» Recensione opera La Bohème di Puccini - Festival Puccini Torre del LagoSilvia Cosentino, 19/08/2009 | In breve:
14/08/2009 - Il Festival Pucciniano torrelaghese ha proposto la
quinta replica de La Bohème firmata da Maurizio Scaparro, allestimento ormai storico del festival. | |
| Quinta replica, venerdì 14 agosto, per La Bohème firmata da
Maurizio Scaparro: da sei anni in cartellone a Torre del Lago, il
fortunato allestimento è giocato sui toni naïf delle scenografie di
Jean-Michael Folon.
 Su una grande tavolozza di pittore inclinata verso la platea si svolge la
storia dell'allegra compagnia di Rodolfo e del suo amore per Mimì.
Pochi gli elementi sul palco: cavalletti e dipinti, sgabelli e una chaise
longue ricreano la fredda soffitta dei quattro amici, mentre il Café
Momus è suggerito da tavoli dalle tovaglie colorate; un cancello, un albero
stilizzato e il profilo di una locanda per la Barriera d'Enfer. Tutto ciò
è realizzato con toni accesi e decorazioni vivaci che, sebbene ingentiliti dalle
luci soffuse di Davide Ronchieri (riprese da Jean Paul Caradori) e
appropriati nel secondo atto, entrano in contrasto con il senso di fredda
desolazione presente in molti momenti dell'opera. Sullo sfondo, un grande
cavalletto sostiene una tela su cui vengono proiettati i tetti innevati di
Parigi e paesaggi di varia natura, tratteggiati dalla riconoscibile mano di
Folon, nonché ritratti e opere d'importanti esponenti della pittura come
Modigliani: in particolare nel primo atto, queste immagini scorrono fin troppo
velocemente, distogliendo lo sguardo dello spettatore dall'azione principale.
Da sottolineare la freschezza degli interpreti maschili, disinvolti nel
rendere la vivacità dei momenti d'insieme: particolarmente piacevole la
performance del baritono Massimiliano Valleggi (Marcello), sicuro
nella calda emissione canora ed efficace nel passaggio dalle atmosfere gioiose a
quelle più drammatiche. Reggono bene il gioco il baritono Alessandro Luongo
(Schaunard) e il basso Paolo Pecchioli (Colline), che offre
una Vecchia Zimarra intensa e potente; vocalmente sottotono, debole
seppur corretta, l'esibizione del tenore Gianluca Terranova, Rodolfo
divertente, ma poco carismatico.
Meritati applausi per gli splendidi timbri femminili: Cristina Barbieri
veste i panni di una Mimì romantica e delicata, mentre Silvia Dalla
Benetta è una Musetta travolgente e spassosa. Per solisti e Coro
(seguito da Stefano Visconti) si riscontrano difficoltà nel seguire la
bacchetta di Giuseppe Acquaviva, sul podio dell'Orchestra del Festival
Puccini, così come risulta traballante l'esibizione del Coro delle voci
bianche, diretto da Susanna Altemura.
Uno spettacolo convincente soprattutto grazie alle scelte registiche e alla
pertinenza interpretativa dei cantanti, ma che lascia scettici per quanto
riguarda l'apparato scenografico, lontano dalle atmosfere che la musica vuole
suggerire, malgrado l'autorevole firma.
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