Personaggi
- Maria Stuarda (soprano) regina di Scozia
- Elisabetta (soprano, spesso interpretata da
mezzosoprano) regina d'Inghilterra
- Anna Kennedy (mezzosoprano) giovane vedova, natura subita, impaziente di contraddizione, ma schietta e affettuosa
- Roberto Leicester (tenore) conte innamorato
di Maria Stuarda e conteso da Elisabetta
- Giorgio Talbot (basso)
- Lord Guglielmo Cecil (basso) Gran Tesoriere
- Un araldo (tenore)
- Cavalieri, dame d'onore, familiari di Maria, guardie
reali, paggi, cortigiani, cacciatori, soldati di Forteringa, sceriffo ed
ufficiali di Giustizia (coro)
Introduzione
Melodramma in 3 atti di Gaetano Donizetti, su libretto di Giuseppe
Bardari tratto dalla tragedia omonima di F. Schiller nella traduzione
italiana di A. Maffei.
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 30 dicembre 1835
L'opera ebbe una genesi complessa: era prevista per Napoli, ma venne proibita
in extremis perchè Borbone non gradiva melodrammi tragici nelle serate di gala,
ci fu poi un ritardo dell'opera, prevista per il 6 luglio, ma fu rinviata più volte poichè il libretto venne censurato a causa del
giovane e inesperto librettista (Bardari all'epoca era diciassettenne, studente
di legge!). Un altro
motivo fu la zuffa tra le due prime donne, Giuseppina Ronzi de Beignis e
Anna del Sere (nei ruoli di Maria ed Elisabetta), venute
alle mani nella scena dello scontro delle due regine, insultandosi tra di loro
pesantemente, tant'è che la de Beignis l'accusò di essere la favorita del
compositore. Donizetti, ormai stufo dei litigi, replicò: "Io non
proteggo nessuna di voi due, ma due p... erano quelle (Elisabetta e Maria) e due
p... siete voi due e pose fine alle eventuali liti tra le due".
L'opera arrivò al debutto un anno dopo, con una non proprio in forma Maria
Malibran nel ruolo di Maria Stuarda. Sebbene la censura le imponesse
di non cantare la parte in cui Maria insulta Elisabetta, la
Malibran la cantò comunque. L'opera venne proibita dopo sole sei recite, e
riadattata ad un altro libretto, Buondelmonte, eseguita Napoli. Fu
ripresa solo nel 1865.
Trama
ATTO I
Inghilterra, Palazzo di Westminster, seconda metà del secolo XVI
Elisabetta annuncia le sue nozze future col re di Francia, per
poter rafforzare il regno. Essa è allegra, e Talbot approfitta della sua
contentezza per affrontare un argomento delicato: Maria Stuarda.
Talbot e Leicester chiedono alla regina la liberazione della povera
scozzese, detenuta a Fotheringay in un castello in mezzo al bosco, con l'accusa
di alto tradimento.
Cecil, il gran tesoriere, invece esorta la regina a non aver pietà.
La regina è dubbiosa: ella sa che Maria ama l'uomo amato anche da lei
stessa: Roberto Leicester.
Lo stesso Leicester si incontra con Talbot, che gli consegna un
foglio: è da parte di Maria, a cui Talbot è andato appena fare
visita. La regina, insospettita, riesce ad ottenere il foglio, e lo legge. Con
furore, afferma che andrà subito alla prigione dove Maria Stuarda è
reclusa per parlarle.
ATTO II
Nel parco di Fotheringay Maria, reclusa nel castello, rimpiange il suo
passato e rievoca i bei momenti vissuti in Francia da bambina con la nutrice
Anna. La sua tranquillità viene turbata dai suoni delle trombe da caccia.
Giunge Leicester, in avanscoperta che spiega a Maria che la caccia
è una scusa per Elisabetta per venire a vederla. Roberto la esorta
a rimanere calma dinnanzi alla Regina: con una atto di sottomissione
potrà riottenere la libertà.
Giungo Elisabetta e il suo seguito tra cui Talbot e Cecil, il gran
tesoriere e principale ispiratore del partito che vuole morta la Stuarda.
Elisabetta rimprovera a una prostrata Maria di essere stata
infedele alla corona inglese insinua che sia stata prodiga di favori verso
Leicester per ottenere il suo appoggio.
Maria, all'inizio supplichevole, e poi insultata con disprezzo da
Elisabetta, al colmo del furore, la copre d'insulti spregevoli.
Elisabetta, infuriata più che mai, la fa arrestare, promettendole la scure.
Maria si sente come liberata da un incubo, Leicester, Talbot e Anna,
dama di compagnia di Maria, sono afflitti. Cecil e i cortigiani
gridano il loro sostegno alla sovrana offesa.
ATTO III
Elisabetta, nei suoi appartamenti, è indecisa se ordinare la condanna a morte
della Stuarda. Cecil convince Elisabetta a firmare la condanna a morte di Maria.
L'arrivo di Leicester fa accendere in lei la gelosia, e le preghiere
dell'amato non riescono a farla smuovere dal suo proposito, anzi, ottiene di
esacerbarla ancora di più: per suo volere, egli dovrà assistere all'esecuzione.
Nel castello, Maria teme che la regina si vendichi su Leicester, e
in quel momento giungono Talbot e Cecil, a confermarle la
condanna. Maria rifiuta di essere confessata da un prete protestante,
essendo cattolica, come le offre Cecil. Rimasta sola con Talbot,
chiede di essere confessata da un prete cattolico. Talbot rivela di essere prete
cattolico, la confessa, e le assolve i peccati.
Maria sta per essere decapitata: i familiari, Anna, Leicester
e Talbot l'attendono per vederla l'ultima volta (Vedeste? - Vedemmo), mentre
Cecil si rallegra per l'imminente uccisione della rivale di Elisabetta.
Maria appare vestita a lutto con la corona in testa attesa da Anna
e i servi. Implora Leicester di non imprecare ancora contro la condanna,
e gli chiede di perdonare, di non serbare rancore e di vederla morire. Scoppiano
tre colpi di cannone, segno dell'avvio alla condanna: ma Maria si avvia
serenamente al supplizio.
Brani celebri
- Sinfonia
- Quando all'ara scorgemi cavatina di
Elisabetta
- Era d'amor l'immagine duetto tra Roberto
e Elisabetta
- O nube, che lieve...nella pace del mesto
riposo cavatina di Maria
- Da tutti abbandonata duetto tra Maria e
Roberto
- Morta al mondo...figlia impura di Bolena
scena "del confronto" tra Elisabetta e Maria
- D'una sorella, o barbara duetto tra
Elisabetta e Roberto
- Oh, mio buon Talbot duetto "della
confessione" tra Talbot e Maria
- Ah se un giorno da queste ritorte
cabaletta finale di Maria
Libretto
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