Fiore all'occhiello della Stagione Lirica pisana, debutta sabato sera
(22 novembre, ore 20.30) al Teatro Verdi, in prima esecuzione mondiale,
“IL GHETTO - VARSAVIA 1943”, seconda recita domenica 23 alle
ore 16.
Creazione del compositore Giancarlo Colombini (Milano, 5
novembre 1906 - Roma, 23 gennaio 1991) che, per questa come per le altre sue
opere successive, lavorò in piena e totale sintonia col librettista Dino
Borlone, Il Ghetto è l'unica opera lirica che tratti della Shoah, e in
particolare degli ultimi momenti della Resistenza degli ebrei polacchi a
Varsavia nel 1943. Si caratterizza per la musica travolgente, cupa, penetrante,
ma anche passionale ed estatica, in un flusso senza soluzione di continuità, di
estrema purezza stilistica, e per il libretto dal linguaggio incisivo, vero,
privo di enfasi, con essa strettamente intessuto. Un unicum di alto valore
artistico, storico ed etico che fu segnalato e premiato da Herbert von Karajan
con targa d'argento, nel 1970, al Concorso Internazionale “Guido Valcarenghi”.
Sul podio, il Mº Gianluca Martinenghi, direttore di grandi
capacità e affidabilità; la regia è di Ferenc Anger, regista ungherese di solida
formazione musicale e teatrale, direttore artistico del Teatro dell'Opera di
Budapest.
L'idea de “Il Ghetto” nasce in Giancarlo Colombini negli anni '60 quando,
conclusa la composizione dell'opera Starez, inizia a pensare a un nuovo soggetto
da mettere in musica. Due le fonti di ispirazione: da un lato, la volontà
convinta di scrivere un'opera che condannasse l'antisemitismo, gli orrori
dell'ultima guerra, i crimini contro l'umanità (è di quegli anni il processo di
Gerusalemme contro Adolf Eichmann), dall'altro la consapevolezza che il teatro
lirico stesse vivendo un progressivo e apparentemente inesorabile allontanamento
di buona parte degli spettatori, sia per quello che egli riteneva un eccesso di
intellettualismo dei nuovi linguaggi musicali (di formazione verista, era stato
uno dei pochissimi allievi di Pietro Mascagni), sia per i contenuti privi di
valori vivi e universalmente riconoscibili.
La vicenda è ambientata a Varsavia tra il pomeriggio del 15 maggio 1943 e
l'alba del 16 maggio, giorno in cui il capo della polizia tedesca Stroop
annunciò l'avvenuta distruzione del Ghetto. Sono gli ultimi momenti della
resistenza ebraica a Varsavia. In una cucina sventrata dalla guerra,otto persone
(Sara e Marek col piccolo Michele, Justa e Isacco, Feri – membro della polizia
ebraica del Ghetto – e il vecchio Samuele, padre di Justa e Feri) vivono le loro
ultime ore, mentre fuori, in una piazza ormai spettrale, uomini, donne e bambini
si muovono come ombre, tragici bersagli della barbara violenza delle SS. Tutto
si fa estremo: la paura, la fame, il tradimento, la follia, l'amore, la volontà
di fuga, e, al contrario, la ferma determinazione a restare per combattere e
morire con dignità, perché non si dica che "siamo morti come cani", e per dire
al mondo che "un uomo è un uomo".
Il cast vede il tenore Gianni Mongiardino e il soprano
Marina Shevchenko rispettivamente nei ruoli di Isacco
e di Justa; il baritono Italo Proferisce e il mezzo
soprano Laura Brioli nei ruoli di Marek e di Sara;
il basso Veio Torcigliani è Samuele, il tenore
Gianni Coletta è Feri; completano il cast i tenori
Antonio Pannunzio, Vladimir Reutov e il baritono Francesco
Baiocchi.
Scene e costumi di Giacomo Callari, che per la scenografia
si è ispirato al bozzetto originario disegnato da Dino Borlone;
disegno luci di Michele Della Mea; assistente alla regia
Lorenzo Maria Mucci. Orchestra Arché, Coro
Laboratorio Lirico San Nicola diretto da Stefano Barandoni.
A Pisa l'opera verrà presentata nella revisione per riduzione dell'organico
orchestrale del Mº Luigi Pecchia, la partitura originaria
infatti ha un organico orchestrale molto vasto che non potrebbe essere accolta
nel golfo mistico nel Teatro Verdi. «Il criterio fondamentale – spiega
lo stesso Mº Pecchia - è stato quello di togliere, ad esempio, alcuni
strumenti di “raddoppio” nei vari registri del grave, medio e acuto
dell'orchestra. … Ovviamente tutto ciò che è stato tolto è stato attentamente
compensato con nuove e coerenti soluzioni strumentali. Con serenità posso dire
che, nella mia revisione, non manca nulla del Mº Colombini. La compagine
orchestrale è solamente disposta in modo un po' più “espressionista” e meno
“tardo-romantico”».
Dopo la Prima pisana, martedì 25 novembre, alle ore 15.30, si parlerà ancora
“Il Ghetto” con un incontro al Dipartimento SAGAS dell'Università di Firenze
(Aula Battilani, via di Santa Reparata, 65). Interverranno: Marcello Lippi
(direttore artistico Teatro Verdi di Pisa), Silvia Colombini (soprano e autrice
delle pagine critiche sull'opera), Luigi Pecchia (revisore per riduzione
dell'organico orchestrale della partitura originale), Maurizio Agamennone e Mila
de Santis. Biglietti per l'opera ancora disponibili al Botteghino del Teatro
Verdi; fra le riduzioni, il 50% per gli under26 e gli studenti dell'Università
di Pisa. Per maggiori informazioni tel 050 941 111 e
www.teatrodipisa.pi.it
A Giancarlo Colombini è dedicato un sito ricco di
informazioni e di foto: www. giancarlocolombini.org
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