Opera al cinema: business o cultura ad alta qualità? Desideriamo
sottoporre all'attenzione dei nostri lettori un fenomeno che si sta diffondendo
da alcuni anni e che sta portando al cinema e poi a teatro un numero elevato di
appassionati dell'opera lirica, ma non solo: l'opera lirica al cinema.
Fino a qualche anno fa poteva considerarsi un'operazione “dissacrante” per i
cultori dell'opera secondo i quali quest'arte è apprezzabile solo in teatro.
Oggi si sta rivelando invece un'opportunità e un'occasione unica per
poter assistere anche a spettacoli straordinari in scena in alcuni templi
mondiali della lirica che per molti, seppur appassionati, sarebbe
difficile poter apprezzare dal vivo.
Si pensi, per esempio, allo straordinario esperimento sbarcato quest'anno in
Italia realizzato da
Nexo
Digital: la programmazione del Metropolitan Opera di New
York in HD in diverse sale cinematografiche del nostro Paese.
L'idea è quella di fare uscire, attraverso l'utilizzo della tecnologia, la
musica colta dai suoi recinti naturali (il teatro), per farla sbarcare ovunque
possibile, cogliendo tutte le opportunità che essa può offrire per valorizzare
al meglio la nuova forma di spettacolo che si va a proporre.
Ciò che si vede sul grande
schermo non è una ripresa fissa e immobile, un'unica inquadratura immutabile: la regia è mossa, fatta di primi piani e movimenti di macchina. Diverse
telecamere sono puntate sul palco, sull'orchestra e sulla platea. Tutto questo
vivacizza la visione, e crea un ibrido fra una produzione per il teatro e una
pensata per il cinema.
La qualità del suono e dell'immagine sono curate al
massimo per valorizzare la messa in scena e per soddisfare l'orecchio fine del
melomane e l'occhio del pubblico cinematografico. Gli intermezzi fra i vari
atti sono riempiti da interviste nel “dietro le quinte” per vivere l'emozione
del foyer come a teatro.
Tra gli appassionati della grande musica, chi
sceglie di andare al cinema ha quindi l'occasione di assistere ad uno spettacolo
lirico-cinematografico da un teatro a chilometri e chilometri di distanza che è
tra i primi al mondo per l'alta qualità e il numero di produzioni realizzate.
Inoltre, un nuovo pubblico può venirsi a creare grazie ai bassi prezzi dei
biglietti, al valore culturale della proposta e al mezzo utilizzato (le sale
cinematografiche)… e tutto questo senza finanziamenti pubblici!
Sappiamo
bene, però, che se si vuole godere un momento culturale più aderente allo
spirito del teatro e cioè partecipazione emotiva con gli artisti e
coinvolgimento dello spettatore con la rappresentazione, questo al cinema non
può esserci perché manca l'”effetto presenza” e non lo può conoscere chi non
l'abbia provato e goduto almeno una volta.
Se amiamo la lirica siamo felici
di poterla seguire dovunque si possa, anche perché i collegamenti con i grandi
teatri danno agli appassionati l'opportunità di vedere quasi dal vivo i più
grandi interpreti del momento che nei teatri di provincia non si ha
l'opportunità ascoltare. Il cinema in questo senso rende maggiormente fruibile
nello spazio e a costi decisamente più economici, un'arte che diversamente
sarebbe difficile da avvicinare.
I vantaggi monetari però non sono solo per
il pubblico, ma anche per il teatro, perché il Met incamera una percentuale
sugli incassi di ogni cinema, quindi costituisce una fonte di entrate importante
per le casse delle fondazioni liriche che sono in perenne deficit. Come
dimostrano i dati e le considerazioni di Filippo Cavazzoni esposte nell'articolo
pubblicato su www.chicago-blog.it. “Innanzitutto il fatto stesso di trovare
una rendicontazione così puntuale sull'attività di un teatro è da noi cosa assai
rara (provate a cercare i bilanci delle nostre Fondazioni lirico-sinfoniche…).
Nel 2009 le entrate derivanti dall'attività del Met sono state pari a 153,8
milioni di dollari. Di questa cifra, 98 milioni provengono dal box office e 22
dagli accordi stipulati con i vari media (sale cinematografiche incluse). Sempre
nell'anno fiscale 2009, i contributi ricevuti sono stati pari a 127 milioni di
dollari. Di questi, 108 milioni riguardano contributi individuali di persone, 15
milioni da fondazioni e imprese private. Sapete invece quanti sono stati i
contributi pubblici totali? 3 milioni, ovvero il 2,36% del totale dei
contributi. Se sommiamo entrate “operative” e contributi (totale entrate: 280,8
milioni) i contributi pubblici pesano solamente per l'1,06%.
Proviamo a fare
velocemente un raffronto con la nostra principale istituzione in tale ambito: il
Teatro alla Scala di Milano. Prendiamo i dati dalla Relazione sull'utilizzo del
FUS (Fondo unico per lo spettacolo) del 2009. Totale contributi: 50 milioni di
euro. Totale contributi privati: 1,8 milioni. 48 milioni circa riguardano quindi
l'intervento di Stato, regione, provincia e comune. Rispetto al Met il rapporto
è completamente sbilanciato, se da una parte il peso del contributo pubblico,
sul totale dei contributi, è davvero minimo, nel caso della Scala è l'opposto:
sul totale dei contributi, quelli pubblici rappresentano la quasi totalità.
Un altro dato mi sembra molto interessante: quello delle alzate di sipario. Il
Met ne ha totalizzate 216 (anno 2009), mentre la Scala 117 (anno 2008). Se il
primo male di cui soffre la lirica in Italia è la mancanza di contributi privati
(si tratta di un settore ampiamente sussidiato), il secondo è rappresentato
dalla scarsa produttività: il costo del lavoro rispetto alle alzate di sipario è
troppo elevato.
La lezione che si può imparare da questa rapida e sommaria
comparazione è, a mio modo di vedere, evidente. Da una parte (Met) abbiamo un
teatro dinamico che inventa nuove forme per commercializzare e divulgare le
proprie produzioni; dall'altra (Scala) un teatro prestigioso e conosciuto a
livello internazionale che riposa sugli allori.
Se è vero che i costi di
produzione di un'opera lirica sono elevati, è anche vero che esistono gli
strumenti per aumentare i ricavi e ridurre il costo del lavoro. Sul primo punto,
il Met è la dimostrazione che la tecnologia può aiutare. Sul secondo punto, le
strade da percorrere sono diverse: se pensiamo alle nostre Fondazioni liriche la
ricetta potrebbe essere: più alzate di sipario, meno personale “stabile” e un
diverso contratto collettivo nazionale. I costi di produzione possono inoltre
essere mitigati da un incremento della domanda (a sua volta determinato, come
nel caso del Met, da una diversificazione dell'offerta).”
All'opera a teatro
o al cinema? Ovunque essa sia, auspicando anche che ce ne fosse di più anche
alla televisione e nelle scuole!
E voi, cari amici, cosa ne pensate?
Vi invitiamo a rispondere al sondaggio seguente. Scegliendo ogni risposta si visualizza immediatamente il grafico con il report dei voti complessivi, pertanto per poter votare la domanda successiva è necessario cliccare sul link: "Torna alla pagina precedente".
Nella prossima newsletter vi diremo i risultati e vi invitiamo anche a inserire i vostri commenti in fondo alla pagina!
Sondaggio: cosa ne pensi dell'opera vista al cinema?
Per gli amanti dell'opera è un'opportunità o una perdita d'identità di quest'arte?
Cosa apprezzi di più di questa iniziativa?
Le fondazioni liriche italiane devono cogliere questa opportunità per incrementare le proprie entrate?
Hai già assistito all'opera al cinema?
|