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Recensione - L'amor mugnaio: giardino di delizie

Daniele Rubboli, 16/10/2007

In breve:
Dopo la recita per le scuole di mercoledì 10 ottobre, giovedì 11 il Teatro Municipale di Piacenza, pressoché al gran completo, ha salutato con giusto entusiasmo la prima riproposta in tempi moderni dell'intermezzo giocoso “L'amor mugnaio” di Giuseppe Nicolini.


Massima autorità tra i musicisti piacentini, Nicolini, al quale è intitolato il Conservatorio, ha lasciato più musica che cronache della sua vita.

Nato a Piacenza il 29 gennaio 1762, qui morì il 18 dicembre 1842.
Cresciuto musicalmente alla scuola napoletana del conservatorio di Sant'Onofrio, dove l'aveva collocato suo padre Omobono, maestro di cappella a Piacenza, è tra i musicisti italiani che per vivere non devono varcare i confini.
Sostituirà infatti il padre come maestro di cappella nella sua città natale (1819) e i suoi 45 lavori teatrali seri o giocosi tengono cartellone a Roma e a Milano, a Firenze e a Venezia, come in vari teatri d'Europa. Attivo anche come autore di musica sacra, Nicolini si ritrova a fare da apripista al genio di Gioachino Rossini nel nuovo gusto di far teatro accogliendo le idee che dilagarono in tutto l'Occidente dopo la Rivoluzione Francese.

L'amor mugnaio”, testo di Giuseppe Foppa rimaneggiato da Cosimo Mazzini, ed oggi trascritto e revisionato anche nella partitura da Mauro Sironi, andò in scena nella primavera del 1794 al Teatro Sant'Agostino di Genova con il titolo “I Mulinari”, poi modificato nelle successive rappresentazioni che fecero la fortuna di questa partitura.

In quella occasione di Nicolini andò in scena anche “Il principe spazzacamino” assieme a “Il burbero di buon cuore” di Vicente Martin Soler.

In contemporanea Nicolò Paganini tenne il suo primo concerto il 26 maggio nella Chiesa di San Filippo a Genova.

Per l'autore piacentino non fu un inserimento di poco conto visto che nei teatri genovesi, in quella stagione, vennero messi in scena “Il matrimonio segreto” di Cimarosa, “La frascatana” di Giovanni Paisiello, “La notte imbrogliata” di Luigi Piccinni. Una sorta di festa grande della scuola napoletana, cui si aggiunse “Pigmalione” del genovese Francesco Gnecco.

Piacenza ha avuto l'intelligenza di realizzare questa riproposta unendo le forze di enti locali, conservatorio, banca della città che hanno consentito si sollecitasse la curiosità pubblica grazie all'”ingresso libero”.

Teatro Municipale di Piacenza
Lo spettacolo così offerto è una sorta di giardino delle delizie dove finalmente l'utilizzo di immagini in movimento dà vitalità alla scena facilitando la lettura del racconto, con la bellezza delle riprese appositamente realizzate dal nobile obiettivo di Paolo Guglielmetti.

Sonia Grandis, coadiuvata per i costumi – semplici ma efficaci - da Daniela Casati Fava e da Laura Villi per i perfetti, utilissimi movimenti scenici, ha firmato la regia di uno spettacolo che sarebbe scandaloso non riproporre in teatro e non consegnare alla storia con un DVD. Un CD sarebbe assolutamente insufficiente per onorare la memoria di Nicolini che ha bisogno sia testimoniato proprio quello che poteva accadere sui palcoscenici che ospitavano la sua musica.

Una musica di grande piacevolezza che Fabrio Dorsi, con l'orchestra sinfonicaA. Zanella” ha riletto con la giusta eleganza e leggerezza, non priva di appropriate ironie, che erano i sapori delle farse musicali, o intermezzi che dir si voglia, del passaggio tra ‘700 e ‘800.

Puntualissimo e autorevole il supporto al cembalo dell'ottimo Vito Lombardi coadiuvato con altro cembalo da Enrico Fasoli.

Il baritono Davide Rocca ha portato in scena tutta la sua esperienza nel teatro giocoso, resuscitando un divertente Bartolone marito di una Lauretta (figlia in arte di Zerlina) che ha goduto della grinta scenica di una bella specialista di questo repertorio come il soprano Patrizia Zanardi.

Armidoro (fratello in miniatura di Don Giovanni) ha avuto la gradevole voce e la buona esperienza nella musica barocca del tenore Manuel Pierattelli, mentre l'ex flautista Francesca Lanza ha confermato la sua maturità artistica ben calandosi nei panni della quasi-tradita Lisaura (“cuginetta” della mozartiana Donna Anna).

Con loro assolutamente importanti i baritoni Lee Won Jun (minaccioso Pippo) e Matteo Mazzoli (adeguatamente impacciato Cibandola).

Con un gesto di non giustificata generosità si è voluto dar campo vocale anche ad un personaggio che in origine non esisteva o, al più, aveva come interprete un mimo: la servetta affidata a Raffaella Montini che a prologo intona un'aria appiccata come un francobollo dal “Geloso Sincerato” di Giuseppe Nicolini.
Se ne raccomanda il taglio nella edizione CD o DVD per la storia.

 
 
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