In breve: Proponiamo di seguito la testimonianza del basso Simone Alaimo: cantante in
carriera, che da qualche anno si sta dedicando anche all'insegnamento e che prossimamente terrà dei corsi di perfezionamento a Catania,
presso la Sicilia Opera Academy.
Non ci si improvvisa cantanti lirici: la professione del cantante dà
sicuramente molte soddisfazioni, ma dietro le quinte di chi fa carriera ci sono
tanti sacrifici, molte rinunce e la consapevolezza che non basta la voce per
poter essere un professionista del canto.
Proponiamo di seguito la testimonianza del basso Simone Alaimo: cantante in
carriera, che da qualche anno si sta dedicando anche all'insegnamento e che prossimamente terrà dei corsi di perfezionamento a Catania,
presso la Sicilia Opera Academy.
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Intervista a Simone Alaimo
(36 MB)
1) Maestro Simone Alaimo ci racconti un po' brevemente della sua
carriera, dei suoi inizi. Io sono figlio d'arte, perchè mia
madre era pianista, mio padre aveva un bel colore baritonale e hanno trasmesso
la passione e l'amore per la musica ai loro cinque figli. Ho fatto degli
studi umanistici: liceo classico e laurea in lettere moderne. A ventitre anni ho
iniziato a insegnare e dopo un anno e mezzo di professione qualcuno ha scoperto
che avevo una bella voce, musicalità, sapevo suonare il pianoforte. Ho fatto il
concorso per l'ammissione all'Accademia della Scala e lì ho iniziato il mio
percorso di studi triennale. Dopo il triennio ho vinto il primo Concorso Callas
nel 1980 indetto dalla Rai e da lì è partita la mia carriera, perchè sono stato
scritturato da subito nei teatri importanti: San Carlo di Napoli, Opera di Roma,
Festival della Valle d'Itria.
Io sono allievo del maestro Celletti, che curava il
Festival della Valle
d'Itria. Poi ho partecipato anche al Rossini Opera Festival di Pesaro e da lì
sono stato "coronato" basso rossiniano.
Il mio repertorio è oggi molto vario e vasto. Ho iniziato con Rossini, ho
cantato molto Mozart, Donizetti, Verdi. Mi son fatto le ossa con un
repertorio belcantista che ha consolidato la mia tecnica.
Con il maestro Celletti ho avviato il percorso tecnico che mi ha consentito
poi di fare un repertorio più impegnativo come il Poliuto di Donizetti, Simon
Boccanegra, Falstaff e Attila di Verdi. Io ho sempre studiato solo con il
maestro Celletti, il mio angelo custode. Consiglio anche ai miei allievi: dovete
avere un solo insegnante, perchè soprattutto all'inizio si creano degli
squilibri che non sono costruttivi.
2) Quand'è che si è sentito padrone della sua tecnica di canto?
Non ci si sente mai padroni della tecnica. L'esperienza ti può portare a dire
"ora sono pronto per affrontare determinate opere", ma padroni della tecnica non
ci si sente mai. Per esempio, io prima di affrontare Falstaff ho maturato quella
sicurezza tecnica che mi ha consentito poi di eseguirlo. Mentre lo studiavo ho
constatato che effettivamente era sostenibile per il livello di preparazione che avevo maturato e ciò mi ha dato un'ulteriore sicurezza. E', però, una sicurezza umile, perchè non bisogna essere "cavalli pazzi": tutto dev'essere
ponderato in base a ciò che si sa fare. Il mio maestro naturalmente mi ha aiutato,
perchè io temevo molto il ruolo di Falstaff, per le sue difficoltà tecniche e musicali,
ma il maestro Celletti mi disse: "Simo' io la conosco e le propongo Falstaff
perchè sono certo che la può fare. Ora tocca a lei credere in ciò che sa". La
sua fiducia ha rafforzato la mia: a quel punto sono diventato padrone della
tecnica che il maestro mi aveva insegnato. Dopo 35 anni di carriera, ancora
oggi studio con mia moglie, Vittoria Mazzoni, che è anche lei maestra
dell'Accademia che prende il mio nome e che cura la parte tecnica. Il mio
angelo custode attuale è mia moglie, è la maestra di tecnica dei nostri ragazzi
e quando devo studiare uno spartito nuovo lo studio con lei, perchè è anch'essa
della scuola Celletti. Ci siamo conosciuti durante gli studi e abbiamo
cantato insieme nel Festival della Valle d'Itria e ora viviamo l'un per l'altro
(con dei figli in mezzo).
3) Quanto è difficile la professione del cantante lirico?
Mia moglie cantava. Dopo il primo figlio abbiamo continuato entrambe, dopo il
secondo mia moglie ha detto: "Come facciamo? Io da una parte e tu da un'altra. E
i bambini?" Uno dei due ha dovuto cedere. Ha smesso lei, perchè io ero più in
carriera. Tutt'oggi io ne apprezzo il gesto con grande stima nei suoi
confronti, perchè ha fatto davvero un grande sacrificio in quanto aveva tutti i
requisiti per poter fare una buona professione.
E' difficile la professione del cantante. Bisogna lasciare la famiglia e gli
affetti per mesi e mesi. Finchè son piccoli, i bambini puoi portarli con te, ma
poi devono andare a scuola e non possono più seguirti e si è costretti a
rimanere lontani. La mia professione è stata facilitata dal fatto che mia
moglie conosceva quali erano gli ostacoli di questo lavoro e non si è mai
lamentata, ma non tutti hanno la fortuna di accompagnarsi a chi può comprendere
questi aspetti della nostra carriera.
Comunque è una professione che si può fare tranquillamente, infatti io sono oltre 35 anni che canto!
4) Immagino che anche i figli siano cresciuti in mezzo alla musica.
Si, hanno studiato musica tutti e tre, ma io non li ho mai incoraggiati e
infatti i due maschi non hanno assolutamente voluto cantare. Solo la ragazza ama
canticchiare, ma non la lirica. Probabilmente avranno sofferto questo andazzo di
vita che ci ha isolati l'un dall'altro. Credo che i miei figli abbiano sofferto
molto i miei viaggi.
5) Ora si dedica anche all'insegnamento. Si, io e
mia moglie abbiamo fondato l'Accademia Lirica Simone Alaimo a Palermo e poi
terrò i corsi a Catania presso Sicilia Opera Academy. Alcuni dei nostri
allievi hanno già intrapreso la professione in giro per il mondo e questo ci
rende felici. Noi non ne guadagnamo nulla e siamo davvero felici di veder
crescere i ragazzi talentuosi che seguono i nostri consigli. Io sono molto
onesto con chi studia con noi, perchè, senza offenderli, se comprendo che non ci
sono le basi lo dico loro sinceramente.
6) Quali sono le doti che deve avere un cantante? Celletti diceva: "Bisogna avere un poker d'assi per fare la carriera, e gli assi
sono:
la gestione della propria vita artistica (capire cosa è giusto fare e
cosa no e saper gestire le pubbliche relazioni con i direttori, gli agenti,
i registi, con l'insegnante),
la musicalità,
la teatralità, perchè noi non facciamo dischi, facciamo teatro, dobbiamo
interpretare dei personaggi,
la voce.
Non basta la voce, devono coesistere tutte e quattro le "carte".
Nell'Accademia noi cerchiamo di rafforzare tutte e quattro queste doti.
7) Era più difficile iniziare la professione ai suoi tempi o oggi?
Nella mia chiave di basso-baritono, ai miei tempi, c'erano grandissimi cantanti
come Enzo Dara, Montarsolo, Mariotti, Samuel Ramey. Era difficile per un
giovane emergere. Io ho iniziato la carriera grazie al concorso Callas, perchè
mi ha aperto le porte di teatri che io sognavo di calpestare. Ho avuto il
coraggio di osare e sono stato in grado di gestirmi, quindi sono riuscito a
iniziare la mia strada. Oggi purtroppo è difficile per altri motivi.
Allora c'era la meritocrazia e l'onestà del percepire il valore dei
giovani che meritavano da parte dei direttori artistici dei teatri. Oggi la meritocrazia non esiste più: vedo tanti giovani bravi,
che purtroppo devono fare la fila per poter cantare e gente indegna che invece
calpesta i palcoscenici di grandi teatri.
Purtroppo ci sono le agenzie che non hanno nemmeno la minima idea di quello
che dovrebbe fare davvero un'agenzia, cioè accompagnare il cantante nella sua
carriera, invece l'obiettivo dell'agente di oggi è solo il mero guadagno. Fanno
e disfano come vogliono, ma soprattutto fanno danni. E' più difficile per i
ragazzi validi farsi strada, perchè cantano cani e porci, basta che abbiano una
raccomandazione. Io sono stato nella commissione di numerosi concorsi e devo
dire che ho percepito la "sporcizia" che regnava. C'erano insegnanti che avevano
i loro allievi in concorso! Quando io ho iniziato il mio concorso, due anni
fa, il Primo Concorso Internazionale Il Bel Canto Simone Alaimo, essendo io
presidente, prima di iniziare la manifestazione, ho detto agli altri commissari:
"Desidero che il mio concorso sia pulito. Io stesso ho fatto concorsi di
canto e ho assistito ad altri in giuria, questo concorso dev'essere
meritocratico."
Diceva Celletti: "Le raccomandazioni servono a poco, perchè alle 9,00 di
sera, anche il raccomandato deve affrontare il palcoscenico e se non è bravo,
non va sicuramente avanti."
8) Com'è cambiato quindi il mondo dell'opera negli ultimi
trent'anni? E' cambiato in peggio. Quando ho iniziato io c'era
più sincerità.
9) Ho intervistato anche altri cantanti che ormai non sono più in
carriera e più volte mi hanno detto: "oggi non si tiene più conto della
tradizione e il teatro d'opera non è più come una volta, per questo il grande
pubblico deserta i teatri, perchè non si emozione più come una volta". Lei cosa
ne pensa? Sicuramente rispetto quanto hanno detto i miei
colleghi. Devo però capire meglio cosa si intende per "tradizione", perchè le
tradizioni musicali concordo che debbano essere rispettate. Il passato è la base
per costruire il presente. Se per tradizione si intende qualcos'altro, invece ho
qualche dubbio.
10) Forse si riferiscono alla perdita del fraseggio legato al
valore della parola. Si, in questo concordo. La Callas
lavorava sulla parola e cantava sulla parola. Faceva capire quello che voleva
dire e la gente si emozionava. Nel mio repertorio, quello rossiniano di
coloratura, invece si sentivano cose allucinanti, perchè non scandivano per
niente le agilità: anzichè fare le quartine, facevano solo una nota! Anche
nel passato quindi c'erano cose buone e meno buone. Nell'uno e nell'altro
non si può essere netti. Oggi il cantante è meno sensibile nel fraseggio, ma
è molto più consapevole musicalmente. Una volta i direttori d'orchestra nelle
prove di sala studiavano molto musicalmente con gli artisti. Oggi non c'è tempo
per fare tutto quel lavoro e ricercano quindi cantanti già preparati. Devo dire,
purtroppo, che gli stranieri sono più preparati di noi.
Abbiamo purtroppo dei conservatori che non funzionano, con insegnanti di
canto allucinanti. Alcuni addirittura non hanno mai cantato e pretendono di
insegnare agli altri! Oggi tutto si è spostato sul materialismo, purtroppo.
11) Cosa possiamo fare per diffondere la cultura musicale e la
cultura dell'opera lirica? Noi insegnanti possiamo prima di
tutto essere onesti con noi stessi, perchè dobbiamo sapere cosa dire agli altri,
ai poveri ragazzi che pendono dalle nostre labbra. Noi dobbiamo sapere dire le
cose sane, non insegnare solo per denaro. Un altro modo per promuovere la
cultura della lirica, dobbiamo portare i giovani all'opera e aiutare i giovani a
cantare nei teatri.
12) Qual è il peggior difetto e il miglior pregio di Simone
Alaimo? Dico sempre la verità in faccia: può essere sia un
difetto sia un pregio. Dicendo la verità purtroppo delle volte ne ho pagato
le conseguenze, d'altro canto, dicendo il vero, chi lo sa apprezzare lo
considera una virtù.
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