Forse questo articolo agli “appassionati” lettori di Liricamente sembrerà
fuori luogo, eppure vorremmo comunque proporre una riflessione su un tema che ci
coinvolge tutti quanti direttamente.
Non so voi, cari amici, ma io provo un risentimento (pari quasi ad un'offesa
personale) ogni volta in cui sento dei “profani” ridicolizzare capolavori
operistici affermando frasi infelici quali “… sta per morire, eppure ha
voglia ancora di cantare…” schernendo così Gilda, Violetta,
Mimì, Leonora,… e in generale tutti i gli amati protagonisti di
splendidi melodrammi.
Il paradosso è che, quando davvero ci sarebbe da ridere all'opera, gli stessi “profani”
rimangono stupiti o, peggio, del tutto indifferenti e sono incapaci di accennare
un sorriso di fronte all'astuzia di Figaro, alla genialità di
Dulcamara, alla goffaggine di Falstaff…, insomma, a tutte le
simpatiche scene tipiche dell'opera buffa o delle commedie liriche!!!
Fin dall'inizio della sua storia l'opera fu al centro di dibattiti di
intellettuali schierati a favore o contro questa forma d'arte.
Naturalmente chi era avverso ridicolizzava la bizzarra idea di sentire messi in
musica atteggiamenti tipici della vita quotidiana.
Relativamente ai primi spettacoli lirici in Inghilterra The Spectator,
celebre giornale considerato uno dei primi esempi di giornalismo moderno fondato
da Joseph Addison (1672 – 1719), riferì “La gente è sorpresa a udire i
capitani cantare i loro comandi e le gentildonne mandare messaggi in musica. Il
nostro campagnolo non può trattenersi dal ridere sentendo un innamorato intonare
il suo biglietto galante, e addirittura sentir messa in musica l'iscrizione di
una lapide”.
Ma ci sono due modi di ridere: il primo è ridere all'opera, perché si
viene coinvolti dalla trama, il secondo è ridere dell'opera
perché… non la si conosce!
In genere l'uomo, quando non capisce qualcosa, tende a ridicolizzarlo: capita
spesso, per esempio, che si rida di costumi tipici di altri popoli,
semplicemente perché sono lontani dal nostro modo di vedere, non ne si conosce
il significato, quindi si tende a sminuirne il valore.
È un dato di fatto che l'opera lirica sia poco nota al cittadino medio ed è il
genere meno praticato e compreso.
Anche nei Conservatori, se si fa eccezione per
gli allievi di canto, la maggior parte degli altri studenti ha una scarsissima
cultura operistica.
Non parliamo delle altre scuole…
Nella formazione di un bambino si dà importanza
alla lettura di poesie di Dante, Leopardi, Foscolo, Pascoli,
Ungaretti, Montale,
si fa visita ai musei per vedere le opere d'arte, perché è importante che
culturalmente, intellettualmente, economicamente, affettivamente il piccolo uomo cresca con
quel patrimonio di valori ereditato dalle generazioni che ci hanno preceduto.
Purtroppo non è ancora chiaro che l'opera lirica è uno di questi valori!!!
L'opera non è di facile comprensione: bisogna impegnarsi e costruirsi un
bagaglio culturale per poterla comprendere, ma soprattutto bisogna imparare ad
ascoltare!!!
Saper ascoltare è una dote che caratterizza gli uomini saggi!!!
“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”
Dante - Divina Commedia, Inferno - Canto XXVI |