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Michele Campanella suona il pianoforte di Giacomo Puccini

gianmarco caselli, 02/10/2011

In breve:
E' stato Michele Campanella a suonare il pianoforte Steinway & Sons di Giacomo Puccini restaurato per la riapertura del museo casa natale del Maestro lucchese. Un concerto che si è tenuto il 10 settembre al Teatro del Giglio e che ha lasciato stupito il pubblico per le sonorità dello strumento grazie anche, ovviamente, alla sensibilità di Campanella.


E' stato Michele Campanella a suonare il pianoforte Steinway & Sons di Giacomo Puccini restaurato per la riapertura del museo casa natale del Maestro lucchese. Un concerto che si è tenuto il 10 settembre al Teatro del Giglio e che ha lasciato stupito il pubblico per le sonorità dello strumento grazie anche, ovviamente, alla sensibilità di Campanella.

In programma la Suite bergamasque e i Children's corner di Debussy, Prélude, Choral et Fugue di Franck, Doumka di Caikovskij e la Morte di Isotta di Wagner nella trascrizione di Liszt. Autori quindi vicini in un modo o nell'altro a Puccini. Già dal Clair de Lune della Suite bergamasque di Debussy, il pubblico ha potuto assaporare sonorità di una raffinatezza veramente unica calandosi in un'atmosfera sospesa che solo i capolavori eseguiti da grandi musicisti riescono a evocare.

Campanella da parte sua ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei nomi indiscussi dell'interpretazione pianistica che rimarrà nella storia: il suo tocco pulito, sensibile alle dinamiche e alle minime risonanze, è stato capace di immergere immediatamente il pubblico in una dimensione senza tempo.

Da sottolineare anche l'allestimento di Alessandro Sesti che ha posto il pianoforte, vero protagonista della serata, su una pedana rialzata sopra il pubblico dell'orchestra mentre immagini paesaggistiche scorrevano durante l'esecuzione.

Il Maestro Campanella ha rilasciato un'intervista per noi.

- Liszt è stato criticato in quanto spesso la sua musica è stata considerata esclusivamente virtuosistica; Puccini è stato criticato proprio per il contrario, di essere troppo superficiale, commerciale. Un destino curioso.
Non è vero, naturalmente: ci sono doppi fondi, intuizioni in entrambi i compositori. Proprio una particolarità di Puccini, ad esempio in Tosca, è che rimaniamo stupefatti dalla sapienza, dalla raffinatezza, dall'eleganza. Non è un facilone che cerca l'effetto per i rozzi. Si tratta invece di una capacità poetica utilizzata con sapienza. Puccini ha particolarità europee.

- Lei ha proposto un programma che tocca le varie sensibilità e tendenze musicali del periodo in cui operava Puccini. Si trattava di un fine-inizio secolo molto particolare: il vecchio viene spazzato via e si manifestano nuove energie. Cento anni dopo, siamo nella nostra epoca, è finito addirittura un millennio, ma la situazione è drammatica per quel che riguarda l'evoluzione. Come la spiega?
Ogni momento storico va visto dopo, alla luce di un pensare a distanza. Ora ci siamo dentro, non sappiamo come sarà ricordato e cosa trasmetterà. Possiamo valutare il passato, ma non il presente.

- Lo Steinway su cui lei ha suonato stasera era il pianoforte su cui Puccini ha composto, in particolare, la Turandot. Ha delle caratteristiche particolari?
Sono caratteristiche tipiche di uno strumento dell'epoca, è conservato bene e per questo è stato restaurato senza cambiare praticamente niente. E' un pianoforte che come modello è uno dei vertici del conseguimento artigianale dell'epoca.

- Scrivere musica su un tipo di strumento piuttosto che su un altro, a mio avviso influenza la composizione. Crede che questo pianoforte abbia trasmesso una parte della sua "anima" in Turandot?
Per i compositori per pianoforte sì, ma nel caso nostro credo di no. Il pianoforte per un compositore è un grande aiuto strumentale, ma sembra che Puccini avesse le composizioni nate nella testa direttamente come partitura orchestrale.

E' stato Roberto Valli a prendersi la grande responsabilità, e il grande onore, di restaurare il pianoforte Steinway di Puccini. Anche Valli ha sottolineato come lo strumento sia da affidare solo e unicamente a mani molto esperte.

- In cosa è consistita l'opera di restauro precisamente?
Il pianoforte è arrivato a noi in condizioni di avanzato degrado ma con tutte le sue parti originali: questo ci ha permesso, nel restauro conservativo, di avere la stessa immagine sonora, cioè con lo stesso identico suono che ascoltava Puccini. E' stata una grande fortuna, lo strumento non ha avuto interventi invasivi da parte di altri. Tutto quindi è originale: le corde, i feltri dei martelli ecc. Le uniche parti sostituite sono state due corde in acciaio, di cui una mancante da molto tempo; l'altra si è spezzata durante la fase di accordatura. Adesso ci aspetta la parte più difficile, la conservazione di tale patrimonio. Può essere utilizzato, ma esclusivamente da mani esperte: un Pianoforte di 110 anni richiede un approccio diverso, il suono, bellissimo e dolcissimo, la meccanica e la tastiera con pesi e reattività diverse e non per ultimo le corde che oltre al corpo sonoro sono le parti più stressate da forti tensioni e sollecitazioni.
Potrei dilungarmi molto rischiando di annoiarvi: vorrei concludere con l'augurio rivolto a musicisti ed appassionati di poterlo ascoltare. Lui vi prenderà per mano e vi accompagnerà in un'altra epoca.

 
 
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