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Recensione dell'opera Don Giovanni di W.A. Mozart dal Maggio fiorentino

gianmarco caselli, 02/03/2013

In breve:
Don Giovanni al maggio diretto sapientemente da Zubin Metha, resa del cast alterno, con interpreti d'eccellenza come De Candia e la Auyanet


Il personaggio di Don Giovanni continua ad affascinare nella sua complessa attualità, e il Comunale di Firenze si riempie per l'opera di Mozart e Da Ponte in scena dal 3 al 10 febbraio per il cartellone del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. L'Orchestra del Maggio e Zubin Mehta che la dirige, sono impeccabili sotto tutti i punti di vista; l'allestimento scenografico di Maurizio Balò è essenziale con la particolarità che l'orchestra è incassata nel palco il quale si prolunga verso la platea con una sorta di balaustra sulla quale si muovono talvolta i vari personaggi. L'Orchestra, sotto la bacchetta sapiente di Mehta, esce così con un suono piacevolmente ovattato: strumentisti e direttore a livelli veramente alti e invidiabili e che Firenze farebbe bene a preservare.

Un allestimento che nel suo complesso ha privilegiato, soprattutto nella regia di Lorenzo Mariani, la dimensione "giocosa" del Don Giovanni: una lettura inserita nel più naturale contesto Settecentesco in cui venne concepita l'opera, ma che lascia l'amaro in bocca ai tanti che sono abituati a una lettura del Don Giovanni dai toni più cupi e tenebrosi cui siamo stati indirizzati dal Romanticismo in poi. Evidente questa scelta anche nel finale: luci rosse sullo sfondo con le ombre che appaiono enormi, evocano i demoni, tuttavia Don Giovanni non viene risucchiato dall'inferno ma fugge attraverso la platea deludendo le aspettative, spegnendo e quasi ridicolizzando la partecipazione emotiva dello spettatore. Discutibile, registicamente, anche il duello iniziale fra il Commendatore e Don Giovanni che viene trasformato in una scazzottata e l'estremo "spezzettamento" fra le scene del primo atto. 

Ottimo il Leporello di Roberto de Candia che è il vero collante fra i vari personaggi: bravo nell'interpretazione canora anche grazie a una dizione molto curata, perfetta l'intesa attoriale con il pubblico in un sapiente gioco di sguardi e ammiccamenti. Yolanda Auyanet nei panni di Donna Anna, ci offre l'interpretazione più mozartiana di tutti i personaggi di questo allestimento trascinando gli altri personaggi nel proprio dramma.

Alessandro Luongo offre un Don Giovanni fresco, si muove bene nella partitura e interagisce ottimamente con i personaggi ma forse è penalizzato da una regia che lo spinge a compiere azioni talvolta fuori luogo. Il Commendatore di Stephen Milling è forse il Commendatore che tutti si aspettano di vedere: maestoso e con una voce tonante che sembra uscire dai più profondi recessi della terra.

Paolo Fanale nei panni di Don Ottavio stupisce in "Dalla sua pace" con una interpretazione che sottolinea le varie sfumature senza enfasi eccessive, mentre la Donna Elvira di Caitlin Hulcup risulta a tratti poco incisiva, forse a causa di una lettura del personaggio in chiave quasi isterica. Il Masetto di Nicolò Ayroldi e la Zerlina di Marina Comparato se la intendono alla grande: Ayroldi è ottimo nelle vesti di un Masetto arrabbiato e ottuso, mentre la Comparato sfodera il meglio di sé nelle parti più maliziose, quasi fosse un Don Giovanni mancato al femminile.

 
 
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