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Recensione dell'opera Falstaff di Giuseppe Verdi dall'Opernhaus di Zurigo

William Fratti, 22/05/2013

In breve:
Per la ripresa dello spettacolo di Sven-Eric Bechtolf dell'ultimo capolavoro del genio di Verdi, la Opernhaus Zürich si avvale ancora dell'abilità di Ambrogio Maestri nel ruolo del protagonista.


 

L' “enorme Falstaff” sembra cucito addosso al baritono pavese, non solo per lo phisyque du rôle, ma anche per la sapienza con cui sa rendere ogni singolo passaggio del terribile ruolo verdiano. Ciò che più colpisce, nell'interpretazione di Maestri, è l'espressività del fraseggio, la gamma delle sfumature e dei colori, la quantità del volume e la dote di una comicità esilarante ma raffinata, mai eccessiva. La resa vocale è eccellente in “Mondo ladro” e molto buona, seppur non troppo pulita, nel resto dell'opera dove, in diversi recitativi, l'artista perde di morbidezza nell'uso dei piani, delle mezze voci e dei falsetti.

Elena Mosuc debutta il ruolo di Alice e lo fa con la sua consueta attenzione alla purezza del suono, distinguendosi per una tecnica di ferro oltre che per i piacevolissimi passaggi lirici. Va però notato che la sua vocalità, proveniente dal repertorio di coloratura, possiede uno spessore meno accentuato rispetto alle tradizionali esigenze della parte.

Massimo Cavalletti torna al ruolo di Ford con grande consapevolezza, mostrando la luminosità brillante della sua voce, dotata di squillo e ottima proiezione. L'interpretazione intensa e pressoché perfetta di “È sogno o realtà”, in cui si prodiga nell'uso di espressivi accenti verdiani, è davvero emozionante.

Sen Guo è una Nannetta efficacissima, dotata di vocalità molto luminosa e che resta tale anche nei numerosi pianissimi, davvero piacevoli. L'affianca l'altrettanto lucente canto del Fenton di Javier Camarena, che sa distinguersi anche per la resa di un personaggio appositamente innamorato ed impacciato.

Yvonne Naef è dotata di un bellissimo timbro scuro e brunito, ma va notata una certa imperfezione nei legati, che rendono la sua esecuzione poco omogenea. Resta il fatto che la sua Quickly è davvero sopraffina e presumibilmente non si potrebbe interpretare meglio.

Anche la Meg di Judith Schmid si mostra per la sua vocalità particolarmente profonda e per un personaggio ben riuscito.

Michael Laurenz lascia un indelebile segno della sua presenza anche attraverso il breve ruolo di Cajus. La voce è brillante, le mezze voci sono ben eseguite, la recitazione è puntuale. Andrebbe riascoltato in un ruolo comprensivo di cantabili.

Un po' meno efficaci sono Martin Zysset e Dimitri Pkhaladze nei ruolo di Bardolfo e Pistola.

La direzione di Nello Santi, che si merita le ovazioni ricevute al termine della serata, è precisa, morbida, ben accentuata, anche se sfortunatamente l'orchestra non lo segue così esattamente come dovrebbe. Appena sufficiente è la prova del coro diretto da Ernst Raffelsberger.

Eccellente la resa complessiva dello spettacolo firmato da Sven-Eric Bechtolf, che pur avvalendosi di un allestimento semplicissimo sa interpretare ogni singola nota della partitura verdiana. Le scene sono di Ulrich Senn, i costumi di Marianne Glittenberg, le luci di Jürgen Hoffmann.

 

 
 
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