In breve: Più che scrivere noi un ricordo su Giuseppe Di Stefano lasciamo l'ultima parola all'artista... che sia di stimolo e insegnamento per tutti i giovani cantanti.
Muore a Milano, il tenore GIUSEPPE DI STEFANO, nato a Sant'Anastasia
(CT) il 24 luglio 1921.
Per rendere omaggio a questo grande Tenore dalla vocalità tanto comunicativa e
generosa, vorremmo riportare il suo pensiero circa l'arte del Canto.
Come diceva questo grande interprete, per l'arte del canto occorrono due
strumenti: La voce e l'espressione, poiché l'arte del canto consiste proprio
nel colorire la parola con espressione, dominando il proprio strumento
naturale… la Voce.
“Questo strumento, di sicuro è il più delicato, poiché lo portiamo con noi e
magari lo usiamo ventiquattro ore su ventiquattro; poiché subisce l'influsso
della nostra psiche, delle nostre emozioni ed è condizionato da un numero
incalcolabile di cose, ed anche esposto a mille malanni.”
“Quello che ho imparato subito, è la possibilità di sdoppiarmi in scena:
cantavo ma avevo la capacità di ascoltarmi e giudicarmi, come Caruso che, dopo
ogni recita, scriveva dietro l'assegno relativo: bene, benino, benone, male….
Modestia e autocritica sono le armi migliori di un cantante.”
“Col talento per cantare si nasce, e lo si sente subito. Ma c'è un principio
preciso: anche le voci importanti, all'inizio, devono attenersi al repertorio
“classico”; ognuno deve conoscere la propria voce ed il modo più naturale per
produrla: ognuno deve cantare il proprio repertorio poi, piano piano, lo
estenderà.”
“Oltre alla sicurezza del proprio strumento, occorre una vocazione al teatro. Un
personaggio non si può spiegare, lo si deve sentire nella musica e nelle parole;
la tecnica di oggi è monocolore mentre la voce è come un viso: i cantanti di
oggi spesso non hanno viso e quando esci da teatro, ti chiedi che opera era. A
questo punto, qualche parola sul diaframma, che è la base su cui si fonda la
sicurezza della voce e, in definitiva, la sicurezza del cantante. Direi che, di
tutta la tecnica del canto, questo è l'unico argomento che esula dalla
sensibilità artistica e che si può insegnare. Il diaframma è quel muscolo che
separa i polmoni dallo stomaco e dagli intestini; gli antichi affermavano che è
la sede della vita “
“Viviamo in un'epoca fanaticamente teorica, nella quale scienza e tecnica
sono diventate una religione a spese dell'arte e dell'artista: intuizione,
capacità di creare sensazioni, istinto sembrano cose remote, del passato. Per
quanto mi riguarda, ho offerto di me l'immagine che piaceva a me, e che ai
critici non piaceva. A me piace l'artista dotato, piace scherzare, prendere
tutto con ironia, per questo ho alimentato l'immagine dell'artista nato,
scanzonato e indisciplinato e credo che questo sia piaciuto al pubblico;
l'artista deve andare davanti al pubblico e piacergli; non può essere pieno di
prosopopea, tutto costruito, deve far dimenticare l'aridità della scienza e
della tecnica.”
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