Personaggi
-
Don Giovanni (basso) giovane cavaliere estremamente
licenzioso
- Donna Anna (soprano) dama figlia del
Commendatore e promessa sposa di Don Ottavio
- Don Ottavio (tenore) promesso
sposo di Donna Anna
- Il Commendatore (basso) padre
di Donna Anna
- Donna Elvira (soprano), dama di Burgos,
abbandonata da Don Giovanni
- Leporello (basso), servo di Don
Giovanni
- Masetto (basso), contadino
- Zerlina (soprano), promessa
sposa di Masetto
- Coro di servi, contadini e contadine
Una leggenda, che trae origini dai ricordi non sempre affidabili della moglie Konstanze, tramanda che l'ouverture del
Don Giovanni venne scritta da
Mozart in fretta e furia, la notte che precedeva la prova generale dello spettacolo.
Benché sia ben noto che Mozart, quando scriveva, solitamente non faceva che affidare alla carta una composizione già perfettamente compiuta nella mente: la quasi totale assenza di correzioni sugli autografi sta a provarlo.
Il soggetto della nuova opera pare sia stato suggerito da
Lorenzo Da Ponte, che dopo il successo de
Le nozze di
Figaro venne naturalmente richiamato a collaborare con
Mozart.
Dopo qualche rinvio, il Don Giovanni andò in scena il 29 ottobre
a Praga, «accolto con il più vivo entusiasmo», come scrisse Mozart all'amico
Gottfried von Jacquin. L'opera restò in cartellone per molte settimane, e
ottenne sul ‘Prager Oberpostamtzeitung' una recensione più che lusinghiera.
L'anno dopo, il 7 maggio 1788, il Don Giovanni fu rappresentato al Burgtheater
di Vienna, su espresso desiderio dell'imperatore Giuseppe II.
Don Giovanni gode, fra tutti i titoli mozartiani, del privilegio piuttosto raro
di aver avuto una vita scenica ininterrotta: l'Ottocento romantico la ebbe a
considerare addirittura l'opera per eccellenza, e la mitizzò affiancandola al
Faust di Goethe fra le sue bibbie.
Atto primo È notte, nel giardino antistante la casa di
Donna Anna. Leporello passeggia annoiato in attesa del padrone, che si è introdotto mascherato in casa di
Donna Anna per farla sua (introduzione “
Notte e giorno faticar”). La tentata violenza però non riesce:
Anna insegue il cavaliere cercando di scoprirne l'identità e viene poi soccorsa dal padre, il
Commendatore, che sfida
Don Giovanni a duello rimanendone mortalmente ferito. Compiuto il misfatto,
Don Giovanni e
Leporello fuggono. Rientra
Donna Anna con un manipolo di servitori e scopre il cadavere del padre.
Assistita da
Don Ottavio,
Anna fa giurare a quest'ultimo di compiere le sue vendette (duetto “F
uggi, crudele, fuggi”). Frattanto
Don Giovanni s'appresta a nuove conquiste: scorge di lontano una fanciulla tutta sola e le si avvicina, ma scopre con raccapriccio che è
Donna Elvira, una nobile dama da lui sedotta e abbandonata pochi giorni prima (aria “
Ah chi mi dice mai”). Ella va cercando disperata d'amore il libertino, e nello scorgerlo chiede ragione del suo comportamento: imbarazzato,
Don Giovanni lascia al confuso
Leporello il compito di giustificarlo, e quindi fugge.
Il servo non può far altro che spiegare a
Donna Elvira la natura del suo padrone, e le dà un significativo cenno del catalogo delle sue conquiste (“
Madamina, il catalogo è questo”). Elvira non si dà comunque per vinta. Poco oltre, un gruppo di contadini festeggiano le nozze di
Zerlina e
Masetto.
Don Giovanni immediatamente si accinge alla seduzione della sposina, e spedisce il recalcitrante
Masetto a casa sua in compagnia di
Leporello (“
Ho capito, signor sì”): restato solo con
Zerlina, la invita a seguirlo e le promette di sposarla (“
Là ci darem la mano”). La giovane contadina sembra acconsentire quando sopraggiunge
Donna Elvira, che la mette in guardia dalle arti malefiche di
Don Giovanni
e la porta via con sé.
Sopraggiungono poi
Donna Anna e Don Ottavio, che chiedono a
Don Giovanni di assisterli nella ricerca dell'empio uccisore del
Commendatore. Ancora una volta, però,
Donna Elvira esorta la nobile coppia a diffidare del cavaliere (quartetto “
Non ti fidar, o misera”), che per contro accusa la donna di pazzia. Rimasta sola con
Don Ottavio, Anna trasalisce: dalla voce ha riconosciuto in
Don Giovanni l'assassino di suo padre, e spinge quindi
Ottavio a far giustizia (“
Or sai chi l'onore” e aria di
Don Ottavio per l'edizione viennese “
Dalla sua pace”).
Leporello racconta a
Don Giovanni come abbia allontanato
Donna Elvira
e condotto con sé
Zerlina alla festa che il padrone gli ha comandato d'organizzare. Compiaciuto,
Don Giovanni esprime la sua volontà d'allungare in quella notte la lista delle sue conquiste (“
Fin ch'han dal vino”). Nel giardino del palazzo di
Don Giovanni, Zerlina cerca di far pace con
Masetto (“
Batti, batti bel Masetto”). Al giungere del cavaliere,
Masetto si nasconde per verificare la fedeltà della moglie, ma è subito scoperto;
Don Giovanni li invita allora al ballo. Dal balcone, intanto,
Leporello scorge tre persone in maschera e invita anche costoro alla festa a nome del padrone. Si tratta in realtà di
Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio, accorsi per sorprendere il reprobo.
Don Giovanni li accoglie inneggiando alla libertà, mentre iniziano le danze. Il cavaliere balla una contraddanza con
Zerlina e cerca di trarla i disparte per approfittarne.
Zerlina però urla fuori scena e tutti si precipitano in suo soccorso.
Don Giovanni cerca allora di scaricare la colpa della tentata violenza su
Leporello, ma le tre maschere, rivelando la propria identità lo accusano apertamente di tutti i suoi delitti e si fanno avanti per arrestarlo: il dissoluto riesce tuttavia a fuggire (finale “
Presto presto, pria ch'ei venga”).
Atto secondo Sul far della sera, in una strada vicino a casa di
Donna Elvira, Leporello cerca di prendere le distanze dal padrone accusandolo d'empietà (duetto “
Eh via buffone”);
Don Giovanni lo tacita con un'offerta di danaro, e impone poi al servo di scambiare con lui gli abiti, in modo da permettergli di far la corte alla cameriera di
Donna Elvira, mentre
Leporello, con gli abiti del cavaliere dovrà tenere occupata la dama.
Elvira s'affaccia al balcone e cade nel tranello, pensando che
Don Giovanni
si sia ravveduto. S'allontana allora con
Leporello travestito, mentre
Don Giovanni si pone sotto la finestra a far al serenata al suo nuovo oggetto di desiderio (canzonetta “
Deh vieni alla finestra”).
Sopraggiunge però
Masetto che, in compagnia d'altri villici, dà la caccia a
Don Giovanni per trucidarlo. Il cavaliere, approfittando del suo travestimento da
Leporello, non si fa riconoscere e riesce abilmente a disperdere il gruppo. Rimasto solo con
Masetto, lo copre di botte.
I lamenti del contadino attirano allora l'attenzione di
Zerlina, che soccorre il marito (“
Vedrai carino”). Frattanto,
Leporello non sa più come reggere il confronto con
Donna Elvira e cerca di fuggire: in breve si trova però circondato da
Donna Anna, Don Ottavio, Zerlina e Masetto, i quali, credendolo
Don Giovanni, vorrebbero giustiziarlo (sestetto “
Sola sola in buio loco”). Allora
Leporello svela la propria identità e riesce a dileguarsi.
Don Ottavio comunica a tutti la sua intenzione di consegnare
Don Giovanni alla giustizia, e prega gli amici di prendersi cura della sua fidanzata (“
Il mio tesoro intanto”).
Elvira rimane sola ed esprime l'amarezza e la confusione del suo animo, oscillante fra amore e desiderio di vendetta (aria per l'edizione di Vienna “
Mi tradì quell'alma ingrata”). È ormai notte fonda, e
Don Giovanni s'è rifugiato nel cimitero, dove attende
Leporello. Quando quest'ultimo arriva,
Don Giovanni ride sonoramente al racconto delle sue disavventure. La risata è però interrotta da una voce minacciosa: «
Di rider finirai pria dell'aurora». Essa proviene dalla statua funebre del
Commendatore.
Resosi conto del'evento miracoloso,
Don Giovanni non si fa intimorire, e sfida le potenze dell'al di là imponendo a
Leporello, terrorizzato, d'invitare a cena la statua parlante (duetto “
O statua gentilissima”): l'invito è accettato.
In casa di
Donna Anna, Don Ottavio cerca di convincerla ad affrettare le nozze, ma ella lo prega d'aspettare che la vendetta su
Don Giovanni sia compiuta.
Tutto è pronto per la cena nel palazzo di
Don Giovanni (finale secondo “
Già la mensa è preparata”). Il cavaliere, desinando, si fa intrattenere da un'orchestra di fiati che gli suona un pezzo dell'opera ? Una cosa rara di MartÃn y Soler, quindi l'aria “
Come un agnello”,
Fra i due litiganti il terzo gode di Giuseppe Sarti, e infine l'aria del ‘
farfallone amoroso' dalle Nozze di Figaro :
Leporello commenta «
Questa poi la conosco purtroppo...». Irrompe
Donna Elvira, e tenta disperatamente d'ottenere il pentimento di
Don Giovanni, ma viene solo derisa. Nell'allontanarsi, grida terrorizzata fuori scena.
Il libertino ordina allora al servo d'andare a veder cosa è stato.
Leporello grida a sua volta e rientra pallido come un morto: alla porta del palazzo c'è la statua del
Commendatore.
Don Giovanni intima allora d'aprire e fronteggia a testa alta lo straordinario convitato. È la statua che questa volta invita
Don Giovanni a cena, e chiede la sua mano in pegno; senza lasciarsi intimorire, il cavaliere gliela porge impavido. La stretta è fatale: pur prigioniero di quella mano gelida,
Don Giovanni rifiuta di pentirsi e sprofonda quindi in un abisso di fiamme infernali. Troppo tardi giungono gli altri personaggi:
Leporello li informa che il Cielo ha già fatto giustizia; loro non resta che cantare la morale del dramma.
Libretto
Leggi il libretto dell'opera Don Giovanni di Wolfgang
Amadeus Mozart in formato pdf