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A PISA PRIMA MONDIALE DE IL GHETTO - VARSAVIA 1943

Maria Valeria Della Mea, 19/11/2014

In breve:
Per la prima volta in scena il dramma lirico del compositore Giancarlo Colombini su libretto di Dino Borlone. Unica opera sulla Shoah, ambientata nel Ghetto di Varsavia, alla vigilia della sua distruzione. Dirige Gianluca Martinenghi, regia di Ferenc Anger


Fiore all'occhiello della Stagione Lirica pisana, debutta sabato sera (22 novembre, ore 20.30) al Teatro Verdi, in prima esecuzione mondiale, “IL GHETTO - VARSAVIA 1943”, seconda recita domenica 23 alle ore 16.

Creazione del compositore Giancarlo Colombini (Milano, 5 novembre 1906 - Roma, 23 gennaio 1991) che, per questa come per le altre sue opere successive, lavorò in piena e totale sintonia col librettista Dino Borlone, Il Ghetto è l'unica opera lirica che tratti della Shoah, e in particolare degli ultimi momenti della Resistenza degli ebrei polacchi a Varsavia nel 1943. Si caratterizza per la musica travolgente, cupa, penetrante, ma anche passionale ed estatica, in un flusso senza soluzione di continuità, di estrema purezza stilistica, e per il libretto dal linguaggio incisivo, vero, privo di enfasi, con essa strettamente intessuto. Un unicum di alto valore artistico, storico ed etico che fu segnalato e premiato da Herbert von Karajan con targa d'argento, nel 1970, al Concorso Internazionale “Guido Valcarenghi”.

Sul podio, il Mº Gianluca Martinenghi, direttore di grandi capacità e affidabilità; la regia è di Ferenc Anger, regista ungherese di solida formazione musicale e teatrale, direttore artistico del Teatro dell'Opera di Budapest.

L'idea de “Il Ghetto” nasce in Giancarlo Colombini negli anni '60 quando, conclusa la composizione dell'opera Starez, inizia a pensare a un nuovo soggetto da mettere in musica. Due le fonti di ispirazione: da un lato, la volontà convinta di scrivere un'opera che condannasse l'antisemitismo, gli orrori dell'ultima guerra, i crimini contro l'umanità (è di quegli anni il processo di Gerusalemme contro Adolf Eichmann), dall'altro la consapevolezza che il teatro lirico stesse vivendo un progressivo e apparentemente inesorabile allontanamento di buona parte degli spettatori, sia per quello che egli riteneva un eccesso di intellettualismo dei nuovi linguaggi musicali (di formazione verista, era stato uno dei pochissimi allievi di Pietro Mascagni), sia per i contenuti privi di valori vivi e universalmente riconoscibili.

La vicenda è ambientata a Varsavia tra il pomeriggio del 15 maggio 1943 e l'alba del 16 maggio, giorno in cui il capo della polizia tedesca Stroop annunciò l'avvenuta distruzione del Ghetto. Sono gli ultimi momenti della resistenza ebraica a Varsavia. In una cucina sventrata dalla guerra,otto persone (Sara e Marek col piccolo Michele, Justa e Isacco, Feri – membro della polizia ebraica del Ghetto – e il vecchio Samuele, padre di Justa e Feri) vivono le loro ultime ore, mentre fuori, in una piazza ormai spettrale, uomini, donne e bambini si muovono come ombre, tragici bersagli della barbara violenza delle SS. Tutto si fa estremo: la paura, la fame, il tradimento, la follia, l'amore, la volontà di fuga, e, al contrario, la ferma determinazione a restare per combattere e morire con dignità, perché non si dica che "siamo morti come cani", e per dire al mondo che "un uomo è un uomo".

Il cast vede il tenore Gianni Mongiardino e il soprano Marina Shevchenko rispettivamente nei ruoli di Isacco e di Justa; il baritono Italo Proferisce e il mezzo soprano Laura Brioli nei ruoli di Marek e di Sara; il basso Veio Torcigliani è Samuele, il tenore Gianni Coletta è Feri; completano il cast i tenori Antonio Pannunzio, Vladimir Reutov e il baritono Francesco Baiocchi.

Scene e costumi di Giacomo Callari, che per la scenografia si è ispirato al bozzetto originario disegnato da Dino Borlone; disegno luci di Michele Della Mea; assistente alla regia Lorenzo Maria Mucci.
Orchestra Arché, Coro Laboratorio Lirico San Nicola diretto da Stefano Barandoni.

A Pisa l'opera verrà presentata nella revisione per riduzione dell'organico orchestrale del Mº Luigi Pecchia, la partitura originaria infatti ha un organico orchestrale molto vasto che non potrebbe essere accolta nel golfo mistico nel Teatro Verdi. «Il criterio fondamentale – spiega lo stesso Mº Pecchia - è stato quello di togliere, ad esempio, alcuni strumenti di “raddoppio” nei vari registri del grave, medio e acuto dell'orchestra. … Ovviamente tutto ciò che è stato tolto è stato attentamente compensato con nuove e coerenti soluzioni strumentali. Con serenità posso dire che, nella mia revisione, non manca nulla del Mº Colombini. La compagine orchestrale è solamente disposta in modo un po' più “espressionista” e meno “tardo-romantico”».

Dopo la Prima pisana, martedì 25 novembre, alle ore 15.30, si parlerà ancora “Il Ghetto” con un incontro al Dipartimento SAGAS dell'Università di Firenze (Aula Battilani, via di Santa Reparata, 65). Interverranno: Marcello Lippi (direttore artistico Teatro Verdi di Pisa), Silvia Colombini (soprano e autrice delle pagine critiche sull'opera), Luigi Pecchia (revisore per riduzione dell'organico orchestrale della partitura originale), Maurizio Agamennone e Mila de Santis.
Biglietti per l'opera ancora disponibili al Botteghino del Teatro Verdi; fra le riduzioni, il 50% per gli under26 e gli studenti dell'Università di Pisa.
Per maggiori informazioni tel 050 941 111 e


www.teatrodipisa.pi.it

A Giancarlo Colombini è dedicato un sito ricco di informazioni e di foto: www. giancarlocolombini.org

 
 
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