olga Senderskaya, troppo giovane per possedere il giusto spessore richiesto dal ruolo, anche se riesce a mostrare alcune qualità che col tempo possono crescere. Dmitry Korchak veste i panni di Osiride con intensità e calore e dispiega le pagine dedicate al suo personaggio con le giuste abilità proprie della parte, anche se in taluni punti è chiaramente in difficoltà, soprattutto nelle zone più basse. Yijie Shi è un Aronne sempre preciso nella tecnica, dotato di voce chiara e morbida, ben proiettata ed impostata. Nonostante il ruolo non preveda arie e duetti, il tenore cinese sa farsi notare anche per raffinatezza ed è accolto molto calorosamente da tutto il pubblico.

Il bravo Enea Scala, nella parte di Mambre, ha purtroppo poco spazio per mostrare le sue qualità, che comunque vengono percepite e giustamente accolte. Lo stesso vale per Chiara Amarù nel ruolo di Amenofi.

Roberto Abbado forse non rispetta rigidamente i canoni rossiniani, ma è direttore abile, puntuale e preciso e il risultato ottenuto è certamente molto alto. Forse alcuni colori sono più romantici e passionali di quanto non dovrebbero essere, ma l'effetto ottenuto è più che positivo, emozionante nei grandi concertati del finale primo “All'etra, al ciel” e del finale secondo durante la cabaletta “È spento il caro bene”, toccante nel quintetto “Celeste man placata” e nel quartetto “Quale assalto! Qual cimento”, celestiale nella preghiera finale “Dal tuo stellato soglio”.

 
 
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