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Recensione dell'opera Madama Butterfly di Giacomo Puccini andata in scena al Teatro Nuovo di Salsomaggiore

William Fratti, 12/10/2012

In breve:
La Butterfly di Salsomaggiore Terme si rivela un allestimento di indubbia originalità, grazie alla regia di Paolo Panizza ed alla direzione di Massimo Alessio Taddia.


 

Il Teatro Nuovo di Salsomaggiore Terme, dopo i fortunati allestimenti di La traviata, Rigoletto e L’Elisir d’amore firmati da Paolo Panizza, si vuole riconfermare come luogo di produzione e ospita il lavoro di messinscena di Madama Butterfly a cura del noto regista veronese, con la collaborazione di Leigh Holman del College of Music della University of Colorado Boulder, aprendo un paio di prove antegenerali al pubblico salsese.

L’allestimento, pur nella sua essenzialità, si fa apprezzare per l’eleganza – compresi i validi costumi di Valerio Maggioni e il bel trucco di Mirella Ranzani – e per la particolarità di avere l’orchestra in palcoscenico ed in costume di scena, amalgamata con il resto dello spettacolo. Vi è una pedana principale su cui si sviluppa la vicenda e altre pedane che permettono ai cantanti di andare in mezzo ai musicisti e di fondersi con l’elemento musicale. Le belle luci contribuiscono enormemente a mutare gli effetti scenici. Nell’accattivante visione del regista, come sempre maestro di gestualità, che ha voluto la riduzione orchestrale di Ettore Panizza, autorizzata dallo stesso Puccini. Cio-Cio-San, dopo il matrimonio, si è subito occidentalizzata, anche nell’abito e nell’acconciatura e compare così trasformata già all’inizio del secondo atto. In questa interpretazione, il figlio che concepisce con Pinkerton è soltanto frutto della sua immaginazione, che Butterfly accudisce in una carrozzina. Pertanto l’aria finale “Tu, tu, piccolo Iddio”, in cui si rivolge al bambino immaginario, diviene così una sorta di scena della pazzia. La fragilità mentale della protagonista è già evidente durante il coro a bocca chiusa, quando Cio-Cio-San ha un incubo, circondata da apparizioni spettrali, e rivede il suicidio del padre.

Patrizia Bicciré, nei panni della protagonista, durante la prova di sabato 15 settembre, non mostra un grande volume di voce, ma un canto molto preciso e buona interpretazione e resa del personaggio, con evidente esperienza alle spalle. Domenica 16 settembre le vesti di Butterfly sono invece state  indossate da Ji Won Yeo, adatta alla parte per tessitura vocale e presenza scenica perfetta. Mostra qualche piccola imperfezione, probabilmente dovuta all’emozione ed è ancora un po’ acerba, ma ha sicuramente delle buone potenzialità.

Stefano La Colla è un Pinkerton con bella voce e volume ragguardevole. In alcuni momenti rari si lascia andare a qualche eccesso, ma nel complesso la prestazione è efficace.

Paolo Rumetz è un Sharpless autorevole e sicuro, tanto nelle capacità interpretative, quanto nella resa vocale. È indiscutibilmente un ottimo attore.

Adeguati gli altri interpreti, a partire dalla Suzuki di Serena Pasqualini, cui si affiancano Carlo Giacchetta, Graziano Dalla Valle e Luca Gallo nei ruoli di Goro, Yamadori e lo Zio Bonzo.

Buona la prova dell’Orchestra Lirica Emiliana, a cui si può perdonare qualche leggero sbandamento, dovuto al fatto che si tratta ancora di una prova, guidata dalla bacchetta di Massimo Alessio Taddia. Lo stesso vale per il valente Coro dell’Opera di Parma diretto da Emiliano Esposito.

 

 

 
 
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